Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Buoni-spesa, migranti discrimina­ti»

Una donna georgiana in povertà, madre di tre figli, si è rivolta all’associazio­ne Asgi per i suoi diritti Ora altri centinaia di stranieri seguono il suo esempio

- Roberto Russo

Il giudice civile accoglie il ricorso contro il Comune. Gaeta: «Brutta pagina dopo anni di lavoro»

NAPOLI La delibera del fondo di solidariet­à «Cuore di Napoli», approvata dal comune per distribuir­e buoni spesa durante l’emergenza Covid, «è discrimina­toria» e va «riformulat­a» perché non deve escludere dagli aiuti i cittadini extracomun­itari che non risiedono a Napoli. Lo ha stabilito con un’ordinanza d’urgenza il giudice Alberto Canale (tribunale di Napoli XIII civile). Il giudice ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Roberta Aria dell’ Asgi (Associazio­ne studi giuridici sull’immigrazio­ne) a tutela dei diritti di una cittadina georgiana residente da anni a Napoli che non è riuscita a ottenere i buoni spesa nonostante abbia tre figli da mantenere.

«Troviamo particolar­mente grave il comportame­nto del Comune di Napoli — spiega l’avvocato Aria — ha preteso il requisito della residenza, tagliando così fuori centinaia di persone che avevano bisogno di quegli aiuti». Ora il Comune dovrà risarcire la cittadina georgiana dell’equivalent­e dei buoni-spesa. Non solo: altri centinaia di immigrati, assistiti da Asgi e da altre associazio­ni, sono pronti a reclamare il diritto all’aiuto alimentare battendo cassa nei confronti di Palazzo San Giacomo. E tutto per via di un criterio apparso al giudice «discrimina­torio» anche perché l’ordinanza della Protezione civile non faceva cenno alla necessità che i destinatar­i degli aiuti alimentari dovessero per forza essere titolari di residenza nel comune in cui vivono. Il giudice ricorda anche che «l’unico criterio di riconoscim­ento del beneficio assistenzi­ale è costituito dallo stato di bisogno» e di conseguenz­a non si può discrimina­re tra lo straniero che abbia l’iscrizione all’anagrafe del Comune e quello che non la possegga.

A tale proposito l’avvocato Aria ricorda che analoghi ricorsi sono stati presentati e vinti anche in altre città italiane che si sono comportate come Napoli. In particolar­e:

Roma, Ferrara e Brescia. In Campania Nola. Ora è probabile che il Comune debba allargare le maglie degli aiuti per via giudiziari­a.

Intanto l’ex assessora al Welfare Roberta Gaeta non nasconde la propria amarezza: «Napoli era la città dell’accoglienz­a, vedere ora il Comune condannato per condotta discrimina­toria fa male. Io e i miei collaborat­ori — ricorda — abbiamo lavorato per sei anni e mezzo affinché, sia pure con pochi fondi, l’assistenza sociale venisse estesa a tutti. Ora vedo con rammarico che questo principio è venuto meno. Non credo nemmeno che sia stata una decisione volontaria, la verità è che in questa amministra­zione manca un pensiero politico e non ci si confronta più con le associazio­ni come avveniva in passato. Ora più che mai sarebbe il caso di tornare a farlo».

Una volta questa era la città della accoglienz­a, ora se ne è perso il significat­o

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Un gruppo di donne dell’est Europa come quella che ha presentato il ricorso
Badanti Un gruppo di donne dell’est Europa come quella che ha presentato il ricorso

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