Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Oggi l’aula alla prova delle (21) dimissioni Ma l’opposizione è divisa
Rischio scioglimento per de Magistris. Ma i partiti sono divisi
Per la quarta volta dal 2011 l’opposizione in Consiglio comunale prova a mandare a casa de Magistris. Ma stavolta non con la raccolta delle canoniche 16 firme per poi calendarizzare e ed eventualmente approvare con la maggioranza dei presenti una mozione di sfiducia, bensì ricorrendo direttamente alle dimissioni di 21 consiglieri che determinerebbero lo scioglimento dell’aula.
Per la quarta volta dal 2011 l’opposizione in Consiglio comunale prova a mandare a casa de Magistris. Ma stavolta non con la raccolta delle canoniche 16 firme per poi calendarizzare e ed eventualmente approvare con la maggioranza dei presenti una mozione di sfiducia, ma ricorrendo direttamente alle dimissioni di 21 consiglieri che determinerebbero lo scioglimento dell’aula. Il tutto, con tanto di notaio presente in Consiglio (dovrebbe essere presente tra il pubblico) pronto a raccogliere le dimissioni dei consiglieri. Ma andrà davvero a finire così? Questo si potrà vedere solo oggi. Perché, come sempre, i partiti non solo sono contro tra loro ma sono spaccati al loro interno per il clima elettorale che si respira in vista delle Regionali su cui de Magistris giocherà un ruolo tanto da candidato, tanto da sindaco in carica.
L’appuntamento è per questa mattina in aula. L’input è partito da Forza Italia e Fratelli d’Italia, poi si è accodato il Partito democratico. Altri si regoleranno al momento in base al numero di dimissioni raccolte. E il caso di Italia viva e forse anche del M5S e di alcuni consiglieri del gruppo Misto; gruppo, quest’ultimo, del quale non è neppure certa la presenza in aula di tutti i suoi esponenti. Assente, ma perché impegnata con il «Dl Scuola» a Montecitorio, anche Mara Carfagna.
In caso di scioglimento, alla luce dell’ultimo Dpcm del governo, si andrebbe al voto per eleggere il nuovo sindaco insieme alle elezioni Regionali che si dovrebbero tenere il prossimo 20 settembre. Per il Comune di Napoli si tratterebbe di una vacatio politica e amministrativa abbastanza lunga con la gestione della Fase 2 e l’approvazione del bilancio affidati ad un Commissario prefettizio. Una considerazione che in molti stanno facendo in queste ore al Comune di Napoli, anche tra i banchi dell’opposizione.
L’esito della raccolta firme dipende molto anche da De Luca a cui, per tanti motivi, pare non convincere l’idea di un doppio voto Regionali-Comunali. Ed anche perché a De Luca, in caso di successo alle prossime Regionali, non dispiacerebbe incidere direttamente nella scelta del nome del candidato sindaco di Napoli del centrosinistra. In consiglio sono vicini al presidente delle Regione, oltre ovviamente ai tre consiglieri del Pd, anche i tre de «La Città» e Nino Simeone del gruppo Misto. A sostegno del governatore uscente sarà in campo a setgruppo tembre anche Gabriele Mundo nelle fila di Italia viva, gruppo politico neo-costituitosi al Comune che per ora è in stand by e che chiede al Pd di lasciare le deleghe che gestisce con de Magistris nella Città metropolitana prima di valutare la sfiducia del sindaco (che in caso di scioglimento del Comune di Napoli decadrebbe anche dalla Città metropolitana). Gabriele Mundo, inoltre, è il riferimento politico di Rosaria Mirra, sempre di Italia viva. Ecco perché, fatti due conti, si capisce che De Luca, se vuole, può incidere almeno su 9 consiglieri se non anche su altri 2 eletti del gruppo Misto.
Dal canto suo de Magistris può contare su 7 voti di Dema, su 4 della Sinistra, su 4 0 5 del Misto e su 2 dei Verdi, oltre che sul suo voto. E sono 18. Poi c’è Italia Viva, che con i suoi 3 consiglieri non vuole farsi condizionare del Pd; e ci sono i 2 consiglieri dell’M5s, tra i pochi a spiegare in anticipo la valutazione che faranno oggi in aula ritenendo quella odierna una «sfiducia elettorale». «Questo atto, presentato a pochi mesi dalle prossime elezioni regionali — scrivono in una nota i portavoce comunali Marta Matano e Matteo Brambilla — appare più una manovra di riposizionamento dei partiti per la composizione delle liste, piuttosto che un’azione di sfiducia politica all’operato dell’Amministrazione de Magistris o nell’interesse dei cittadini». «Tale atto — rimarcano consentirebbe solo al sindaco di non assumersi le responsabilità del suo fallimento politico amministrativo, che sarebbe stato sancito alla presentazione del rendiconto 2019. Crediamo che una sfiducia debba essere presentata su basi politiche oggettive, come la mancata approvazione del rendiconto e la mancata approvazione dei provvedimenti di riequilibrio finanziario; è su questo che si
vedrà chi vuole solo salvare politicamente il sindaco e non vuole il bene dei cittadini. Ci riserviamo di valutare concretamente le posizioni degli altri gruppi consiliari in ordine ad una sfiducia politica al sindaco». L’M5s è tra i pochi a scoprire le proprie carte prima della seduta di oggi. Tutti gli altri nicchiano, aspettano di capire cosa accadrà. Qualcuno pare non sarà in aula. Altri ancora, se candidati alle prossime Regionali, vorrebbero farlo comunque sotto l’ombrello di un posto in consiglio comunale e per questo c’è chi sotto sotto spera che non si proceda né con la sfiducia né con le dimissioni di massa.
Dal canto suo il sindaco fa spallucce. De Magistris ritiene che sciogliere il Comune «prima del voto sul bilancio» che contiene l’azzeramento delle imposte comunali per tutto il 2020 per gli esercizi commerciali, sia «una follia». Ma al tempo stesso dice: «Se verrò sfiduciato mi candiderà alle regionali di settembre e batterò De Luca». Poche ore ancora, poi la verità verrà a galla.