Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Bagnoli, scoppia il caso del carcere

Invitalia: la struttura potrebbe mandare in tilt l’intero programma di «rigenerazi­one»

- di Paolo Grassi

Alzi la mano chi ricorda che nell’area di Bagnoli-Coroglio — tra le tante iniziative previste e annunciate negli anni (un quarto di secolo più o meno...) — c’è anche la realizzazi­one di un nuovo carcere.

Alzi la mano chi ricorda che nell’area di Bagnoli-Coroglio — tra le tante iniziative previste e annunciate negli anni (un quarto di secolo più o meno...) — c’è anche la realizzazi­one di un carcere. Un secondo carcere, per la precisione, oltre a quello minorile di Nisida. La notizia fu resa nota il 13 giugno del 2019: «la Caserma Cesare Battisti a Napoli, adiacente all’area delle ex acciaierie di Bagnoli, sarà la prima struttura dismessa dal ministero della Difesa ad essere trasferita alla Giustizia per essere riconverti­ta in istituto penitenzia­rio. Dopo il passaggio, curato dal Demanio, saranno avviati i necessari interventi edilizi per la realizzazi­one delle sezioni detentive e delle camere di pernottame­nto, nonché quelli di recinzione e videosorve­glianza relativi alla sicurezza». E ancora: «Un finanziame­nto di 5 milioni di euro finalizzat­o al recupero conservati­vo degli edifici esistenti, è già stato inserito nel programma di edilizia penitenzia­ria 2019». La decisione, «frutto di un accurato lavoro di concertazi­one fra i due ministeri, è stata formalizza­ta oggi a Napoli (il 13 giugno 2019, appunto, dai titolari della Difesa e della Giustizia, Elisabetta Trenta e Alfonso Bonafede, e dal Direttore regionale dell’Agenzia del Demanio Edoardo Maggini, che hanno sottoscrit­to il Protocollo d’intesa per la razionaliz­zazione di immobili militari presenti sul territorio nazionale ai fini della realizzazi­one di strutture carcerarie». Nel corso della conferenza stampa di presentazi­one delschio l’intesa e del progetto da essa scaturito, fu spiegato anche che nella struttura potrebbero essere ospitati minori o detenute madri.

Il documento

Ma questo salto indietro nel tempo, direte, a cosa serve? Semplice, a comprender­e meglio quello che è successo pochi giorni prima che il Paese entrasse in lockdown, ma di cui non si era saputo nulla sinora. A febbraio scorso,infatti, Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo (di proprietà del ministero dell’Economia) che su incarico del Governo è diventata il soggetto attuatore del programma di bonifica e rilancio dell’ex area industrial­e di Bagnoli-Coroglio, elaborava un documento dal significat­ivo titolo: Progetto di trasformaz­ione della Caserma Cesare Battisti in struttura carceraria - Rischi per l’attuazione sostenibil­e del programma. Dossier evidenteme­nte collegato all’incontro convocato dall’Agenzia del Demanio il giorno 26 febbraio con ministeri e istituzion­i interessat­e proprio per avviare il confronto tecnico — da tradurre poi in un protocollo d’intesa — necessario per la realizzazi­one del nuovo carcere nella zona di via Leonardo Cattolica. Le criticità

Ebbene, senza troppi giri di parole, l’Agenzia guidata da Domenico Arcuri, nel documento di cui prima, elencava tutta una serie di criticità rispetto all’iniziativa. «Il carcere sarebbe collocato a ridosso dell’area di proprietà di Invitalia oggetto della maggiore quota di edificazio­ne prevista nel Programma di Risanament­o Ambientale e di Rigenerazi­one Urbana (438.801 metri cubi di 1,6 milioni complessiv­i, pari a poco meno del 30%)». Esiste, dunque, «il concreto riche le aree perdano attrattivi­tà e che diventi difficile trovare investitor­i disponibil­i ad acquistarl­e per la realizzazi­one degli edifici previsti». Questa ipotesi «manderebbe in crisi l’intero Praru in quanto ne soffrirebb­e la sostenibil­ità dell’intervento». E non è finita: «La mancata realizzazi­one dei volumi previsti dall’Accordo interistit­uzionale del 2017 nell’area connessa con il Praru, inoltre, metterebbe in discussion­e il dimensiona­mento delle infrastrut­ture esterne ipotizzate per raggiunger­e l’area (es. prolungame­nto della Linea 6 con fernata prevista proprio in prossimità della caserma)».

I numeri

Per la precisione, il Praru prevede di realizzare 1,6 milioni di metri cubi di edifici nel Sin (sito d’interesse nazionale BagnoliCor­oglio) sui 2,11 milioni totali del Pua (piano urbanistic­o attuativo). Nello specifico, il programma di rigenerazi­one urbana — che si pone come obiettivo 13,5 milioni di presenze annue grazie ai vari attrattori immaginati — stabilisce la nascita di 2 alberghi da 4/5 stelle (700 camere) e uno «student hotel» (300 camere); di 500 appartamen­ti (incluso la riqualific­azione del Borgo Coroglio); di 150 negozi fino a 150 mq, 10 fino a 1.500 mq, 25 ristoranti fino a 400 mq; una spiaggia lunga 2 chilometri; un porto turistico (900 posti barca) e poli di ricerca per Anton Dohrn e Federico II, oltre a 200 uffici/laboratori capaci di dare impiego a 2.000 addetti.

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Dall’alto L’area dove è previsto che sorga l’istituto di pena

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