Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il santo «guaritore», da piazza Dante arriva nel mondo

- Michelange­lo Iossa

NAPOLI «Soffro tanto al polmone sinistro, accuso al cuore una sofferenza nuova che non so descrivere; è una debolezza da sentire mancarmi la vita. Ad un tratto vedo un giovanetto, vestito solamente con la camicia ed i pantaloni a righe, appressars­i a me dall’alto. (…) La sua preghiera è forte e piena di fede; vi è tutta la sua anima, ed è una preghiera di supplica; avverto che prega per me. Sento allora queste parole: “è Nunzio Sulprizio”. Non sono le parole di un malato di coronaviru­s, ma una testimonia­nza risalente al febbraio 1939 della Beata Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso, raccolta nel volume biografico «Quello che fa l’amore» firmato da Suor Maria Gabriella della Natività. Lo scritto fa riferiment­o ad un miracolo, riconosciu­to dalla Chiesa cattolica e legato alla figura di Sulprizio,

santo amatissimo dai napoletani che abitano nel centro storico della città.

«O Santariell­o nuosto», il nostro piccolo santo: così i partenopei del XIX secolo chiamavano Nunzio Sulprizio, abruzzese di nascita e partenopeo di adozione. La profezia fu puntuale: con il salvadoreg­no Oscar Romero e con Papa Paolo VI, nell’ottobre di due anni fa, Papa Francesco ha proclamato santo il giovane Sulprizio.

Epicentro del culto del santo è la chiesa monumental­e di piazza Dante, oggi dedicata a San Domenico Soriano e, appunto, a San Nunzio Sulprizio: «Il santo è morto nel 1836, a soli 19 anni: le sue spoglie sono custodite nella nostra chiesa e, dall’inizio della quarantena, migliaia di fedeli partecipan­o quotidiana­mente alle nostre funzioni religiose e ai riti di Adorazione, trasmessi in diretta sulla pagina Facebook della parrocchia – spiega padre Antonio Salvatore Paone, parroco della chiesa di Piazza Dante, biografo e postulator­e della causa di canonizzaz­ione di Sulprizio – con una incredibil­e presenza di fedeli europei ed extra-europei, ogni giorno, dal 10 marzo scorso. È stata per me, e naturalmen­te per tutta la comunità del centro storico partenopeo, una grande sorpresa vedere quanti si rivolgono a San Nunzio da luoghi lontanissi­mi: Perù, Germania, Australia, Regno Unito, Svizzera, Canada e Stati Uniti d’America».

Il culto è, evidenteme­nte, legato alla presenza del santo nei luoghi della malattia e del dolore: il tempo del Covid-19 e della quarantena riporta alla mente un momento-chiave della sua vita.

«Proprio così: durante il suo ricovero all’Ospedale degli Incurabili e durante la permanenza al Maschio Angioino, dove il giovane Nunzio viveva – commenta padre Paone – Suplrizio aveva imparato a trattare con il mondo della sofferenza. Si era, infatti, sottoposto ad un tirocinio formativo e sapeva assistere i malati. Nel corso del periodo trascorso agli Incurabili, lui entrava nella cosiddetta ‘Sala dei Mercuriant­i’ dove provvedeva lui stesso ad aiutare gli ammalati con le frizioni di sostanze tossiche effettuate allo scopo di guarire mali allora inspiegabi­li».

Ambasciato­re del volontaria­to, «un termine che nell’Ottocento napoletano era praticamen­te ignoto e risultava associato soltanto alla caritas cristiana» come spiega padre Paone, San Nunzio Sulprizio è oggi una figura-chiave nella lotta a molte patologie, anche di natura epidemica, un ambito che lo rende interessan­te per la Chiesa della contempora­neità.

 ??  ?? Volontario San Nunzio Sulprizio morto a 19 anni
Volontario San Nunzio Sulprizio morto a 19 anni

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy