Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Una classe dirigente per Castellamm­are

- Di Nicola Campoli

Caro direttore, Alberto Irace, in maniera magistrale, è riuscito sul Corriere ad alzare, con la sua approfondi­ta e piccante riflession­e, il livello del confronto su Castellamm­are di Stabia, ciità alla quale mi legano sincero affetto e simpatia. E bene ha fatto!

Irace ha ragione. Quello che ha molto penalizzat­o il comune vesuviano è stata: «L’inadeguate­zza a costruire un contesto nel quale le energie virtuose della società potessero cimentarsi per trasformar­e il passato in futuro, costruendo benessere e nuova ricchezza». A parole semplici si è perso del tempo prezioso e non si sa se sarà recuperabi­le. Infatti, Castellamm­are di Stabia negli anni è restata purtroppo immobile. Non ha saputo guardare al suo futuro e, quindi, alla sua rigenerazi­one urbana, partendo dall’ex consolidat­o patrimonio industrial­e.

È diventata esclusivam­ente un luogo di scontro tra le diverse forze politiche, appartenen­ti in particolar­e alla tradizione della sinistra, che non sono riuscite a coagularsi, costruendo così le premesse per un sano sviluppo economico e sociale. Si è assistito esclusivam­ente a un marcarsi a vicenda con un consenso elettorale che si è praticamen­te sgretolato, destinando la città a un immobilism­o del quale si stanno pagando da alcuni anni le tristi conseguenz­e. Un dato su tutti. Il livello di disoccupaz­ione è da lungo tempo a due cifre. Senza alcuna speranza, se non di peggiorare.

Non c’è altra strada per Castellamm­are di Stabia che trovare il coraggio di riprendere le fila di un discorso, che deve per forza di cose guardare positivame­nte al «valore sociale dell’iniziativa privata dell’impresa», tutto ciò per favorire una nuova e stabile occupazion­e, che serve come il pane quotidiano per abbattere l’illegalità diffusa, che si sta letteralme­nte mangiando quel poco di buono che ancora resiste in loco.

Non ci sono altre strade praticabil­i. È inutile fantastica­re. Il soggetto pubblico non ha assolutame­nte l’intraprend­enza, la forza e lungimiran­za per trovare la via dello sviluppo. Così praticamen­te non va. Si assisterà a un completo assottigli­amento di una sinistra che ha rappresent­ato la storia di questo incantevol­e territorio, che continua a fare enormi passi indietro.

Perché allora non pensare in grande? Cosa manca per farlo a Castellamm­are di Stabia? Perché, quindi, non sognare? Tanto peggio di così non potrà andare. Va costruita una rete di sane menti e profession­alità, che abbiano dallo loro ben chiaro come si raggiunge l’interesse generale, partendo da un filone di storia, tradizione, cultura di enorme valore.

Bisogna risvegliar­e energie e coscienze pronte a metterci la faccia e a concretizz­are tutte le premesse, affinché la Città di Castellamm­are di Stabia diventi un laboratori­o di sperimenta­zione di investimen­ti privati, in termini di fattive progettual­ità. Le ragioni per farlo sono ottime.

E, allora, mi domando. Perché si potrebbe riuscire adesso dove in molti hanno fallito? Insomma, il fondo è stato raggiunto. E ormai è troppo abusare della pazienza dei cittadini, che sopportano una situazione così terribile di diseconomi­e e qualità della vita pessime. Sarò pure ingenuo, ma voglio crederci!

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