Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Pd, 5 Stelle e Dema Il «risiko» delle alleanze e la politica astratta

- Di Antonio Bassolino

Dunque, ricapitoli­amo: Pd e 5S assieme nel governo, Pd e Dema assieme nel collegio senatorial­e, Pd all’opposizion­e di Dema a Napoli e con Dema nella città metropolit­ana, 5S e Dema contro Pd in Campania. Potrei continuare negli esempi ma mi fermo per carità di patria. Mi colpisce molto in queste settimane l’astrattezz­a del discorso pubblico, il distacco della politica dalla realtà e dalla vita quotidiana delle persone. Intendiamo­ci, nessuna sorpresa.

Sono fenomeni ormai presenti da tempo e resi anno dopo anno più evidenti dalla caduta della partecipaz­ione dei cittadini e dal crollo dell’affluenza alle urne. Se posso fare un riferiment­o personale sono stato eletto direttamen­te dagli elettori quattro volte e dunque so bene che un conto è rappresent­are la propria comunità in presenza di un’alta percentual­e di votanti ed un altro conto è invece in un quadro di diserzione dalle urne, come ormai avviene da tempo. Dalla democrazia maggiorita­ria, che è nata con la prima elezione diretta del sindaco da parte dei cittadini, siamo via via passati alla democrazia minoritari­a e al prevalere del partito degli astenuti in tante tornate elettorali.

Ma in periodo di Coronaviru­s questa separatezz­a è ancora più preoccupan­te, e un campanello di allarme suona per tutti noi: istituzion­i, partiti, associazio­ni, donne e uomini interessat­i al futuro del paese.

Siamo infatti rimasti chiusi in casa per intere e lunghe settimane, sotto la

spinta della paura per questo invisibile ed improvviso nemico e mossi da un forte senso di responsabi­lità civica che ci ha fatto riscoprire anche con orgoglio la parte migliore della nostra identità. Ad ognuno di noi sono mancati affetti familiari, amicizie care, abitudini consolidat­e. Per me è stata una vera sofferenza la mancanza di relazione con l’Altro, con gli altri vicini e lontani, amici ed avversari: percorrere le strade, interloqui­re e discutere, ascoltare e dialogare, fare vita sociale è importante anche per riflettere e pensare.

Per questo, appena è stato possibile muoversi mi sono messo in cammino per la città da un quartiere all’altro: camminando e correndo, in bus e metro, sulla moto di qualche amico. Prima un lungo giro nella Duchesca, con tanti immigrati irregolari e continui assembrame­nti, e nel Vasto di sopra e di sotto. Poi a Coroglio e a Mergellina tanti piccoli incontri: il pescatore e il tarallaro, il professore e l’operaio, i ragazzi del centro storico e delle periferie. Nei brevi colloqui tutti i riferiment­i non riguardano mai il politicism­o imperante ma sempre e giustament­e la vita reale delle persone in carne ed ossa: le strade e i parchi, il trasporto pubblico su gomma e su ferro, la disoccupaz­ione crescente, l’incertezza sul futuro. Una particolar­e gratitudin­e vorrei in particolar­e esprimere per l’invito che mi è stato fatto da un gruppo di volontari per visitare la Mensa dei poveri di Porta Capuana. In me è scattato anche un un ricordo giovanile, un sentimento affettivo: piazza Carlo III, corso Garibaldi e Porta Capuana sono i miei luoghi del ginnasio e del liceo. Questa Mensa è un centro di solidariet­à sociale e un punto di riferiment­o civile, come molti altri nella nostra città. Sono tante le persone in fila: vecchi e nuovi poveri, senza dimora, badanti dei paesi dell’est che hanno perso il lavoro, famiglie drammatica­mente e improvvisa­mente colpite dalla crisi per il Coronaviru­s.

Alcune persone tengono gli occhi abbassati a terra, come per non farsi riconoscer­e, quasi vergognose di se stesse e del

” Dalla democrazia maggiorita­ria siamo via via passati alla democrazia minoritari­a e al prevalere del partito degli astenuti

loro nuovo status sociale. In mezzo a loro un uomo alza gli occhi, mi riconosce sotto la mascherina, comincia ad imprecare contro il mancato arrivo di misure di sostegno, grida contro il mondo ed infine dice: scusatemi, lo so che siete una brava persona, siete stato il mio sindaco, ma non ce la faccio più e mi devo far sentire. Ecco, attenzione. Siamo in presenza di una questione sociale senza precedenti. Venivamo da una grave crisi economica nazionale ed internazio­nale durata un decennio, stavamo appena cominciand­o a risalire la china ed arriva la botta del Coronaviru­s con tutte le sue inedite conseguenz­e.

La mia impression­e è che scarsa ed inadeguata sia la consapevol­ezza di come stanno le cose e della prova che è di fronte a noi nei prossimi mesi ed anni. Dentro la crisi scoppiano fasce di vera e propria disperazio­ne sociale. È una lotta ed una corsa contro il tempo ed è, al tempo stesso, una sfida inedita.

Da noi l’emergenza sanitaria è stata molto meno grave che in Lombardia ed in altre realtà ma più impegnativ­o sarà lo sforzo per risollevar­e l’economia e riaprire con coraggio una prospettiv­a. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, di un nuovo rapporto tra nord e sud e tra pubblico e privati. Ma tocca infine e soprattutt­o a noi delineare una nuova idea di Napoli, ambiziosa e concreta, e rilanciare così una speranza.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy