Corriere del Mezzogiorno (Campania)
E questa sarebbe la nostra classe dirigente
Caro direttore, la recente cronaca cittadina ci mostra un panorama di fine mandato a dir poco sconcertante. E non solo.
Perché, purtroppo, siamo di fronte a gravi e, per molti versi, irrisolti problemi della nostra metropoli.
Il primo cittadino tenta di intimorire un consiglio comunale ormai esangue e, complice l’intera amministrazione, continua la svendita del nostro territorio alla sua base elettorale che ha già largamente usufruito in questi anni di concessioni, regalie e inadempienze amministrative. Proclama la movida h24, ignorando il difficile momento sanitario che stiamo attraversando e che consiglia cautela e rigore. Dichiara di voler concedere gratuitamente ai locali di ristorazione spazi maggiori, affinché continuino a mortificare l’aspetto artistico e la dimensione culturale della città; ma dimentica di informare i cittadini che questa gratuità non è cosa nuova, perché già il bilancio del 2018 vantava 36 milioni di euro non riscossi per occupazione abusiva di suolo pubblico e 8 milioni di euro non riscossi come canone di occupazione. Continua a parlare di ripresa economica, puntando unicamente su un settore che appena ieri ha mostrato storture e illegalità che hanno alimentato a dismisura un invisibile quarto stato. La affannosa ricerca di visibilità continua a suggerirgli trovate eccezionali che non rispondono alle reali esigenze di tutti i cittadini, nè si ispirano alle decisioni del governo nazionale, nè rispecchiano quelle di altri sindaci, che pure confluiscono nell’Anci. Da tempo i numerosi comitati civici, i cittadini residenti, i giovani che avrebbero potuto lavorare dignitosamente se ci fosse stato un adeguato utilizzo dei fondi europei, gli educatori che vorrebbero nelle istituzioni un modello da indicare agli studenti, i napoletani che hanno fatto della legalità la propria stella polare e cercano faticosamente di osservarla e farla osservare vorrebbero altro. Tra gli aspetti fondamentali di una valida classe dirigente, illustrati ieri nell’editoriale di Ernesto Galli della Loggia uno, in particolare, mi ha fatto riflettere sulla necessità di porre fine ad una delle peggiori amministrazioni che la nostra città ricordi.
E’ quando si parla del forte tasso di disinteresse personale o senso dello Stato o idea che nella propria azione l’interesse della collettività debba prevalere sul proprio tornaconto. Li ho immaginati come valori assai lontani dalla protervia di chi, invece, afferma: «Se il Consiglio comunale decide di sfiduciarmi, a settembre mi candido alle regionali e vinco» ed ho ripensato a Sanges, l’amico di Lenor ne «Il resto di niente» quando dice: «È ciò che mi dà rabbia... mi avvilisce. Questa sarebbe la classe dirigente a Napoli».