Corriere del Mezzogiorno (Campania)
MASSIMO E PINO UN’AMICIZIA VERA
A 26 anni dalla scomparsa dell’attore e regista, gli amici parlano del rapporto tra i due Decaro: entrambi erano parte della Napoli rinascimentale che cercava diversi valori Cozzolino: ognuno si rivedeva nell’altro, si osservavano incantati con lo sguardo
Il 13 giugno del 1994, nove giorni dopo la scomparsa di Massimo Troisi, Pino Daniele in concerto allo stadio San Paolo con Jovanotti ed Eros Ramazzotti, con la voce strozzata dal pianto esclamò: «Voglio dire solo una cosa assurda… stasera sono passato a prendere Massimo a casa e mi hanno detto che era già qui, con noi». Una testimonianza storica dell’amicizia tra Troisi e Daniele, che nacque negli studi Rai di Roma nel 1977 in occasione del programma «Non Stop».
Fu Massimo, già nel cast con La Smorfia, a segnalare il giovane cantautore al regista Enzo Trapani. Pino eseguì nella seconda puntata del 3 novembre del 1977 «Saglie, saglie» (da «Terra mia») accompagnato da Donatella Brighel (voce), Tony Cercola (percussioni) e Aldo Mercurio (contrabbasso). Fu l’inizio di una lunga amicizia che ha portato il cantautore a scrivere le colonne sonore per i film «Ricomincio da tre» (1981), «Le vie del Signore sono finite» (1988), «Pensavo fosse amore invece era un calesse» che contiene «Quando», il brano simbolo dell’amicizia tra i due. Che hanno scritto insieme anche «’O ssaie comme fa o’ core».
«L’amicizia tra Massimo e Pino è scoccata subito - ricorda Alfredo Cozzolino», amico d’infanzia di Troisi. «Massimo aveva una telecamerina: quando arrivava Pino la accendeva e la nascondeva per registrare di nascosto quando cantava, suonava, provavano. Le videocassette delle registrazioni le conparte servava gelosamente e quando poteva le riguardava. Massimo era un grande fan di Pino e viceversa. Ognuno si rivedeva nell’altro. Quando Pino suonava – continua Cozzolino - Massimo lo osservava in religioso silenzio, incantato. Stessa cosa accadeva quando Massimo faceva battute, recitava».
«La Napoli di quegli anni racconta Enzo Decaro - facendo i dovuti paragoni, era una piccola Firenze rinascimentale dell’arte. C’erano persone che iniziavano a tracciare e a costruire con la propria arte una discontinuità col passato, cercando nuovi valori: Pino, Massimo, noi de La Smorfia, Annibale Ruccello, il maestro Roberto De Simone, la Nuova compagnia di canto popolare,
Edoardo Bennato. Eravamo tutti ragazzi che sentivano il bisogno di voltare pagina con un passato oleografico».
Nel 1993 Pino pubblicò il cd «Che Dio ti benedica» contenente la canzone «T’aggia vedè morta», scritta da Massimo e musicata da lui. I due la composero l’anno prima, durante un viaggio insieme in auto da Roma a Viareggio, mentre andavano alle registrazioni del programma tv «Alta classe» di Gianni Minà. Trasmissione entrata nella storia della tv grazie alla loro partecipazione, con la battuta sull’agendina di Minà diventata un cult. «Sofferenza in amore è un vuoto a perdere – disse in quest’occasione Troisi guardando il suo amico – e non ci si guadagna niente, a i cantautori che ci scrivono le canzoni... Pino quando soffre ci guadagna. Soffre due giorni e fa una canzone di tre minuti. Io soffro, faccio un film, ma di tre ore…».
Nel gennaio del 2008, Pino dedicò il cofanetto «Ricomincio da 30», con 45 brani tra inediti e vecchi successi, proprio all’amico che non c’era più: «Caro Massimo questo progetto è dedicato a te. Nu bacio! Pino», è la dedica che si legge nel disco. E fino a poche settimane prima della sua scomparsa andò a trovare spesso l’amico al cimitero di San Giorgio, in incognito, lontano dai clamori, con berretto in testa e occhiali scuri, per non farsi riconoscere.