Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Confindustria, guerra di successione
Avellino, Caserta, Salerno e Benevento chiedono a Grassi (Napoli) di lasciare la presidenza campana
«Abbiamo atteso dieci giorni prima di scrivere questa nota, nella speranza di avere un momento di confronto all’interno del quale chiarire le nostre posizioni...». Comincia così la lettera inviata da Prete, Liverini, Bruno e Traettino a Vito Grassi.
La prima mossa la muovono i presidenti delle associazioni di Salerno (Andrea Prete), Benevento (Filippo Liverini), Avellino (Giuseppe Bruno) e Caserta (Gianluigi Traettino).
La lettera
I quattro leader confindustriali, infatti, martedì scorso, 2 giugno, inviano una lettera al collega Vito Grassi, che guida l’Unione di Napoli e la federazione regionale degli imprenditori, oltre a essere alla testa del Consiglio delle rappresentanze regionali (Crr) dell’associazione guidata da Carlo Bonomi, ruolo che gli garantisce — di diritto — anche la vicepresidenza nazionale. «Abbiamo atteso dieci giorni prima di scrivere questa nota, nella speranza di avere un momento di confronto all’interno del quale chiarire le nostre posizioni — esordiscono Prete, Liverini, Bruno e Traettino —. Non essendoci stata la possibilità, ti inviamo alcune riflessioni, che riteniamo imprescindibili per affrontare il futuro della nostra Confindustria Regionale». E ancora: «Nel corso del nostro ultimo Consiglio di presidenza (regionale) del 14 novembre 2019 abbiamo condiviso l’importanza strategica di una candidatura campana nella squadra di presidenza di Confindustria (nazionale) e, compatti, abbiamo lavorato affinché questo
accadesse, anche rinunciando a qualche legittima aspettativa». Al fine «di consentirti di mantenere il possesso dei requisiti per concorrere alla presidenza del Consiglio delle rappresentanze regionali approvammo all’unanimità una modifica di Statuto che prorogava la scadenza del mandato (di leader campano) al 29 maggio 2020». Dunque, per essere chiamato alla testa del Crr, cosa che è avvenuta nelle scorse settimane, Vito Grassi doveva essere necessariamente presidente della federazione regionale. Casella che, invece, sulla base di rotazioni codificate dallo statuto, già dalla fine dello scorso anno doveva essere occupata da un altro leader territoriale (per la cronaca: Traettino). «In base alle norme in vigore — proseguono Prete, Liverini, Bruno e Traettino rivolgendosi sempre a Grassi — ti è data la possibilità di essere confermato (al Crr) su indicazione del presidente (Bonomi) anche per il secondo biennio. La norma statutaria che sarà proposta al Consiglio generale il prossimo 4 giugno potrebbe creare un impedimento alla tua permanenza nella presidenza nazionale per tutti i quattro anni. Ti consigliamo di attivarti per provare a porre riparo, nel tuo interesse». Poi la bordata. «Ci preme sottolineare che questo non potrà condizionare il principio di alternanza a base della nostra rappresentanza regionale». Una comunicazione che suona più o meno come un avviso di sfratto.
La risposta
Appena 24 ore e, il 3 giugno, Grassi scrive ai colleghi: «Cari Pino, Filippo, Gianluigi e Andrea, mentirei se non manifestassi quanto meno stupore nel ricevere una lettera quale unico confronto possibile tra noi... sono stato il primo a chiamare ognuno di voi, Gianluigi in primis, per trasferire un tema di statuto assolutamente imprevisto prima del 20 maggio, data dell’assemblea». Con lo stesso Traettino «sono seguiti numerosi e lunghi confronti, con Andrea e Filippo altrettanto, forse solo con Pino siamo rimasti al primo colloquio, ma per le ragioni che già conoscete approfonditamente». E qui il leader dell’Unione di palazzo Partanna entra nel merito: «Parliamo della necessità di mantenere la carica di presidente regionale per almeno i primi 2 anni secondo lo statuto vigente, nel caso si fosse eletti alla presidenza del Crr. La mia elezione, non certo scontata, dopo avere ottenuto l’unanimità di proposta da parte delle 8 regioni meridionali, condizione richiesta dal presidente Bonomi ma, è avvenuta 2 giorni prima dell’assemblea, in cui è stata poi votata l’intera squadra di presidenza». A quel punto, «mentre pensavo alla lettera di felicitazioni e ringraziamento alla mia compagine regionale che aveva per prima creduto nel risultato, la doccia fredda: la notifica del vincolo di statuto come monito preliminare». Il Lodo Pan
Fino a quel momento, «tutti, e dico tutti anche tra noi, eravamo convinti dell’applicazione del cosi detto Lodo Pan (l’altoatesino Stefan Pan, ex presidente del Crr), che aveva consentito il mantenimento della carica al Crr anche dopo la scadenza del mandato regionale. Qui sta il punto e su questo stiamo lavorando, in totale trasparenza e scambio di aggiornamenti con ognuno di voi». Il punto «è che il lodo Pan vale nel caso di rinnovo della carica, a valle dei primi 2 anni in cui si è comunque mantenuta la presidenza della propria organizzazione regionale, ma non vale in fase di avviamento della presidenza del Crr». Questo «è il problema, e su questo si è lavorato e si sta ancora lavorando». Cosa si è ottenuto? «Secondo me un buon risultato, o meglio il miglior risultato che si poteva, in un tempo brevissimo. Domani, 4 giugno — scriveva Grassi sempre il giorno 3 — verrà portata all’attenzione del Consiglio generale nazionale una variazione all’articolo vigente, che riduce il periodo del 50% del tempo. Si passa da 24 mesi ai 12 più un giorno. Di più non si è riusciti ad ottenere per la norma generale per cui ogni carica, per essere considerata valida a qualunque fine, deve avere una durata di almeno la metà del periodo previsto, più un giorno». Detto questo, conclude Grassi, «non ho nessuna intenzione di eludere nella sostanza gli accordi presi, come già ho avuto modo di affermare (piccolo disappunto personale), ma converrete che, una volta ridefinito il quadro normativo nazionale, potremo vederci e valutare assieme ogni possibile soluzione per far conciliare le varie esigenze in campo, nel rispetto degli interessi di sistema e di ciascuna organizzazione, degli impegni programmati e del principio di alternanza. Già dal giorno 5 potremo concordare la migliore data per il nostro incontro... Augurandomi di aver ben chiarito l’origine del malessere che non risparmia nessuno di noi, sperando che almeno su questo convergiamo».
Succede a Roma
Ieri, come anticipato da Grassi, il Consiglio generale nazionale ha dato via libera a una serie di importanti modifiche statutarie. Tra queste, appunto, quella che riguardala la presidenza del Crr. «Viene mantenuta la possibilità di una riconferma al vertice anche per un secondo biennio, laddove nel frattempo sia cessata la carica di presidente regionale. Ma si richiede che tale incarico non sia terminato da oltre un anno al momento della eventuale proposta di rinnovo». Ergo, Grassi per restare quattro anni — e non soltanto due — in sella al Crr e di conseguenza vicepresidente nazionale, dovrebbe continuare a guidare gli industriali campani più o meno per un altro anno. Ma è assai probabile che dovrà sudare sette camice per provare a far cambiare idea ai colleghi.
E a piazza dei Martiri.. Intanto, però, Grassi — in quanto presidente in carica del Crr — dovrebbe lasciare la guida dell’Unione industriali di Napoli. Da settimane circolava per la successione partenopea il nome di Luca Moschini. Ma negli ultimi giorni l’industriale dell’acciaio avrebbe ritirato la sua disponibilità. I giochi sono ripartiti...