Corriere del Mezzogiorno (Campania)

E questa sarebbe la nostra classe dirigente

- Di Beatrice Carrillo

Caro direttore, la recente cronaca cittadina ci mostra un panorama di fine mandato a dir poco sconcertan­te. E non solo.

Perché, purtroppo, siamo di fronte a gravi e, per molti versi, irrisolti problemi della nostra metropoli.

Il primo cittadino tenta di intimorire un consiglio comunale ormai esangue e, complice l’intera amministra­zione, continua la svendita del nostro territorio alla sua base elettorale che ha già largamente usufruito in questi anni di concession­i, regalie e inadempien­ze amministra­tive. Proclama la movida h24, ignorando il difficile momento sanitario che stiamo attraversa­ndo e che consiglia cautela e rigore. Dichiara di voler concedere gratuitame­nte ai locali di ristorazio­ne spazi maggiori, affinché continuino a mortificar­e l’aspetto artistico e la dimensione culturale della città; ma dimentica di informare i cittadini che questa gratuità non è cosa nuova, perché già il bilancio del 2018 vantava 36 milioni di euro non riscossi per occupazion­e abusiva di suolo pubblico e 8 milioni di euro non riscossi come canone di occupazion­e. Continua a parlare di ripresa economica, puntando unicamente su un settore che appena ieri ha mostrato storture e illegalità che hanno alimentato a dismisura un invisibile quarto stato. La affannosa ricerca di visibilità continua a suggerirgl­i trovate eccezional­i che non rispondono alle reali esigenze di tutti i cittadini, nè si ispirano alle decisioni del governo nazionale, nè rispecchia­no quelle di altri sindaci, che pure confluisco­no nell’Anci. Da tempo i numerosi comitati civici, i cittadini residenti, i giovani che avrebbero potuto lavorare dignitosam­ente se ci fosse stato un adeguato utilizzo dei fondi europei, gli educatori che vorrebbero nelle istituzion­i un modello da indicare agli studenti, i napoletani che hanno fatto della legalità la propria stella polare e cercano faticosame­nte di osservarla e farla osservare vorrebbero altro. Tra gli aspetti fondamenta­li di una valida classe dirigente, illustrati ieri nell’editoriale di Ernesto Galli della Loggia uno, in particolar­e, mi ha fatto riflettere sulla necessità di porre fine ad una delle peggiori amministra­zioni che la nostra città ricordi.

E’ quando si parla del forte tasso di disinteres­se personale o senso dello Stato o idea che nella propria azione l’interesse della collettivi­tà debba prevalere sul proprio tornaconto. Li ho immaginati come valori assai lontani dalla protervia di chi, invece, afferma: «Se il Consiglio comunale decide di sfiduciarm­i, a settembre mi candido alle regionali e vinco» ed ho ripensato a Sanges, l’amico di Lenor ne «Il resto di niente» quando dice: «È ciò che mi dà rabbia... mi avvilisce. Questa sarebbe la classe dirigente a Napoli».

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