Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Quando Samuel Beckett scrisse per Buster Keaton
Una superfice rugosa si apre lentamente e al suo interno un grande occhio che ricorda quelli del cinema surrealista. Quella stessa ruvida scabrosità che diventa poi un muro, lungo il quale corre un uomo, col suo inconfondibile «pork pie hat», il cappello schiacciato che accompagnò la storia artistica di Buster Keaton. Si apre così «Film», il mediometraggio, l’unico, firmato da Samuel Beckett, il maestro del Teatro dell’Assurdo, girato nel 1964. Opera di cui si occupa un libro, «Beckett e il suo “Film” - Un silenzio visivo» di Alberto Castellano e Filomena
Saggiomo, edito da Phoenix Publishing, edizione napoletana che dal fine settimana lo distribuirà in tutte le librerie italiane. «L’idea del libro – spiega Castellano – nasce da una tesi di laurea della coautrice, Filomena Saggiomo, che risale agli anni ’80 e a cui collaborai già all’epoca. Ripresa parte di quel lavoro, l’abbiamo ampliata, per approfondire la conoscenza di un’esperienza unica, quella di un Beckett sceneggiatore che sceglie un attore iconico del cinema muto per realizzare un film senza parole». Un film portato al festival di Venezia nel 1965 e poi ripreso nel 2013, grazie al restauro, che spinse il regista Ross Lipman e la produzione Milestone a lavorare su «Notfilm», un documentario sulla pellicola, che ricostruisce la versione originale di Beckett, utilizzando un’ampia collezione di ricordi e testimonianze. La prima parte del libro sviluppa un’analisi più semiologica di «Film», mentre la seconda affronta il complesso restauro di Lipman con una sua intervista e con un saggio sul film. Infine un’appendice, «Waiting for silence» e «Not sound», due testi del compositore Antonello Paliotti, ispirati dall’incontro fra Beckett e il musicista John Cage.
«Film»
Il volume parla di un mediometraggio girato nel 1964