Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Malevole considerazioni di inizio estate
Nella tarda serata di venerdì scorso è spuntata sul web l’ordinanza con cui De Luca concedeva ai cittadini campani l’uso dei lidi balneari a partire dal giorno seguente. Sabato, di prima mattina, trovandomi in pole position neanche si è acceso il semaforo verde che già sgommavo in direzione spiaggia. Poi, memore di recenti sventure, ho frenato di colpo, pensando fosse meglio informarmi bene prima di cadere in tentazione. Ero a Pollica dove è facile intercettare il sindaco, così ho scoperto in pochi minuti che in quei primi giorni solo i lidi privati avrebbero potuto ospitare i promessi bagnanti.
Frenetiche telefonate a vuoto e cortesi rifiuti. Improbabile trovare un posto nell’unico chalet aperto, «La lampara», casa e bottega di Vincenzo e famiglia. Ma ancor più avvilente guardare un arenile lungo tre chilometri, lì a portata di mano ma irraggiungibile, se non per quella decina di metri già sold out, mentre la giornata si presentava estiva, il mare meraviglioso e la temperatura dell’aria perfetta.
Col simpatico ghigno cilentano di chi in fondo si diverte a molestare i forestieri, il sindaco m’aveva avvertito che sulla spiaggia libera non era possibile sostare, pena una discreta sanzione pecunaria. D’altronde la cosa sembrava chiara e inevitabile: finché non sarà pronta l’app che consentirà di gestire le prenotazioni per l’accesso dei bagnanti agli spazi non disciplinati dai privati, per ordinanza comunale al mare acciarolese di Pollica ci si può arrivare solo sgomitando a «La Lampara» o nei chioschi e sulle palafitte di chi riuscirà prima o poi ad aprire i pochi ombrelloni consentiti dalle regole regionali.
E allora, sabato scorso, fra molti altri, tutti in fila, distanziati con mascherine, qualcuno per esagerare con boccagli e pinne, mi sono presentato alla postazione monopolista di Vincenzo pietendo a gesti un lettino, una sedia o almeno un accesso all’arenile. Conquistato il biglietto grazie al bonus di una militanza cinquantennale, finalmente sono sceso dalla passerella sulla sabbia ed ecco davanti a me in un solo colpo d’occhio la spiaggia così ambita, epperò per niente come me l’aveva fatta immaginare il buon sindaco Pisani.
Ben oltre i confini privati gruppi di congiunti, affetti stabili e amici della prima e ultima ora si erano sistemati, sparsi qua e là, nella totale indifferenza del diktat comunale. Che rabbia! Avrei dovuto infischiarmene delle parole del sindaco e fare come le decine, centinaia di persone arrivate alla spicciolata dai molti accessi non vigilati. Ma ero in compagnia di due amici magistrati che mi guardano a vista dopo i recenti trascorsi.
Proprio non potevo trasgredire, m’avrebbero mollato da solo sul lettino appena conquistato. Perciò, dovendo sottostare, avevo deciso di godere almeno della sfortuna degli altri. Insomma a quel punto ho desiderato meschinamente che un plotone di vigili urbani rincorresse, multasse e scacciasse dalla spiaggia gli abusivi. Niente. Neanche una divisa. La giornata di mare è scivolata tranquilla e piacevole, senza assembramenti, senza trambusti, senza sanzioni. Dunque, sotto il solo cocente (anche senza gli ombrelloni ancora non montati) qualche malevola considerazione di inizio estate mi sarà consentita. Credo che se non si dimenticheranno in fretta le misure un po’ demenziali della famosa fase 2, presto nessuno sarà in grado di controllare i flussi sulle spiagge, lo struscio nelle strade dei luoghi di vacanza, lo sciamare dei giovani davanti ai bar nelle piazze e nei lungomare della movida.
A Napoli e in molte altre città si discute in questi giorni degli orari di chiusura anticipata dei bar e baretti degli aperitivi serali. È un dibattito surreale. Tempo tre o quattro settimane al massimo ci si renderà tutti conto che non c’è controllo che possa reggere, se la diserzione dalle regole diventa un fenomeno di massa. Quando le televisioni ansiogene saranno spente e la gente deciderà che con qualche precauzione di buon senso è il caso di riprendere a vivere, meglio che le varie autorità la smettano di farci la morale con paginate di astrusi precetti, a meno che non vogliano affogare nel ridicolo.
A Pollica con buona pace del sindaco andremo tutti in spiaggia dove e come ci pare, viceversa ci
vorrà l’esercito. A piazza Bellini e in tutte le altre piazze italiane tra i fulmini e le saette di Conte e dei governatori scorreranno fiumi di spritz e le discoteche all’aperto in un modo o nell’altro torneranno di moda. Il dio dell’estate danza, beve aperitivi e frequenta spiagge affollate. In ogni caso sarà un bene per i governanti, i quali dovesse il virus proliferare di nuovo potranno incolpare i cittadini incoscienti e malfidati e, se non ci saranno nuove ondate, avranno modo di vantarsi per aver scongiurato il pericolo con le ordinanze comunque esistenti. Chi ci andrà male di sicuro saranno i profeti della nuova vita dopo la pandemia, quelli che niente sarà come prima, quelli che torniamo a dialogare con la natura, quelli insomma della decrescita felice. Nel breve tempo solo un pò di consapevole irresponsabilità ci salverà e ci consentirà di far finta di impegnarci tutti insieme prima o poi per un mondo migliore.