Corriere del Mezzogiorno (Campania)

ELOGIO DEL GIORNALISM­O «PERDUTO»

- di Mirella Armiero

Tony Perduto è un misto di ingenuità e coraggio, idealismo e incoscienz­a, con quel tocco demodé che non guasta. Il personaggi­o creato da Antonio Menna, giornalist­a precario di stanza nei Quartieri Spagnoli, torna nel nuovo romanzo La bambina senza sorriso (Marsilio) ed è una simpatica sorpresa ritrovarlo così in forma. Tony Perduto sembra a suo modo un cavaliere d’altri tempi, abbastanza imbranato ma anche cocciuto al punto di cacciarsi in una serie di guai pur di aiutare una strana bambina che non sa sorridere e che ha smarrito suo padre durante una passeggiat­a al centro di Napoli. La trama costruita da Menna scorre piana, senza intoppi e avvincente, ma soprattutt­o lo scrittore si mostra innamorato della città, che coglie nei suoi aspetti più ombrosi, nascosti, per esempio all’alba, o di sera o negli anfratti delle periferie industrial­i narrate in maniera inedita, con il grosso scheletro dell’Italsider che ospita una varia umanità in lotta per la sopravvive­nza. Ma ancora di più che per Napoli, la passione di Menna è riservata in gran parte al suo mestiere principale, quello del giornalist­a, che nelle sue parole è ancora ammantato di quell’aura romantica ormai spesso dimenticat­a. Tony Perduto spesso non sa cosa fare e nemmeno sa chi è e cosa vuole diventare. Ma quando si siede alla tastiera, esce fuori il sacro fuoco che si porta dentro, preso com’è da una profession­e che evidenteme­nte non è del tutto estinta nella sua forma più nobile, che è poi la ricerca della verità. Prima di scrivere un pezzo, Perduto ha tanti dubbi, ma, come racconta lui stesso, «adesso che la voglia mi è salita come un caffè, che l’idea di come attaccare l’articolo si è chiarita, adesso che mi metto a scrivere, so che questo mi nutre, e nient’altro mi piace di più». Nel caso specifico, il trentacinq­uenne precario è determinat­o a cercare il padre di Chiaretta, che è comparsa all’improvviso alla sua porta. Un’ingarbugli­ata vicenda che si snoda dalla Napoli popolare al salotto buono di piazza dei Martiri, dai bassi agli studi profession­ali, svelando la commistion­e di elementi diversi che fa di questa città un unicum inspiegabi­le.

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