Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La scienziata De Laurentis (che fotografò un buco nero) ottiene la medaglia Einstein
Il 27 maggio doveva essere un giorno speciale, quello della consegna a Berna della Medaglia Einstein all’Event Horizon Telescope (EHT), la collaborazione internazionale di oltre duecento scienziati di cui fa parte Mariafelicia De Laurentis, docente di astronomia e astrofisica della Federico II e ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Napoli.
Poi il Coronavirus ha costretto a rimandare la cerimonia a data da destinarsi. Ma il premio (assegnato solo a scienziati di altissimo livello) resta e anzi, per la prima volta, è andato a tutta la squadra che nel 2019 ha ottenuto un risultato storico: la prima immagine di quello che gli astronomi chiamano «orizzonte degli eventi» di un buco nero, dove la forza di gravità deforma la trama stessa dello spazio-tempo. Insomma una straordinaria conferma dell’esistenza dei buchi neri e delle previsioni teoriche di Albert Einstein. In EHT Mariafelicia De Laurentis, ricopre un ruolo di primo piano: è membro dello
Science Council.
A lei e a tutto il gruppo di scienziati è stata assegnata la Medaglia Einstein. Ci spiega cos’è e perché è così importante?
«È un riconoscimento assegnato con cadenza annuale dalla Albert Einstein Society a scienziati che hanno ottenuto risultati eccezionali e che hanno in qualche modo cambiato la storia della fisica. Il primo a riceverla nel 1979 fu Stephen Hawking. In genere la medaglia è assegnata a una persona, raramente
a due, ma questa volta la commissione ha deciso che le circostanze specifiche hanno richiesto che il premio andasse all’intera collaborazione. Per noi scienziati che lavoriamo in questo campo è un premio molto importante, un grande onore e un meraviglioso riconoscimento dei nostri sforzi e risultati come squadra».
EHT è una grande collaborazione internazionale. In che modo Napoli e l’Italia sono state coinvolte nel progetto?
«Io sono in EHT dal 2015, prima ero in Germania alla Goethe University di Francoforte. Poi nel 2018 sono rientrata in Italia e quindi la Federico II e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare sono entrati in EHT. L’Italia ha contribuito solo scientificamente e al momento non ci sono altre persone né laboratori coinvolti o soldi investiti dall’Italia in questa impresa».
Ci sono però altre donne,
oltre lei, all’interno di EHT?
«Ci sono circa 20 donne. Siamo ancora troppo poche ma molto determinate e ci facciamo valere. Purtroppo ci sono ancora molti pregiudizi riguardo le donne, c’è un retaggio culturale secondo il quale solo gli uomini possono primeggiare in certe discipline e se una donna li scavalca, apriti cielo. Ma, essendo una persona positiva e ostinata, cerco sempre di trasformare queste “difficoltà” in opportunità».
La campagna di ricerca del 2020 è stata cancellata a causa della pandemia. Anche le sue attività sono ferme?
”
C’è ancora un retaggio culturale che vede solo gli uomini primeggiare
«Si abbiamo dovuto fermare la campagna di osservazioni, ma non il nostro lavoro. In particolare, siamo focalizzati sull’immagine di Sagittarius A*, il buco nero al centro della nostra galassia. Su questo siate pronti perché presto vi stupiremo».