Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La Uil: Bagnoli non diventi un polo carcerario
Sgambati: «Le strutture per detenuti sono necessarie ma forse si poteva trovare un’alternativa per l’insediamento Giusto l’allarme di Invitalia, ora intervenga Provenzano»
Sgambati (Uil): «Sul caso del nuovo carcere a Bagnoli deve intervenire il ministro Provenzano».
«Un secondo carcere nell’area di Bagnoli? È previsto da un accordo tra dicasteri, è vero, ma per noi è un errore. Quindi deve intervenire, e subito, il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, che guida la Cabina di regia nazionale per la riqualificazione della zona Occidentale. Ossia colui sotto la cui giurisdizione ricade l’organismo deputato a far ragionare e dialogare le istituzioni locali e quelle nazionali. Non è pensabile che in una vicenda così delicata come è la rigenerazione urbana di Napoli Ovest, già caratterizzata da decenni di fallimenti, ancora oggi la mano destra non sappia cosa fa la mano sinistra. O quantomeno che non vi sia condivisione sulle scelte adottate». Giovanni Sgambati, segretario generale della Uil di Napoli e della Campania, ha ben scolpito nel suo Dna sindacale il ruolo di guida delle tute blu. «Di quei lavoratori del siderurgico che hanno accettato di chiudere essi stessi l’ex Italsider, la fabbrica simbolo di Napoli, per dare una prospettiva di futuro a Bagnoli e a un’intera fetta del capoluogo».
L’allarme «lanciato da Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo di proprietà del ministero dell’Economia, e reso noto ieri dal Corriere del Mezzogiorno — riprende Sgambati — non può e non deve essere sottovalutato. Anzi, per dirla tutta, non credo sia per niente logica l’ipotesi di promuovere la bonifica e la rinascita di un’area, ricadente nel perimetro del sito di interesse nazionale o adiacente, che nei fatti assomigli più a un polo carcerario che a una nuova Montecarlo... Con tutto il rispetto per le esigenze, importantissime, del sistema penitenziario italiano, è possibile che non vi siano altre zone dove insediare una struttura per la detenzione? Possibile che nessuno abbia ragionato dell’esistenza dell’istituto minorile di Nisida e, spostandosi di qualche chilometro, di quello femminile di Pozzuoli?».
Un sospiro e il leader Uil riattacca: «È chiaro che l’intera area, come paventa Invitalia, rischia di perdere appeal. L’attrattività degli investimenti è un fattore importante, decisivo. Ripeto, massimo rispetto per le esigenze del ministero di Grazia e Giustizia, ma non c’è altro luogo se non l’ex caserma Battisti per attivare un nuovo istituto penitenziario?».
Poi Sgambati ribadisce l’invito al ministro: «Se un’Agenzia governativa, Invitalia, controlata dal Mef, pone oggi una questione così rilevante rispetto a un’iniziativa che vede coinvolti almeno due ministeri, vuol dire che non c’è stata una concertazione preventiva. Fosse anche solo di maniera. Certo, la caserma Battisti non rientra nel perimetro di competenza di Invitalia e dunque del commissariato di governo. Ma è adiacente a essa e lo sviluppo di un’area non si costruisce per davvero se non si fa sistema. Pure nelle decisioni. Solo Provenzano, concludo, può prendere in mano questa vicenda».