Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Adolfo Russo Donatella Cagnazzo
Un incontro al buio e le affinità elettive
Èun appuntamento al buio quello fra Adolfo Russo e Donatella Cagnazzo. Sono stati invitati alla stessa festa, a casa del comandante Cafiero, ed entrambi devono raggiungere Napoli partendo da Caserta. Così amici comuni li mettono in contatto, lui passa a prenderla e vanno insieme al party. Lei è una ragazza di grande avvenenza, Adolfo un uomo di notevole fascino: il feeling è immediato. Donatella indossa una mini tartan gialla e nera; décolleté alte, nonostante il suo metro e settantotto; ha i capelli biondi a caschetto ed una verve vulcanica. Due anni dopo quell’incontro, il 20 maggio del 1995, si sposano a Palermo. Hanno 15 anni di differenza e caratteri diversissimi. Lei è estroversa e solare; lui discreto, riflessivo e poco incline a caos e mondanità. Trecento invitati in arrivo da tutta Italia partecipano a tre giorni di festeggiamenti che ruotano intorno al sì pronunciato nella basilica del Duecento accanto al palazzo dei Normanni, nel quale c’è il Comando dei carabinieri guidato dal papà di lei. Arco di sciabole, formalità, balli, atmosfere easy: le nozze sono il paradigma dello stile di Donatella. Complice il fatto di essere l’unica femmina di quattro figli, adorata dal padre e dai fratelli, ha maturato la consapevolezza che non ci sono limiti se desidera qualcosa. Nel lavoro esordisce come bancaria. Poi vince il concorso come insegnante, quindi diventa imprenditrice nel settore eventi culturali e turismo, sostenitrice e attivista del Fai, presidente di una Fondazione .... Adolfo è invece concentratissimo sulla sua professione di avvocato. É ambizioso, costruisce il suo successo da solo e affianca agli impegni di studio e in tribunale docenze universitarie e incarichi di prestigio ai quali si dedica con spirito totalitario, come la presidenza dell’ordine degli avvocati. Quello che di ciascuno ha affascinato l’altro è anche ciò che li divide nella quotidianità e pesa sul loro rapporto. In 27 anni si ritrovano a cena da soli appena tre o quattro volte. Lei è un «animale sociale», lui ambisce all’intimità. Inevitabile fare vite separate. E pazienza se qualcuno pensa che la coppia non regge. Adolfo e Donatella elaborano un proprio modo di stare insieme, fra «tsunami e terremoti» e litigi epocali che non riguardano però mai i figli, brillanti e in carriera. Lui vorrebbe ritrovarsi come «coppia nella comunità e non in una comunità di cui far parte come coppia». Ma lei è proiettata all’esterno e dedica, generosa e altruista, tempo ed energie agli amici. Superano gli ostacoli con compromessi non codificati. Il lockdown è una rivelazione, un modo di vivere a due inedito per scoprire, ancora una volta, che in amore non esistono regole e che non c’è un schema di matrimonio che sia davvero attuale. Ma se si guarda alla vita con principi comuni, se sui figli si è in sintonia, se le affinità elettive fondate su cultura ed educazione sono palpabili, ci sono ottime possibilità di vincere. Con il proprio stile.
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I poli opposti Le loro diversità li hanno avvicinati, poi sono diventate motivi di attrito