Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Troppe restrizioni per il Covid», chiude il Bogart A Salerno è stato il locale-culto delle feste anni ‘90
Il colpo di grazia gliel’hanno inferto il lockdown e le misure di contenimento dettate dall’emergenza coronavirus. Era già da alcuni anni infatti che il Bogart club, uno dei locali più noti e frequentati della movida salernitana, aveva perso lo smalto e soprattutto il prestigio che si era guadagnato nei suoi tempi migliori. Così l’attuale gestore, l’ex disc-jockey oggi imprenditore del by night Maurizio Maffei, originario di Solofra ma salernitano d’adozione, stretto anche nelle difficoltà economiche, ha deciso di gettare la spugna dopo quindici anni. E lo ha comunicato attraverso Facebook: «Scrivere di dover chiudere questa attività significa prima di ogni cosa essere onorati di quello che è stato il Bogart, sono stato fortunato di averlo fatto vivere per tanti anni». Maffei non fa mistero dei motivi che lo hanno spinto a una decisione così drastica: «Non ci sono le condizioni per proseguire - ha detto in un’intervista - c’è troppa incertezza sui tempi, le modalità, le prescrizioni e continuare ad andare avanti per la sola illusione di avere un locale tra le mani è un vero e proprio suicidio». Una condizione comune a tutte le discoteche al chiuso che devono rimodularsi sulla scorta delle forti restrizioni imposte per gli assembramenti. «Bisogna trovare un giusto equilibrio tra l’investimento economico e la possibilità di far divertire tante persone e questo oggi non è affatto facile», l’amara riflessione di Maffei che comunque annuncia nuove avventure imprenditoriali. La chiusura del Bogart ha colpito in particolar modo la generazione dei professionisti salernitani over 50. All’inizio degli anni ‘90, prima che scoppiasse Tangentopoli, il Bogart di via Rafastia, nel centro storico salernitano, era sinonimo di locale elegante dove era possibile cenare, ballare o assistere a un concerto jazz. Qui si sono esibiti grandi della musica come Gloria Gaynor e persino Claudio Baglioni in uno di quei live a sorpresa che aveva sperimentato all’apice della carriera. Ma sono state soprattutto le feste private l’atout del locale, quelle organizzate dall’Associazione Playboy Salernitani, presieduta dall’imprenditore Maurizio Pastore, e alle quali partecipavano politici, magistrati, avvocati e giornalisti. Poi il lento declino e l’imprevista fine.