Corriere del Mezzogiorno (Campania)

De Divitiis: un oltraggio i tavolini a Santa Chiara

La presidente del Fai: non vorrei si creasse un precedente

- di Natascia Festa

«Il monastero di Santa

NAPOLI Chiara è un luogo del cuore – dice Maria Rosaria de Divitiis, presidente del Fai Campania — non è solo un pezzo di centro storico, è un simbolo della città. Considerar­lo un fondale qualsiasi davanti al quale disporre tavolini di un bar francament­e mi sembra un oltraggio». Già soprintend­ente archivisti­ca ed esperta di beni culturali, la studiosa commenta con forte preoccupaz­ione la comparsa di sedute esterne e ombrelloni nello spazio prospicien­te al sacrato. «Credo non ci sia nessun motivo per giustifica­re questo oltraggio. La pandemia non può essere una motivazion­e. E spiego: se quel bar avesse avuto in passato uno spazio esterno per accogliere gli avventori e siffatto spazio dopo l’emergenza fosse stato raddoppiat­o forse si potrebbe anche accettare. Ma lì i tavolini non ci sono mai stati: non c’è un numero di posti da recuperare, ma solo un precedente da creare». Cosa teme? «Innanzitut­to che profanata Santa Chiara non ci sia più limite alcuno all’invasività del food e poi che l’ombrellone e le sedie restino ben oltre Natale che dovrebbe essere il limite previsto».

Eppure le grandi capitali europee, da Parigi in poi, sono traboccant­i di tavolini all’aperto. «Prendiamo in consideraz­ione i boulevard: hanno una morfologia che ben consente le sedute all’aperto. Ma Santa Chiara non è il Lungomare, ci muoviamo in un reticolo di strade dove la più moderna è del Cinquecent­o. So bene che quello slargo interno al monastero è di pertinenza comunale ma io sollevo una questione di opportunit­à. La città non può essere trasformat­a in una grande trattoria all’aperto. Siamo in un centro storico protetto dall’Unesco che ne ha fatto un Patrimonio dell’Umanità. E sa dov’è l’insegna che lo ricorda? Sui cassonetti dell’immondi

Ci vogliono decoro e misura Temo che non ci sia più limite alcuno alla invasività del food

zia davanti al liceo Genovesi». Un caso? «Una metafora di quanta cura si abbia nei confronti dei beni culturali della città. Nel mondo, quando si dice Napoli c’è sempre qualcuno che inizia a canticchia­re la celeberrim­a canzone dedicata a Santa Chiara. Non solo. Di fronte al monastero c’è Palazzo Filomarino e l’Istituto per gli studi storici fondato da Benedetto Croce che proprio lì abitava. Si tratta di un tratto topografic­o ad altissima densità culturale. Non c’è bisogno di doversi sedere per forza lì. Basta fare pochi metri e piazze e piazzette sono piene di tavolini ovunque. Anche troppo. Ormai i marciapied­i sono invasi completame­nte e c’è anche chi mangia nel traffico. E le norme igieniche?». Ma il turismo è lavoro: «Si deve fare con decoro e misura però».

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I tavolini all’interno del piazzale di Santa Chiara
La polemica I tavolini all’interno del piazzale di Santa Chiara

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