Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Malori nella notte e rabbia ai cancelli «Dignità calpestata»
Ieri massima adesione allo sciopero proclamato e solidarietà di tutti gli addetti ai colleghi colpiti «Da 15 anni con la spada di Damocle sulla testa»
Due, tre ambulanze hanno fatto la spola nella notte di ieri tra il piazzale antistante lo stabilimento e il locale ospedale. Raccontavano ieri mattina di improvvisi malori, per fortuna superati, tra gli operai presenti a tarda ora all’esterno dei cancelli della Jabil. Di persone sopraffatte dallo sconcerto per le notizie provenienti da Roma, dove l’azienda aveva abbandonato il tavolo delle trattative ad un passo dalla firma dell’intesa sul ritiro dei licenziamenti e le procedure di ricollocazione del personale considerato in esubero.
Da ieri 190 addetti delle più disparate mansioni dello stabilimento di Marcianise sono formalmente licenziati. Ciò nonostante, la rabbia e il dolore hanno lasciato spazio anche ad una flebile speranza: «L’azienda è stata riconvocata, aspettiamo e vediamo cosa accade». E davanti alla sede casertana della multinazionale statunitense è stata un’altra giornata di spasmodica attesa, alimentata dal messaggio che nonostante i segnali negativi le «diplomazie» erano comunque al lavoro. A pomeriggio inoltrato, nel corso di un’assemblea volante sul piazzale dello stabilimento alla presenza di Rsu aziendali e rappresentanti delle segreterie provinciali dei sindacati, filtrava ancora ottimismo. Ciò nonostante i volti erano rabbuiati. «Siamo operai ex Siemens, ne abbiamo viste tante in questi anni», ha attaccato Monica Faenza, divorziata, con due figli a carico e comunque destinataria di lettera di licenziamento. «Calpestare così la dignità e i diritti delle persone non si era mai visto però». Per la prima volta da quando è stato proclamato lo sciopero dopo l’annuncio delle lettere di licenziamento ieri nessun operaio fra i 350 non toccati dal piano di ristrutturazione è entrato in fabbrica. E alcuni di loro non hanno avuto difficoltà ad esporsi. «Sono qui ai cancelli per i miei colleghi — ha commentato con piglio deciso Elena Comune, ex Marconi poi confluita in Jabil —. Sono 15 anni che viviamo nell’ansia, che ci sentiamo costantemente una spada di Damocle sulla testa. Per me quanto sta accadendo è inverosimile e mi chiedo se questo management ha un cuore, una coscienza».
«Andiamo avanti ormai da 12 anni con sussidi e siamo stanchi di questo stato di cose», ha aggiunto Antonio Di Lillo, casertano di 45 anni. Lui figura nella «lista» degli esuberi. Fino a ieri l’altro svolgeva le mansioni di magazziniere. «Sono un ex Siemens, entrato nel ‘97 — ha aggiunto il 45enne —. Ero stato assunto come collaudatore, sono passato anche dal centro riparazioni. Hanno fatto di noi quello che volevano e nemmeno i sindacati si spiegano un tale atteggiamento da parte dell’azienda. Il guaio è che il problema non è solo il nostro ma anche di chi momentaneamente non è stato sfiorato dai licenziamenti».
Tra gli operai serpeggiava anche ieri il timore che a breve l’azienda possa procedere a un nuovo piano di ristrutturazione. Si paventavano anche numeri: «Qui, oltre i 190 licenziati in questi giorni, corrono il rischio di restare presto a casa altri 175 addetti». In pratica, la metà della forza lavoro rimasta.
Tra le persone destinatarie della lettera di licenziamento anche Pasquale Gentile, 45 anni, del posto. «La mia era una famiglia monoreddito — ha raccontato ieri mattina — con un bambino di 5 anni ed un altro in arrivo: sarò di nuovo papà a dicembre. Mia moglie è una ex Ixfin — ha concluso —: a casa mia sappiamo cosa significa essere operai precari in questa terra».
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Elena
Mi chiedo se questi vertici aziendali hanno una coscienza
Pasquale
Mia moglie è una ex Ixfin, sappiamo cos’è il dolore