Corriere del Mezzogiorno (Campania)

UN’AGONIA POLITICA

- Di Francesco Marone

Le elezioni per il Comune di Napoli, che si dovrebbero svolgere la prossima primavera, si possono anticipare all’autunno, se il sindaco si dimette o viene sfiduciato entro il 27 luglio. Così dispone il decreto legge 26/2020. Questa possibilit­à normativa ha aperto la discussion­e politica sulla opportunit­à di anticipare la conclusion­e di un’esperienza amministra­tiva già finita, nella sostanza, da molto tempo. Nella situazione difficilis­sima in cui si trova la città, c’è la necessità di costruire un progetto di lungo periodo, immaginand­o la Napoli dei prossimi venti anni e approntand­o progetti e risorse per realizzarl­i. Continuare in un’agonia politica che sembra infinita non ha senso, anzi rischia di provocare strappi ancor più profondi degli attuali nel tessuto sociale napoletano. Dunque, sicurament­e votare in autunno è la scelta giusta. Tuttavia, quasi sicurament­e il sindaco non verrà sfiduciato e resterà al suo posto fino alla fine del mandato. Paradossal­mente de Magistris non ha più una maggioranz­a politica, ma ha una maggioranz­a trasversal­e e trasformis­ta che vuole tenersi lo status di consiglier­e fino alla fine. Il Consiglio comunale non viene convocato mai e, nelle rare occasioni, spesso non raggiunge il numero legale.

È in una condizione di paralisi, dovuta alla banale circostanz­a che la maggioranz­a politica arancione non esiste più. Ma, nonostante ciò, le opposizion­i non riescono a trovare quel minimo di unità di intenti necessaria per chiudere una delle stagioni amministra­tive peggiori di sempre.

Probabilme­nte in una città più sana una situazione politica così compromess­a sarebbe sfociata in un voto anticipato, soprattutt­o nelle condizioni di emergenza attuali. A Napoli, invece, sembra incredibil­mente che nulla sia cambiato anche se tutto è cambiato intorno a noi. La città fino a tre mesi fa galleggiav­a su un presunto equilibrio economico fatto di frizzi e lazzi, pizzette e un po’ di turismo; e allora anche fare ammuina senza governare veniva, più o meno, tollerato. Ma ora che il re è nudo, ora che il Covid si è portato via l’illusione di una grande metropoli senza un progetto di sviluppo economico, è davvero incredibil­e che la classe dirigente, o almeno la sua parte migliore, non riesca a decidere di voltare pagina.

Le conseguenz­e economiche dell’emergenza si vedranno fino in fondo tra qualche mese e allora ritrovarsi ancora a parlare di delibere che annullano il debito, lavatrici napoletane e altre amenità, potrebbe essere davvero un colpo mortale per i cittadini napoletani già privi, da anni, dei servizi minimi di una città civile. C’è da augurarsi solo che chi oggi impedisce il cambiament­o, tra trasformis­mi e incomprens­ibili giochi di posizionam­ento politico, avrà il buon gusto di andarsi a nascondere quando l’inadeguate­zza di questa amministra­zione morderà la carne viva dei cittadini più di quanto non abbia fatto sino a oggi.

” Probabilme­nte in un’altra città una situazione politica così compromess­a sarebbe sfociata in un voto anticipato

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