Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Scuola di cinema Il primo passo verso un modello innovativo
Un contributo al dibattito aperto dalla proposta di Maurizio Braucci Necessaria anche la fondazione di un liceo dell’audiovisivo
Il progetto della scuola di cinema lanciato da Maurizio Braucci è semplice ed efficace, ed è un progetto che ai miei occhi è indissolubilmente legato a due altri nodi della rete: una sala cinematografica pubblica (la Casa del cinema di cui pure parliamo da tre decenni) e l’istruzione secondaria superiore ad indirizzo cinematografico in Campania con l’istituzione di un liceo dell’audiovisivo e di un istituto tecnico sul modello del «Rossellini» a Roma. Ancora una volta, è tutto lì: si tratta di «fare sistema».
Vorrei contribuire a mettere a fuoco il senso dell’appello promosso da Maurizio Braucci, e sottoscritto da numerosi esponenti del cinema campano, che offre nuovo slancio a un’idea ed una necessità reali e sentite da tempo nella nostra comunità. Una scuola pubblica per il cinema faceva parte di quel quaderno di pensieri elaborati da artisti e operatori riuniti a San Domenico Maggiore nelle Giornate della cultura del 2013. Inoltre, nella proposta di legge cinema, che questo governo regionale ha il merito di aver approvato nel 2016, ascoltando le esigenze del comparto, il tema della formazione fu stralciato sul finire dell’iter e solo per ragioni di competenza normativa.
Si tratta, in fondo, di un’idea semplice, una scuola d’arte cinematografica per allievi post diploma e post laurea, che abbia a fondamento una didattica legata al fare cinema e a quello straordinario humus della relazione allievo-docente, non finalizzata alla prova d’esame ma allo scambio fecondo sulla pratica del mestiere. La immaginerei con corsi per ognuna delle discipline, ovvero delle professioni che magicamente compongono la lavorazione di un film. Quel ventaglio di saperi, arti e professioni: regia, sceneggiatura, produzione, fotografia, scenografia, montaggio, suono, costumi, solo per citarne una parte. Non c’è nulla di facile in un progetto di tal genere, «innovativo» per usare le parole del Ministro Manfredi: occorre un impianto formativo con l’ambizione di integrare didattica ordinaria e coinvolgimento dei maestri e di elaborare un modello per coniugare sfera formativa e professionale, trovando nell’inclusività e nel valore dell’esperienza il cardine del proprio operare.
Voglio precisare che questa scuola di cinema non sarebbe affatto in contrapposizione con l’offerta formativa dell’Accademia di Belle Arti, un corso di studi istituzionale pubblico che risponde a regole ben precise utili al conseguimento di un titolo riconosciuto. Né, questa idea di scuola, sarebbe in competizione con le esperienze formative e laboratoriali presenti sul territorio, indipendenti e sperimentali, per fortuna già esistenti da tempo.
Neppure, evidentemente, sarebbe in conflitto con la progettualità che la Regione sta mettendo in campo a Bagnoli, nell’ambito del più ampio lavoro svolto dalla Film Commission per il sistema produttivo, per favorire e supportare la crescita del comparto audiovisivo locale. Anzi, la scuola potrebbe contribuire a questo processo: formare e dare strumenti ai giovani campani di talento, perché fra dieci anni siano loro stessi i capireparto, i produttori, gli organizzatori, anche dei grossi progetti che oggi altri vengono a produrre in Campania.
Sarebbe sano e ragionevole pensare che si tratta di un sistema complesso dove ciascun attore gioca il suo ruolo. È la sinergia che porta ai veri cambiamenti per la collettività e c’è tanto lavoro da fare per trasformare un’idea in una realtà. Quello che è certo è che se a Roma o a Milano convivono più ambiti di formazione al cinema, non vedo perché non possa accadere a Napoli.
Si possono citare diversi riferimenti. Il «Centro Sperimentale. Scuola nazionale di cinema» di Roma ha aperto negli ultimi anni sedi distaccate tematiche a Torino (animazione, 2001), Milano (pubblicità e comunicazione, 2004), Palermo (documentario, 2008), L’Aquila (reportage, 2011) e Lecce (conservazione del patrimonio audiovisivo, 2019). A Roma la Scuola «Gian Maria Volonté» è un centro di formazione professionale regionale con 11 indirizzi. La «Luchino Visconti» fa parte della «Fondazione Scuole Civiche» del Comune di Milano .
Sorgono spontanee alcune domande. Come mai con quello che il nostro cinema rappresenta, non è stata creata anche a Napoli una sezione del Centro Sperimentale? Come mai, nei decenni passati, con tutti i fondi spesi per la formazione professionale non si è costruita una vera scuola? E perché il Comune non ha mai creato delle scuole civiche?
Non voglio dilungarmi sulle risposte. Voglio pensare, invece, che questa potrebbe essere la volta buona, in un momento di crisi del settore fermo per la pandemia, per dare un segnale fondamentale verso i giovani ed il futuro. Un progetto che ai miei occhi è indissolubilmente legato a due altri nodi della rete: una sala cinematografica pubblica (la Casa del cinema di cui pure parliamo da tre decenni) e l’istruzione secondaria superiore ad indirizzo cinematografico in Campania con l’istituzione di un liceo dell’audiovisivo e di un istituto tecnico sul modello del «Rossellini» a Roma. Ancora una volta, è tutto lì: si tratta di «fare sistema».
Futuro
Si tratta di un’idea semplice, non innovativa, ma assai utile specie in questi tempi