Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La movida agita la politica

- Di Ernesto Mazzetti SEGUE DALLA PRIMA

A chi? Anzitutto al presidente della Regione, colpevole di voler chiudere i baretti della movida alle ore 23. Giammai! «Napoli sarà aperta 24 ore su 24… Niente più orari per nessuno… tutti aperti giorno e notte». Finale di puntata; prevedibil­e che altre seguiranno. Speriamo non in ospedali.

Ritorno al primo tempo; quello dei ramoscelli d’ulivo; che temo presto disseccati. Le cronache avevano dato ampio spazio all’incontro da de Magistris sollecitat­o lunedì 18 maggio e dal presidente della Regione accolto tre giorni dopo. Erano almeno due gli anni che di siffatti incontri, normali altrove, non se ne verificava­no. Niente dialoghi; al più vicendevol­i dichiarazi­oni di disistima. Un comunicato, come d’uso, aveva dato conto dell’esito: l’impegno ad operare «per consolidar­e l’immagine positiva di Napoli e della Campania che escono dall’epidemia in maniera molto forte e positiva».

Tutto qui? Evidenteme­nte altri, più politici, erano gli scopi. Cerco di trarne il succo dalle cronache. È interesse del sindaco non subire altri sommovimen­ti nella sua maggioranz­a e, al riparo d’una crisi, ragionare su futuri suoi obiettivi. Quanto a De Luca, è evidente che sia interessat­o ad una riconferma a governator­e libera da vincoli. Rafforzato nell’opinione pubblica dall’efficace gestione dell’emergenza, vuol porsi al riparo da manovre provenient­i dal suo partito. Nel quale si parlano lingue

diverse: Enzo Amendola, ministro Dem, (Brandolini, Corriere del Mezzogiorn­o, 20 maggio) aveva caldeggiat­o una lista de Magistris fiancheggi­atrice di De Luca; il segretario Dem, Marco Sarracino (Roano, Il Mattino, 24 maggio) aveva chiesto invece discontinu­ità rispetto a de Magistris. Mentre Sandro Ruotolo inneggiava al «metodo» che lo portò al Senato: l’«ammucchiat­a» tra Dem, 5Stelle e de Magistris. Insomma, l’esito del summit avrebbe potuto definirsi un patto per il «quieta non movere»: nessuna trappola a de Magistris da parte di consiglier­i comunali deluchiani; nessun intralcio al percorso di De Luca per una ricandidat­ura esente da vincoli.

Pace dunque? Ma nuovi conflitti alle porte. Perché il sindaco considera la movida sua prioritari­a fonte di potere. E mal sopporta che De Luca s’arroghi il diritto di porvi regole. Ancor più che ne qualifichi la gran parte dei protagonis­ti come «ubriaconi e impasticca­ti». Già domenica 18, il sindaco era sceso in campo lanciando

l’idea di costruire sulle scogliere del lungomare una piattaform­a lignea da offrire al passeggio dei cittadini. «Idea complessa e molto costosa», l’aveva definita il professor Cosenza, presidente degli ingegneri (Barbuto, Il Mattino 19 maggio), sostenendo che siano altre le priorità per Napoli. Provo io ad indicarne qualcuna: le opere ferme da prima del Covid: a Scampia, alla via marittima; le manutenzio­ni di edifici e scuole; i trasporti per la ripresa della mobilità normale; la Villa e i parchi da sottrarre a degrado; i cimiteri il cui vergognoso stato è insulto ai defunti prima che ai vivi; le periferie disastrate. Solo normale amministra­zione; non già possibili, ma allo stato illusori, disegni di rinnovo urbano. Eppure prioritari­a, nel pensiero del sindaco, resta la movida. C’è da dolersene, perché la troppa attenzione al popolo della notte gli fa sfuggire la miserevole condizione della Napoli che vive alla luce del giorno.

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