Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La crisi sanitaria e quella della giustizia
Caro direttore, l’emergenza Covid ha dato vita anche ad un’emergenza giuridica, divenuta più evidente ora che gli effetti sanitari si attenuano.
L’onda lunga della crisi, difatti, rischia di lasciare tracce indelebili sull’organizzazione della giustizia in Italia, che sarà sempre più affidata allo strumento telematico.
Non si vuole qui discutere dell’efficacia del mezzo rispetto al modello ideale del giusto processo. In questo periodo, altre più autorevoli voci (penso, soprattutto, alla categoria dei penalisti) stanno avanzando legittime perplessità sulla compatibilità di un processo gestito interamente da remoto con i principi costituzionali e, in particolare, con la garanzia dell’effettività del diritto di tutela giurisdizionale.
Si potrebbe osservare che l’instaurazione di tali modalità di amministrazione delle attività giurisdizionali, sulle quali pure il nostro sistema giudiziario scontava un certo ritardo rispetto agli altri Paesi, finirà per annientare il principio di oralità su cui era stato concepito il processo e per svilire il contenuto del diritto di difesa, omologando la prestazione dell’avvocato ad uno standard di mediocrità che non si confà al significato costituzionale della missione richiestagli.
Tuttavia, è su un altro profilo che si vuole puntare l’attenzione: visto che dal funzionamento della giustizia dipende l’essenza stessa dello Stato di diritto o, come si usa dire in termini enfatici, della nostra civiltà giuridica, è inammissibile che — nell’ambito delle misure adottate dal governo per fronteggiare la crisi — non si sia pensato ad un abbattimento dei costi di accesso alla giustizia, a cominciare dal contributo unificato per l’iscrizione a ruolo delle cause per le diverse giurisdizioni contemplate dall’ordinamento. Una tale misura si renderebbe, oltretutto, necessaria, in considerazione del fatto che un’amministrazione telematica della funzione comporta una conseguente riduzione delle spese inerenti alla manutenzione della macchina giudiziaria. In altri termini, non si comprende perché, a fronte di un servizio erogato in formato ridotto per i motivi illustrati, il cittadino debba continuare a versare contributi così esosi (recentemente lievitati, peraltro).
In tal modo, lo strumento telematico che nasceva per potenziare l’efficienza del sistema giudiziario finirà per tradursi in un fattore di dissuasione dalla tutela dei diritti a tutto danno dei cittadini. Una società in cui la giustizia diviene un optional non potrà che vedere dilagare il caos e la legge della giungla e questo, meno che mai in questa fase, non possiamo assolutamente permettercelo.