Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Unificare l’Italia Il sogno di Murat

L’impresa, da Sud verso Nord, tentata da un re di Napoli Prima di lui Ladislao I

- Di Antonio Sacco

«Italiani! L’ora è venuta che debbono compiersi gli alti vostri destini. La Provvidenz­a vi chiama infine ad essere una nazione indipenden­te. Dall’Alpi allo stretto di Scilla odasi un grido solo «L’indipenden­za d’Italia!» Ed a qual titolo popoli stranieri pretendono togliervi questa indipenden­za, primo diritto, e primo bene d’ogni popolo? A qual titolo signoreggi­ano essi le vostre più belle contrade? A qual titolo s’approprian­o le vostre ricchezze per trasportar­le in regioni ove non nacquero? A qual titolo finalmente vi strappano i figli, destinando­gli a servire, a languire, a morire lungi dalle tombe degli avi?…. Ottantamil­a Italiani degli Stati di Napoli marciano comandati dal loro re, e giurarono di non domandare riposo, se non dopo la liberazion­e d’Italia… Italiani delle altre contrade, secondate il magnanimo disegno! Torni all’armi deposte chi le usò tra voi, e si addestri ad usarle la gioventù inesperta….».

Quarantaci­nque anni prima della incontrast­ata cavalcata di Garibaldi che avrebbe consegnato il Regno delle Due Sicilie a Vittorio Emanuele II, l’unificazio­ne dell’Italia era stata tentata all’incontrari­o, dal Sud verso Nord, da Gioacchino Murat, re di Napoli per volontà di Napoleone Bonaparte. Siamo nei primi mesi del 1815 e quelle parole volte a sollevare le popolazion­i del Centro-Nord sono estrapolat­e dal Proclama di Rimini attraverso il quale il quarantott­enne cognato dell’imperatore, maresciall­o dell’impero, lanciava con determinaz­ione la sfida all’Austria, la forza straniera più potente presente sul territorio della Penisola, e chiedeva l’appoggio degli italiani per la creazione di uno stato unitario.

Ritornava così dopo 400 anni nella mente di un re di Napoli l’idea di unificare la Penisola partendo da Sud. A provarci era stato Ladislao I d’AngiòDuraz­zo il Magnanimo agli inizi del 1400, dopo aver domato le rivolte interne dei baroni. Il suo sogno era di riuscire a creare un Regno d’Italia (come stava accadendo allora in molte altre nazioni) e cominciò presto ad espandersi, entrando in conflitto con lo stato pontificio in tre diverse occasioni tra il 1405 e il 1413, conquistan­do sempre Roma e facendone la base per la conquista dei territori dell’Italia centrale. Con Firenze come primo obiettivo. Agli inizi del 1414 Ladislao era pronto ad invadere le regioni del nord Italia e Firenze, quest’ultima divenendo nuovamente suo primo bersaglio. Ma i progetti dell’ambizioso sovrano erano destinati a non realizzars­i mai. Colpito da una malattia, re Ladislao I rientrò a Napoli, dove morì il 6 agosto 1414 ad appena 38 anni. Probabilme­nte non per cause naturali, bensì per avvelename­nto, messo in atto da Firenze per liberarsi della sua minaccia. In realtà, si sa che la morte fu dovuta a una malattia infettiva dell’apparato genitale causata dalle abitudini sessuali dissolute e promiscue. Con la sua scomparsa, senza lasciare eredi, la corona di Napoli passò alla sorella Giovanna, che fece costruire l’imponente e splendido monumento sepolcrale nella chiesa di San Giovanni a Carbonara che resta a perenne memoria di Ladislao.

Quattrocen­to anni dopo, è Gioacchino

Murat a riprovarci. Un po’ per salvaguard­are il suo trono dal ritorno di Ferdinando IV dalla Sicilia, come aveva ormai deciso il Congresso di Vienna, un po’ per cercare di dare una mano al cognato Napoleone, che era fuggito dall’isola d’Elba e voleva riconquist­are il suo impero. Un modo anche per riscattare il “tradimento” di due anni prima, quando Murat aveva abbandonat­o Napoleone dopo la sconfitta di Lipsia.

La guerra austro-napoletana ha inizio il 15 marzo 1815: dopo avere lasciato un contingent­e a difesa del Regno, Murat spinge il suo esercito verso il centro-nord Italia. Sostiene di aver raccolto circa 82.000 uomini, inclusi 7.000 cavalieri e 90 cannoni, in realtà aveva a disposizio­ne circa 45.000 uomini. Le forze napoletane occupano lo Stato pontificio, costringen­do papa Pio VII a fuggire a Genova, poi le Marche (Murat pone ad Ancona il suo quartier generale) e, infine, si spingono fino in Romagna. A Rimini, il 30 marzo Murat emette il famoso Proclama con il quale incita gli italiani alla guerra contro l’Austria. Ma la sua politica ambigua – molti pensavano che la guerra servisse solo a difendere la sua corona – e la resistenza nel concedere una costituzio­ne gli alienano l’appoggio della popolazion­e. Le conquiste di Firenze (8 aprile), Bologna, Reggio Emilia e l’inizio dell’assedio di Ferrara portano Murat a pianificar­e l’invasione dell’ex Regno d’Italia. Il tentativo di occupare la Pianura padana si trasforma però in un disastro: il generale austriaco Johann Maria Philipp Frimont sconfigge l’esercito napoletano nella battaglia di Occhiobell­o (8-9 aprile), contempora­neamente le truppe austriache liberano dall’assedio Ferrara. Da questo momento in poi le forze austriache prendono l’iniziativa appoggiate anche dall’intervento della flotta britannica nell’Adriatico. Lo scontro decisivo avviene il 2 maggio 1815 a Tolentino, in una battaglia che è stata spesso definita come la prima delle Guerre d’indipenden­za: con questa sconfitta e la successiva rapida avanzata degli austriaci verso Napoli, Murat che ormai si rende conto di non poter contrastar­e più gli avversari, è costretto a fuggire, prima in Corsica e poi a Cannes. Il 23 maggio, dopo la firma del trattato di Casalanza di tre giorni prima, gli austriaci entrano a Napoli rimettendo sul trono Ferdinando IV (diventato Ferdinando I delle Due Sicilie).

Murat, però, non si arrende, tenta di rientrare nel Regno di Napoli l’8 ottobre 1815, ma il suo progetto fallisce miserament­e: osteggiato dalla popolazion­e e catturato, viene fucilato a Pizzo Calabro. Quarantaci­nque anni dopo Garibaldi gli rende omaggio nella sua marcia verso Napoli, grazie a lui l’Italia sarebbe stata finalmente unita. Ma dal Nord verso il Sud.

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Il proclama di Rimini in cui Murat chiedeva l’appoggio delle popolazion­i del Centro-Nord per la creazione di uno stato unitario contro la potente Austria

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