Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La movida agita la politica
A chi? Anzitutto al presidente della Regione, colpevole di voler chiudere i baretti della movida alle ore 23. Giammai! «Napoli sarà aperta 24 ore su 24… Niente più orari per nessuno… tutti aperti giorno e notte». Finale di puntata; prevedibile che altre seguiranno. Speriamo non in ospedali.
Ritorno al primo tempo; quello dei ramoscelli d’ulivo; che temo presto disseccati. Le cronache avevano dato ampio spazio all’incontro da de Magistris sollecitato lunedì 18 maggio e dal presidente della Regione accolto tre giorni dopo. Erano almeno due gli anni che di siffatti incontri, normali altrove, non se ne verificavano. Niente dialoghi; al più vicendevoli dichiarazioni di disistima. Un comunicato, come d’uso, aveva dato conto dell’esito: l’impegno ad operare «per consolidare l’immagine positiva di Napoli e della Campania che escono dall’epidemia in maniera molto forte e positiva».
Tutto qui? Evidentemente altri, più politici, erano gli scopi. Cerco di trarne il succo dalle cronache. È interesse del sindaco non subire altri sommovimenti nella sua maggioranza e, al riparo d’una crisi, ragionare su futuri suoi obiettivi. Quanto a De Luca, è evidente che sia interessato ad una riconferma a governatore libera da vincoli. Rafforzato nell’opinione pubblica dall’efficace gestione dell’emergenza, vuol porsi al riparo da manovre provenienti dal suo partito. Nel quale si parlano lingue
diverse: Enzo Amendola, ministro Dem, (Brandolini, Corriere del Mezzogiorno, 20 maggio) aveva caldeggiato una lista de Magistris fiancheggiatrice di De Luca; il segretario Dem, Marco Sarracino (Roano, Il Mattino, 24 maggio) aveva chiesto invece discontinuità rispetto a de Magistris. Mentre Sandro Ruotolo inneggiava al «metodo» che lo portò al Senato: l’«ammucchiata» tra Dem, 5Stelle e de Magistris. Insomma, l’esito del summit avrebbe potuto definirsi un patto per il «quieta non movere»: nessuna trappola a de Magistris da parte di consiglieri comunali deluchiani; nessun intralcio al percorso di De Luca per una ricandidatura esente da vincoli.
Pace dunque? Ma nuovi conflitti alle porte. Perché il sindaco considera la movida sua prioritaria fonte di potere. E mal sopporta che De Luca s’arroghi il diritto di porvi regole. Ancor più che ne qualifichi la gran parte dei protagonisti come «ubriaconi e impasticcati». Già domenica 18, il sindaco era sceso in campo lanciando
l’idea di costruire sulle scogliere del lungomare una piattaforma lignea da offrire al passeggio dei cittadini. «Idea complessa e molto costosa», l’aveva definita il professor Cosenza, presidente degli ingegneri (Barbuto, Il Mattino 19 maggio), sostenendo che siano altre le priorità per Napoli. Provo io ad indicarne qualcuna: le opere ferme da prima del Covid: a Scampia, alla via marittima; le manutenzioni di edifici e scuole; i trasporti per la ripresa della mobilità normale; la Villa e i parchi da sottrarre a degrado; i cimiteri il cui vergognoso stato è insulto ai defunti prima che ai vivi; le periferie disastrate. Solo normale amministrazione; non già possibili, ma allo stato illusori, disegni di rinnovo urbano. Eppure prioritaria, nel pensiero del sindaco, resta la movida. C’è da dolersene, perché la troppa attenzione al popolo della notte gli fa sfuggire la miserevole condizione della Napoli che vive alla luce del giorno.