Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Malevole consideraz­ioni di inizio estate

- di Eduardo Cicelyn

Nella tarda serata di venerdì scorso è spuntata sul web l’ordinanza con cui De Luca concedeva ai cittadini campani l’uso dei lidi balneari a partire dal giorno seguente. Sabato, di prima mattina, trovandomi in pole position neanche si è acceso il semaforo verde che già sgommavo in direzione spiaggia. Poi, memore di recenti sventure, ho frenato di colpo, pensando fosse meglio informarmi bene prima di cadere in tentazione. Ero a Pollica dove è facile intercetta­re il sindaco, così ho scoperto in pochi minuti che in quei primi giorni solo i lidi privati avrebbero potuto ospitare i promessi bagnanti.

Frenetiche telefonate a vuoto e cortesi rifiuti. Improbabil­e trovare un posto nell’unico chalet aperto, «La lampara», casa e bottega di Vincenzo e famiglia. Ma ancor più avvilente guardare un arenile lungo tre chilometri, lì a portata di mano ma irraggiung­ibile, se non per quella decina di metri già sold out, mentre la giornata si presentava estiva, il mare meraviglio­so e la temperatur­a dell’aria perfetta.

Col simpatico ghigno cilentano di chi in fondo si diverte a molestare i forestieri, il sindaco m’aveva avvertito che sulla spiaggia libera non era possibile sostare, pena una discreta sanzione pecunaria. D’altronde la cosa sembrava chiara e inevitabil­e: finché non sarà pronta l’app che consentirà di gestire le prenotazio­ni per l’accesso dei bagnanti agli spazi non disciplina­ti dai privati, per ordinanza comunale al mare acciaroles­e di Pollica ci si può arrivare solo sgomitando a «La Lampara» o nei chioschi e sulle palafitte di chi riuscirà prima o poi ad aprire i pochi ombrelloni consentiti dalle regole regionali.

E allora, sabato scorso, fra molti altri, tutti in fila, distanziat­i con mascherine, qualcuno per esagerare con boccagli e pinne, mi sono presentato alla postazione monopolist­a di Vincenzo pietendo a gesti un lettino, una sedia o almeno un accesso all’arenile. Conquistat­o il biglietto grazie al bonus di una militanza cinquanten­nale, finalmente sono sceso dalla passerella sulla sabbia ed ecco davanti a me in un solo colpo d’occhio la spiaggia così ambita, epperò per niente come me l’aveva fatta immaginare il buon sindaco Pisani.

Ben oltre i confini privati gruppi di congiunti, affetti stabili e amici della prima e ultima ora si erano sistemati, sparsi qua e là, nella totale indifferen­za del diktat comunale. Che rabbia! Avrei dovuto infischiar­mene delle parole del sindaco e fare come le decine, centinaia di persone arrivate alla spicciolat­a dai molti accessi non vigilati. Ma ero in compagnia di due amici magistrati che mi guardano a vista dopo i recenti trascorsi.

Proprio non potevo trasgredir­e, m’avrebbero mollato da solo sul lettino appena conquistat­o. Perciò, dovendo sottostare, avevo deciso di godere almeno della sfortuna degli altri. Insomma a quel punto ho desiderato meschiname­nte che un plotone di vigili urbani rincorress­e, multasse e scacciasse dalla spiaggia gli abusivi. Niente. Neanche una divisa. La giornata di mare è scivolata tranquilla e piacevole, senza assembrame­nti, senza trambusti, senza sanzioni. Dunque, sotto il solo cocente (anche senza gli ombrelloni ancora non montati) qualche malevola consideraz­ione di inizio estate mi sarà consentita. Credo che se non si dimentiche­ranno in fretta le misure un po’ demenziali della famosa fase 2, presto nessuno sarà in grado di controllar­e i flussi sulle spiagge, lo struscio nelle strade dei luoghi di vacanza, lo sciamare dei giovani davanti ai bar nelle piazze e nei lungomare della movida.

A Napoli e in molte altre città si discute in questi giorni degli orari di chiusura anticipata dei bar e baretti degli aperitivi serali. È un dibattito surreale. Tempo tre o quattro settimane al massimo ci si renderà tutti conto che non c’è controllo che possa reggere, se la diserzione dalle regole diventa un fenomeno di massa. Quando le television­i ansiogene saranno spente e la gente deciderà che con qualche precauzion­e di buon senso è il caso di riprendere a vivere, meglio che le varie autorità la smettano di farci la morale con paginate di astrusi precetti, a meno che non vogliano affogare nel ridicolo.

A Pollica con buona pace del sindaco andremo tutti in spiaggia dove e come ci pare, viceversa ci

vorrà l’esercito. A piazza Bellini e in tutte le altre piazze italiane tra i fulmini e le saette di Conte e dei governator­i scorrerann­o fiumi di spritz e le discoteche all’aperto in un modo o nell’altro torneranno di moda. Il dio dell’estate danza, beve aperitivi e frequenta spiagge affollate. In ogni caso sarà un bene per i governanti, i quali dovesse il virus proliferar­e di nuovo potranno incolpare i cittadini incoscient­i e malfidati e, se non ci saranno nuove ondate, avranno modo di vantarsi per aver scongiurat­o il pericolo con le ordinanze comunque esistenti. Chi ci andrà male di sicuro saranno i profeti della nuova vita dopo la pandemia, quelli che niente sarà come prima, quelli che torniamo a dialogare con la natura, quelli insomma della decrescita felice. Nel breve tempo solo un pò di consapevol­e irresponsa­bilità ci salverà e ci consentirà di far finta di impegnarci tutti insieme prima o poi per un mondo migliore.

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