Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I 50 anni del cineasta che ha già vinto tutto

Da Andreotti a Berlusconi, quell’«attrazione» per gli uomini di potere

- Ignazio Senatore

«Cinquant’ anni sono una data che segna: ti guardi indietro e rivedi il film di una carriera da record; guardi avanti e scopri che tutto è ancora da scrivere». Così Paolo Sorrentino, che il 31 maggio taglierà il fatidico traguardo dei cinquant’anni. Napoletano verace, tifosissim­o del Napoli di Maradona, a 16 anni ebbe il permesso dal padre di andare in trasferta a Empoli per seguire la squadra del cuore. I genitori partirono per Roccaraso e morirono avvelenati dal monossido di carbonio per colpa di una stufa difettosa.

Abbandonat­a l’università, Sorrentino mosse i primi passi nel cinema come aiuto regista di Stefano Incerti e Antonio Capuano. «L’uomo in più» (2001), il suo film d’esordio fu premiato con un Nastro d’argento. Cineasta esigente e scrupoloso, per alcuni fin troppo ruvido e spigoloso quando è sul set, ha avuto spesso con gli attori dei rapporti conflittua­li, come lui stesso ha dichiarato: «In genere gli attori non li amo. Si dice, retoricame­nte, che i registi vogliono bene agli attori perché la fragilità di queste creature li intenerisc­e. Non è il mio caso. Io divento cinico con loro, a volte cattivo. Molti di loro si comportano come se fossero ancora bambini che, alla festa di compleanno, recitano la poesia davanti ai genitori e agli zii».

Dotato di un’originalit­à dello sguardo e di una capacità di trasfigura­re il reale, Sorrentino è sempre stato attratto dai personaggi che hanno incarnato il potere politico in Italia; Giulio Andreotti nel capolavoro, «Il divo» (2008) e Silvio Berlusconi in «Loro» (2018).

Nella sua carriera il regista napoletano ha praticamen­te già vinto tutto; un Oscar con «La grande bellezza», 5 David di Donatello, 8 Nastri d’Argento, 4 European Film Awards e un Golden Globe. Dotato di grande ironia («Io faccio sempre lo stesso finale»), deciso a proporre un suo personalis­simo stile («Ho solo paura che di un mio film si dica: bellino. Preferisco l’amore assoluto, conquistar­e o perdere»), forse è rimasto sempre quell’adolescent­e, orfano dei genitori, come traspare da una sua dichiarazi­one: «Mi è rimasta impressa la risposta di un grande scrittore (non ricordo più quale) a chi gli chiedeva perché scrivesse libri. “Cerco il padre” fu la risposta. Si tratta di una sintesi perfetta del mio lavoro. Sono un nostalgico. Il presente non mi interessa, non mi smuove. Provo nostalgia per un’epoca che non ho vissuto. Tutto quello che faccio è un tentativo di conoscere mio padre nella deprimente consapevol­ezza che non ce la farò mai».

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La stella / 1 Paolo Sorrentino ha vinto 1 Premio Oscar, 5 David di Donatello, 8 Nastri d’Argento. 4 European Film Awards e 1 Golden Globe

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