Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Di Maio tuttofare, ma l’era del bibitaro non è mai iniziata

- di Marco Marsullo

Una volta mio cuggino – le due g non sono un refuso, tranquilli, se non avete colto forse non avete mai ascoltato Elio e le Storie Tese – mi ha detto che sa un colpo segreto che se te lo dà dopo tre giorni muori. Cosa c’entra questa storia? Tenetela a mente, ci tornerà utile tra qualche riga. Luigi Di Maio è stato intervista­to da Maurizio Costanzo, l’intervista andrà in onda stasera e tutti noi — naturalmen­te — non vediamo l’ora di ascoltarla.

Un dettaglio, però, è già emerso: l’attuale ministro degli Esteri ha ammesso che, in realtà, lui non ha mai fatto il bibitaro fuori dallo stadio San Paolo di Napoli, e che la foto che gira da anni è un fake. Poi ha anche chiarito che fare il bibitaro non è una cosa disdicevol­e (e vorrei pure vedere). Ha aggiunto, inoltre, che lui ha sì bazzicato lo stadio San Paolo, durante qualche estate, ma in giacca e cravatta per accogliere in tribuna vip i pezzi grossi che andavano a guardare le partite degli azzurri, compreso il presidente del Napoli (ancora non ci è stato rivelato quale presidente, però). Torniamo a mio cuggino, quella della mossa segreta. Ricordate? A mia memoria – pandemie a parte – i campionati d’estate sono fermi, no? Però magari mi sbaglio io. Di

Maio è un personaggi­o controvers­o, chiacchier­ato, criticato, ma di lui mi è sempre piaciuta la fame. Di Maio è uno che si lancia, pure se una cosa, magari, non la sa fare benissimo. Gli propongono di fare il ministro dell’Economia? Lui lo fa. Poi gli offrono il ministero degli Esteri? Lui si butta, si mette a studiare l’inglese, va ad accogliere Silvia Romano all’aeroporto e dice che non è stato pagato nessun riscatto per riaverla; che – per lo meno – lui così sa.

Luigi Di Maio può non piacervi, può stare dalla parte politica che proprio non vi va giù, ma come Trump incarna a menadito il sogno americano, Gigino rappresent­a quello italiano. Anzi, quello napoletano, anche se in verità è nato ad Avellino. Se per questo pure Clementino, il rapper, però lui canta Napoli e tutta Italia pensa che sia napoletano. Va be’, vecchia storia per la quale se sei nato fino all’ultimo metro del confine con il Molise: sei di Napoli.

È per questo motivo che la gente, quando incontra noi napoletani, ci domanda sempre: ma di NapoliNapo­li? La cosa che più mi incuriosis­ce dell’intervista integrale di Costanzo a Di Maio è vedere come si porrà l’inventore del Costanzo Show di fronte al politico. Perché Costanzo è uno che non le manda a dire, incalza, vuole capire, già di suo è sempre stato così, poi con l’età ha sviluppato quella sana strafotten­za di chi non deve più dimostrare niente a nessuno, per cui non puoi raccontarg­li storielle.

Lui vuole sapere i fatti, chiari e tondi. Quindi, stasera mettiamoci comodi davanti alla television­e, sui divani che hanno fatto la nostra forma durante la quarantena (magari stiamoci un altro pochino, invece di uscire tutti i giorni, consiglio mio non richiesto) e, soprattutt­o, facciamoci portare da bere. Anzi, pardon: alziamoci e prendiamo qualcosa da bere, autonomame­nte, dal frigo. L’era dei bibitari è finita, ormai.

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