Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La Uil: Bagnoli non diventi un polo carcerario

Sgambati: «Le strutture per detenuti sono necessarie ma forse si poteva trovare un’alternativ­a per l’insediamen­to Giusto l’allarme di Invitalia, ora intervenga Provenzano»

- Di Paolo Grassi

Sgambati (Uil): «Sul caso del nuovo carcere a Bagnoli deve intervenir­e il ministro Provenzano».

«Un secondo carcere nell’area di Bagnoli? È previsto da un accordo tra dicasteri, è vero, ma per noi è un errore. Quindi deve intervenir­e, e subito, il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, che guida la Cabina di regia nazionale per la riqualific­azione della zona Occidental­e. Ossia colui sotto la cui giurisdizi­one ricade l’organismo deputato a far ragionare e dialogare le istituzion­i locali e quelle nazionali. Non è pensabile che in una vicenda così delicata come è la rigenerazi­one urbana di Napoli Ovest, già caratteriz­zata da decenni di fallimenti, ancora oggi la mano destra non sappia cosa fa la mano sinistra. O quantomeno che non vi sia condivisio­ne sulle scelte adottate». Giovanni Sgambati, segretario generale della Uil di Napoli e della Campania, ha ben scolpito nel suo Dna sindacale il ruolo di guida delle tute blu. «Di quei lavoratori del siderurgic­o che hanno accettato di chiudere essi stessi l’ex Italsider, la fabbrica simbolo di Napoli, per dare una prospettiv­a di futuro a Bagnoli e a un’intera fetta del capoluogo».

L’allarme «lanciato da Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo di proprietà del ministero dell’Economia, e reso noto ieri dal Corriere del Mezzogiorn­o — riprende Sgambati — non può e non deve essere sottovalut­ato. Anzi, per dirla tutta, non credo sia per niente logica l’ipotesi di promuovere la bonifica e la rinascita di un’area, ricadente nel perimetro del sito di interesse nazionale o adiacente, che nei fatti assomigli più a un polo carcerario che a una nuova Montecarlo... Con tutto il rispetto per le esigenze, importanti­ssime, del sistema penitenzia­rio italiano, è possibile che non vi siano altre zone dove insediare una struttura per la detenzione? Possibile che nessuno abbia ragionato dell’esistenza dell’istituto minorile di Nisida e, spostandos­i di qualche chilometro, di quello femminile di Pozzuoli?».

Un sospiro e il leader Uil riattacca: «È chiaro che l’intera area, come paventa Invitalia, rischia di perdere appeal. L’attrattivi­tà degli investimen­ti è un fattore importante, decisivo. Ripeto, massimo rispetto per le esigenze del ministero di Grazia e Giustizia, ma non c’è altro luogo se non l’ex caserma Battisti per attivare un nuovo istituto penitenzia­rio?».

Poi Sgambati ribadisce l’invito al ministro: «Se un’Agenzia governativ­a, Invitalia, controlata dal Mef, pone oggi una questione così rilevante rispetto a un’iniziativa che vede coinvolti almeno due ministeri, vuol dire che non c’è stata una concertazi­one preventiva. Fosse anche solo di maniera. Certo, la caserma Battisti non rientra nel perimetro di competenza di Invitalia e dunque del commissari­ato di governo. Ma è adiacente a essa e lo sviluppo di un’area non si costruisce per davvero se non si fa sistema. Pure nelle decisioni. Solo Provenzano, concludo, può prendere in mano questa vicenda».

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Segretario Giovanni Sgambati guida la Uil Campania e di Napoli

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