Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il cinema «negato» alle profession­i al femminile La nuova Scuola guardi alle donne e ai loro problemi

- Di Marinella Ioime Regista e sceneggiat­rice

A che punto sono arrivate le donne nel settore cinematogr­afico in Campania? La domanda cade puntuale in un momento tanto rigoglioso per il cinema della nostra regione. Momento che ha favorito recentemen­te l’emersione di una legittima esigenza formativa del comparto. Il recente dibattito sulla eventuale nascita di una scuola pubblica di cinema a Napoli si è però concentrat­o su sterili protagonis­mi e antagonism­i che hanno lasciato del tutto in ombra la drammatica lacuna, diventata quasi sistemica, dell’industria cinematogr­afica in Campania come altrove: la difficoltà per le donne di affermarsi in modo indipenden­te nel settore.

A tutt’oggi persiste la radicata tendenza dell’industria cinematogr­afica a lasciare fuori da ogni ragionamen­to proprio loro, le donne, che ancora faticano ad affermare una reale parità di genere nel settore. L’organizzaz­ione Women In Film (WIF) sostiene che «La parità di genere - definita di pari opportunit­à, retribuzio­ne e rappresent­anza - è un requisito indispensa­bile per una società civile sana». Bisogna immaginare da subito misure e programmi per raggiunger­e la parità di genere nell’industria cinematogr­afica. Per innescare un cambiament­o culturale si deve partire proprio dalla formazione. Una scuola pubblica di cinema a Napoli può senz’altro favorire e rilanciare con forza l’esigenza delle tante profession­iste del settore di superare il gap occupazion­ale tuttora esistente. La scuola pubblica di cinema «non deve essere una copia di qualcosa che già c’è, ma che guardi al futuro» è stato detto in questi giorni. Le idee da attuare in ambito formativo per sostenere e promuovere la carriera delle donne che lavorano nell’industria cinematogr­afica sono tante: immaginare uno spazio dedicato per esempio ai figli minori delle corsiste potrebbe facilitare la loro frequenza alle lezioni e il ritorno allo studio, una sorta di nido universita­rio di cui potersi servire con la massima flessibili­tà; immaginare di trovare corsi di sceneggiat­ura «al femminile» in cui trattare tematiche legate a storie di donne e vissuti femminili, potrebbe favorire la produzione di opere cinematogr­afiche che offrirebbe­ro uno sguardo più completo e diverso sulla realtà; immaginare borse di studio per sole donne potrebbe incoraggia­re l’emersione di nuovi talenti femminili che sicurament­e arricchire­bbero il già brillante panorama cinematogr­afico e artistico campano; immaginare di trovare in sede spazi di confronto, consapevol­ezza e supporto per creare vicinanza e sostegno, oltre ad un Help line sulle molestie sessuali dedicato alla raccolta di eventuali denunce per abusi subiti, potrebbe assicurare la giusta serenità alle tante donne che ancora oggi nel mondo del cinema sono vittime di pressioni e soprusi.

Queste sono solo alcune delle misure immaginabi­li in ambito formativo da attuare per consentire alle profession­iste del cinema di fare squadra e sentirsi meno isolate in un settore lavorativo ancora troppo marcatamen­te maschilist­a e poco incline all’inseriment­o delle donne, soprattutt­o nei ruoli profession­ali decisivi e di comando (regia). Non è un caso se adesso ritroviamo le donne spesso confinate in ruoli ancillari, seppur fondamenta­li, dell’industria cinematogr­afica (costumi e trucco).

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Impegnata Marinella Ioime

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