Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Spunta «Mummia» Nuovo giallo in una domus dell’antica Pompei
Nella villa suburbana di Civita Giuliana è stata rinvenuta un’iscrizione che getterà luce sul complesso di età augustea a Nord del Parco
Alla vigilia della (limitata) riapertura al pubblico degli Scavi di Pompei, il direttore generale del Parco archeologico Massimo Osanna annuncia al mondo un’altra importante acquisizione scientifica. Nel corso degli scavi riavviati da pochi giorni nel sito suburbano di Civita Giuliana, è venuto alla luce un nome femminile vergato sul muro ad altezza di una bimba: «Mummia». Niente a che vedere con i cadaveri imbalsamati dell’antico Egitto. Ma un nome proprio, appunto, che potrebbe consentire di individuare i proprietari della lussuosa dimora al di fuori della cinta urbana, 700 metri a Nord-Ovest del parco archeologico, che già nel recente passato ha permesso scoperte di eccezionale importanza. Come dimenticare per esempio i resti di tre cavalli all’interno di quella che doveva verosimilmente essere la stalla della domus?
Il ritrovamento del terzo dei tre quadrupedi fu annunziato alla comunità scientifica all’antivigilia di Natale del 2018: si trattava di un animale di grandi dimensioni, con finimenti in ferro e bronzo, appartenente alla più nobile delle razze equine conosciute all’epoca. Di quest’ultimo equino non è stato possibile realizzare un calco a causa degli scempi compiuti dai tombaroli negli anni precedenti. L’operazione fu possibile invece per il primo dei tre animali, restituitoci della sua fisionomia originaria.
Le caratteristiche dell’ultimo cavallo ritrovato hanno fornito indicazioni sull’importanza del proprietario della dimora che con le sue terrazze arrivava fino al mare. E poiché i suoi finimenti erano generalmente impiegati per animali ad uso militare (o di rappresentanza) si è portati a ipotizzare che fosse appartenuto a un ufficiale romano.
I primi scavi dell’area di Civita Giuliana furono condotti tra il 1907 e il 1908 ad opera del marchese Giovanni Imperiali
che ricevette un’apposita autorizzazione da parte del ministero della Pubblica istruzione. Furono portati alla luce una quindicina di ambienti, anticamente destinati, in parte, a funzione residenziale, in parte, produttiva. La doppia destinazione d’uso è una caratteristica spesso riscontrabile in parecchie antiche dimore suburbane dell’area vesuviana, attrezzate sia per la produzione di olio e vino, sia per ospitare, per determinati periodi dell’anno, i proprietari.
Il grande edificio nella seconda metà del secolo scorso ha esercitato un’attrazione irresistibile per i tombaroli. Affamati di reperti antichi da rivendere ai collezionisti, questi non hanno osservato alcuno scrupolo per la protezione di quel che non ritenevano interessane per alimentare i loro traffici illeciti. Cunicoli e scavi senza alcun criterio hanno finito così per danneggiare alcuni ambienti. I cunicoli clandestini sono stati esplorati dai carabinieri che si sono avvalsi della preziosa collaborazione dei vigili del fuoco.
A questo punto, proprio per impedire ulteriori azioni di sciacallaggio nel sito archeologico
” Quel nome era forse riferito a una bimba perché la scritta è ad altezza di bambino
suburbano fu deciso di avviare una nuova campagna di scavo, resa possibile da una forte sinergia tra il Parco archeologico e la procura della Repubblica di Torre Annunziata. Lo scavo, ancora in corso, è stato finanziato con risorse proprie del Parco, dunque al di fuori del Grande progetto Pompei basato su risorse comunitarie.
Osanna spiega che le pareti, i dipinti e la volta intatta di un grande criptoportico, cioè un corridoio coperto, spesso seminterrato, farebbero pensare di essere alla presenza di un raffinato complesso di età augustea. I resti dell’edificio, sepolto dall’eruzione del Vesuvio, saranno interamente riportati alla luce sempre con risorse del Parco. Ultimate le operazioni di scavo e di restauro, la struttura sarà aperta ai visitatori.
E a proposito di visitatori, proprio oggi scatta la riapertura parziale del Parco archeologico. Per tutta la prima fase, che durerà due settimane, e che si concluderà quindi l’8 giugno, sarà possibile effettuare passeggiate attraverso le vie della città antica secondo un percorso prestabilito. Sarà di regola vietato l’accesso alle domus se non in casi particolari, come quella di Cornelio Rufo dall’ampio peristilio che cinge l’ampio giardino. Gli ingressi si effettueranno esclusivamente da porta Anfiteatro, quella più vivina alla piazza del Santuario.
Potrebbe svelare la proprietà di quella che fu una dimora di lusso collocata fuori dalla cinta urbana
I biglietti avranno il costo di 5 euro è si potranno acquistare esclusivamente sul sito www.ticketone.it. Al momento dell’acquisto si dovrà scegliere anche l’orario di ingresso diviso in fasce orarie distanziate di 15 minuti. Per ogni fascia sarà consentito l’accesso soltanto a 40 persone. Il Parco resterà aperto dalle 9 alle 19, l’ultimo accesso sarà consentito alle 17,30. Dal 9 giugno, invece, la fruizione del sito sarà ampliata: doppio ingresso (anche da porta Marina) e apertura di nuove domus. Tutto sempre nel rispetto della norme sul distanziamento finalizzate a prevenire la diffusione del contagio.