Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Divitiis: un oltraggio i tavolini a Santa Chiara
La presidente del Fai: non vorrei si creasse un precedente
«Il monastero di Santa
NAPOLI Chiara è un luogo del cuore – dice Maria Rosaria de Divitiis, presidente del Fai Campania — non è solo un pezzo di centro storico, è un simbolo della città. Considerarlo un fondale qualsiasi davanti al quale disporre tavolini di un bar francamente mi sembra un oltraggio». Già soprintendente archivistica ed esperta di beni culturali, la studiosa commenta con forte preoccupazione la comparsa di sedute esterne e ombrelloni nello spazio prospiciente al sacrato. «Credo non ci sia nessun motivo per giustificare questo oltraggio. La pandemia non può essere una motivazione. E spiego: se quel bar avesse avuto in passato uno spazio esterno per accogliere gli avventori e siffatto spazio dopo l’emergenza fosse stato raddoppiato forse si potrebbe anche accettare. Ma lì i tavolini non ci sono mai stati: non c’è un numero di posti da recuperare, ma solo un precedente da creare». Cosa teme? «Innanzitutto che profanata Santa Chiara non ci sia più limite alcuno all’invasività del food e poi che l’ombrellone e le sedie restino ben oltre Natale che dovrebbe essere il limite previsto».
Eppure le grandi capitali europee, da Parigi in poi, sono traboccanti di tavolini all’aperto. «Prendiamo in considerazione i boulevard: hanno una morfologia che ben consente le sedute all’aperto. Ma Santa Chiara non è il Lungomare, ci muoviamo in un reticolo di strade dove la più moderna è del Cinquecento. So bene che quello slargo interno al monastero è di pertinenza comunale ma io sollevo una questione di opportunità. La città non può essere trasformata in una grande trattoria all’aperto. Siamo in un centro storico protetto dall’Unesco che ne ha fatto un Patrimonio dell’Umanità. E sa dov’è l’insegna che lo ricorda? Sui cassonetti dell’immondi
Ci vogliono decoro e misura Temo che non ci sia più limite alcuno alla invasività del food
zia davanti al liceo Genovesi». Un caso? «Una metafora di quanta cura si abbia nei confronti dei beni culturali della città. Nel mondo, quando si dice Napoli c’è sempre qualcuno che inizia a canticchiare la celeberrima canzone dedicata a Santa Chiara. Non solo. Di fronte al monastero c’è Palazzo Filomarino e l’Istituto per gli studi storici fondato da Benedetto Croce che proprio lì abitava. Si tratta di un tratto topografico ad altissima densità culturale. Non c’è bisogno di doversi sedere per forza lì. Basta fare pochi metri e piazze e piazzette sono piene di tavolini ovunque. Anche troppo. Ormai i marciapiedi sono invasi completamente e c’è anche chi mangia nel traffico. E le norme igieniche?». Ma il turismo è lavoro: «Si deve fare con decoro e misura però».