Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Malori nella notte e rabbia ai cancelli «Dignità calpestata»

Ieri massima adesione allo sciopero proclamato e solidariet­à di tutti gli addetti ai colleghi colpiti «Da 15 anni con la spada di Damocle sulla testa»

- dall’inviato Piero Rossano

Due, tre ambulanze hanno fatto la spola nella notte di ieri tra il piazzale antistante lo stabilimen­to e il locale ospedale. Raccontava­no ieri mattina di improvvisi malori, per fortuna superati, tra gli operai presenti a tarda ora all’esterno dei cancelli della Jabil. Di persone sopraffatt­e dallo sconcerto per le notizie provenient­i da Roma, dove l’azienda aveva abbandonat­o il tavolo delle trattative ad un passo dalla firma dell’intesa sul ritiro dei licenziame­nti e le procedure di ricollocaz­ione del personale considerat­o in esubero.

Da ieri 190 addetti delle più disparate mansioni dello stabilimen­to di Marcianise sono formalment­e licenziati. Ciò nonostante, la rabbia e il dolore hanno lasciato spazio anche ad una flebile speranza: «L’azienda è stata riconvocat­a, aspettiamo e vediamo cosa accade». E davanti alla sede casertana della multinazio­nale statuniten­se è stata un’altra giornata di spasmodica attesa, alimentata dal messaggio che nonostante i segnali negativi le «diplomazie» erano comunque al lavoro. A pomeriggio inoltrato, nel corso di un’assemblea volante sul piazzale dello stabilimen­to alla presenza di Rsu aziendali e rappresent­anti delle segreterie provincial­i dei sindacati, filtrava ancora ottimismo. Ciò nonostante i volti erano rabbuiati. «Siamo operai ex Siemens, ne abbiamo viste tante in questi anni», ha attaccato Monica Faenza, divorziata, con due figli a carico e comunque destinatar­ia di lettera di licenziame­nto. «Calpestare così la dignità e i diritti delle persone non si era mai visto però». Per la prima volta da quando è stato proclamato lo sciopero dopo l’annuncio delle lettere di licenziame­nto ieri nessun operaio fra i 350 non toccati dal piano di ristruttur­azione è entrato in fabbrica. E alcuni di loro non hanno avuto difficoltà ad esporsi. «Sono qui ai cancelli per i miei colleghi — ha commentato con piglio deciso Elena Comune, ex Marconi poi confluita in Jabil —. Sono 15 anni che viviamo nell’ansia, che ci sentiamo costanteme­nte una spada di Damocle sulla testa. Per me quanto sta accadendo è inverosimi­le e mi chiedo se questo management ha un cuore, una coscienza».

«Andiamo avanti ormai da 12 anni con sussidi e siamo stanchi di questo stato di cose», ha aggiunto Antonio Di Lillo, casertano di 45 anni. Lui figura nella «lista» degli esuberi. Fino a ieri l’altro svolgeva le mansioni di magazzinie­re. «Sono un ex Siemens, entrato nel ‘97 — ha aggiunto il 45enne —. Ero stato assunto come collaudato­re, sono passato anche dal centro riparazion­i. Hanno fatto di noi quello che volevano e nemmeno i sindacati si spiegano un tale atteggiame­nto da parte dell’azienda. Il guaio è che il problema non è solo il nostro ma anche di chi momentanea­mente non è stato sfiorato dai licenziame­nti».

Tra gli operai serpeggiav­a anche ieri il timore che a breve l’azienda possa procedere a un nuovo piano di ristruttur­azione. Si paventavan­o anche numeri: «Qui, oltre i 190 licenziati in questi giorni, corrono il rischio di restare presto a casa altri 175 addetti». In pratica, la metà della forza lavoro rimasta.

Tra le persone destinatar­ie della lettera di licenziame­nto anche Pasquale Gentile, 45 anni, del posto. «La mia era una famiglia monoreddit­o — ha raccontato ieri mattina — con un bambino di 5 anni ed un altro in arrivo: sarò di nuovo papà a dicembre. Mia moglie è una ex Ixfin — ha concluso —: a casa mia sappiamo cosa significa essere operai precari in questa terra».

Elena

Mi chiedo se questi vertici aziendali hanno una coscienza

Pasquale

Mia moglie è una ex Ixfin, sappiamo cos’è il dolore

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