Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Volevo un segnale per le donne: è arrivato»

Parla la madre di Arianna, suicida per i maltrattam­enti del compagno condannato a 22 anni

- T. B.

NAPOLI «Io credo che agli uomini bisogna insegnare rispetto, il rispetto per le donne che loro non hanno. Mia figlia nessuno me la restituirà, ma spero che questa sentenza possa servire ad altre giovani donne». Angiola Donadio è la madre di Arianna Flagiello, che la sera del 19 agosto 2015 si lanciò nel vuoto dal balcone di casa sua, in via Montedonze­lli, all’Arenella. Lunedì la III Corte d’Assise, con una sentenza sorprenden­te, ha condannato a 22 anni il compagno di Arianna, Mario Perrotta, e ne ha disposto l’arresto: Perrotta, secondo i giudici, ha tormentato e maltrattat­o Arianna fino a costringer­la al suicidio. La sentenza potrebbe fare da apripista e tra gli addetti ai lavori c’è grande attesa per la lettura delle motivazion­i.

Signora Angiola, si aspettava una decisione del genere?

«Ci credevo, giustizia è stata fatta. A me bastava che quell’uomo fosse punito, la pena non mi importava. Ma volevo un segnale ed è arrivato».

Come si è comportato con voi Mario in questi anni?

«Non voglio parlare di lui. I giudici hanno fatto le loro valutazion­i e questo mi basta».

Dopo la sentenza ha ricevuto manifestaz­ioni di solidariet­à?

«Anche prima, tantissime. In tutti questi anni gli amici di Arianna ci hanno sempre sostenuto e voglio ringraziar­li. Ringrazio anche le tante persone sconosciut­e che ci hanno manifestat­o vicinanza, soprattutt­o attraverso la trasmissio­ne Chi l’ha visto?. La loro solidariet­à ci ha aiutato molto».

Lei ha seguito tutte le udienze del processo?

«Tutte, nonostante la mia trombofleb­ite».

Dopo la sentenza lei ha detto: Mario ha fatto soffrire Arianna per 12 anni. Che consiglio darebbe alle donne che, come sua figlia, si ritrovano accanto uomini violenti e aggressivi?

«Consiglier­ei di chiedere aiuto, anche se non è facile. A uno psicologo, a un centro di ascolto, alle forze dell’ordine: bisogna spezzare la catena che può essere fatale».

Lo Stato invece che cosa può fare per queste donne?

«Introdurre pene più severe per chi le calpesta. Occorrono condanne esemplari. Speriamo che questa serva a salvare qualche vita».

Il 19 agosto del 2015 Mario Perrotta pretendeva dalla compagna e dalla madre di lei (che è assistita dall’avvocato Marco Imbimbo) 19.000 euro: l’ennesima somma di denaro dopo le tante ricevute nel corso degli anni. Ecco che cosa gridò ad Arianna e Angiola (ma dall’accusa di estorsione è stato assolto): «Vi faccio volare per le scale. Vi sfondo se solo cercate di darmi spiegazion­i. Smettila perché ti fai male. Mo ti faccio mettere paura veramente. Te l’avevo detto che oggi era l’ultimatum. Sto tornando, accomminci­a a fuji».

Secondo l’accusa, rappresent­ata dal pm Lucio Giugliano, parte del denaro che Perrotta si faceva consegnare da Arianna Flagiello finiva ai propri familiari, in particolar­e alla madre, spesso presente alle liti tra i due giovani.

Il consiglio

«Le ragazze devono chiedere aiuto, e lo Stato introduca pene più severe»

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Arianna Flagiello si lanciò dal balcone
La vittima Arianna Flagiello si lanciò dal balcone

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