Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il santo «guaritore», da piazza Dante arriva nel mondo
NAPOLI «Soffro tanto al polmone sinistro, accuso al cuore una sofferenza nuova che non so descrivere; è una debolezza da sentire mancarmi la vita. Ad un tratto vedo un giovanetto, vestito solamente con la camicia ed i pantaloni a righe, appressarsi a me dall’alto. (…) La sua preghiera è forte e piena di fede; vi è tutta la sua anima, ed è una preghiera di supplica; avverto che prega per me. Sento allora queste parole: “è Nunzio Sulprizio”. Non sono le parole di un malato di coronavirus, ma una testimonianza risalente al febbraio 1939 della Beata Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso, raccolta nel volume biografico «Quello che fa l’amore» firmato da Suor Maria Gabriella della Natività. Lo scritto fa riferimento ad un miracolo, riconosciuto dalla Chiesa cattolica e legato alla figura di Sulprizio,
santo amatissimo dai napoletani che abitano nel centro storico della città.
«O Santariello nuosto», il nostro piccolo santo: così i partenopei del XIX secolo chiamavano Nunzio Sulprizio, abruzzese di nascita e partenopeo di adozione. La profezia fu puntuale: con il salvadoregno Oscar Romero e con Papa Paolo VI, nell’ottobre di due anni fa, Papa Francesco ha proclamato santo il giovane Sulprizio.
Epicentro del culto del santo è la chiesa monumentale di piazza Dante, oggi dedicata a San Domenico Soriano e, appunto, a San Nunzio Sulprizio: «Il santo è morto nel 1836, a soli 19 anni: le sue spoglie sono custodite nella nostra chiesa e, dall’inizio della quarantena, migliaia di fedeli partecipano quotidianamente alle nostre funzioni religiose e ai riti di Adorazione, trasmessi in diretta sulla pagina Facebook della parrocchia – spiega padre Antonio Salvatore Paone, parroco della chiesa di Piazza Dante, biografo e postulatore della causa di canonizzazione di Sulprizio – con una incredibile presenza di fedeli europei ed extra-europei, ogni giorno, dal 10 marzo scorso. È stata per me, e naturalmente per tutta la comunità del centro storico partenopeo, una grande sorpresa vedere quanti si rivolgono a San Nunzio da luoghi lontanissimi: Perù, Germania, Australia, Regno Unito, Svizzera, Canada e Stati Uniti d’America».
Il culto è, evidentemente, legato alla presenza del santo nei luoghi della malattia e del dolore: il tempo del Covid-19 e della quarantena riporta alla mente un momento-chiave della sua vita.
«Proprio così: durante il suo ricovero all’Ospedale degli Incurabili e durante la permanenza al Maschio Angioino, dove il giovane Nunzio viveva – commenta padre Paone – Suplrizio aveva imparato a trattare con il mondo della sofferenza. Si era, infatti, sottoposto ad un tirocinio formativo e sapeva assistere i malati. Nel corso del periodo trascorso agli Incurabili, lui entrava nella cosiddetta ‘Sala dei Mercurianti’ dove provvedeva lui stesso ad aiutare gli ammalati con le frizioni di sostanze tossiche effettuate allo scopo di guarire mali allora inspiegabili».
Ambasciatore del volontariato, «un termine che nell’Ottocento napoletano era praticamente ignoto e risultava associato soltanto alla caritas cristiana» come spiega padre Paone, San Nunzio Sulprizio è oggi una figura-chiave nella lotta a molte patologie, anche di natura epidemica, un ambito che lo rende interessante per la Chiesa della contemporaneità.