Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Una classe dirigente per Castellammare
Caro direttore, Alberto Irace, in maniera magistrale, è riuscito sul Corriere ad alzare, con la sua approfondita e piccante riflessione, il livello del confronto su Castellammare di Stabia, ciità alla quale mi legano sincero affetto e simpatia. E bene ha fatto!
Irace ha ragione. Quello che ha molto penalizzato il comune vesuviano è stata: «L’inadeguatezza a costruire un contesto nel quale le energie virtuose della società potessero cimentarsi per trasformare il passato in futuro, costruendo benessere e nuova ricchezza». A parole semplici si è perso del tempo prezioso e non si sa se sarà recuperabile. Infatti, Castellammare di Stabia negli anni è restata purtroppo immobile. Non ha saputo guardare al suo futuro e, quindi, alla sua rigenerazione urbana, partendo dall’ex consolidato patrimonio industriale.
È diventata esclusivamente un luogo di scontro tra le diverse forze politiche, appartenenti in particolare alla tradizione della sinistra, che non sono riuscite a coagularsi, costruendo così le premesse per un sano sviluppo economico e sociale. Si è assistito esclusivamente a un marcarsi a vicenda con un consenso elettorale che si è praticamente sgretolato, destinando la città a un immobilismo del quale si stanno pagando da alcuni anni le tristi conseguenze. Un dato su tutti. Il livello di disoccupazione è da lungo tempo a due cifre. Senza alcuna speranza, se non di peggiorare.
Non c’è altra strada per Castellammare di Stabia che trovare il coraggio di riprendere le fila di un discorso, che deve per forza di cose guardare positivamente al «valore sociale dell’iniziativa privata dell’impresa», tutto ciò per favorire una nuova e stabile occupazione, che serve come il pane quotidiano per abbattere l’illegalità diffusa, che si sta letteralmente mangiando quel poco di buono che ancora resiste in loco.
Non ci sono altre strade praticabili. È inutile fantasticare. Il soggetto pubblico non ha assolutamente l’intraprendenza, la forza e lungimiranza per trovare la via dello sviluppo. Così praticamente non va. Si assisterà a un completo assottigliamento di una sinistra che ha rappresentato la storia di questo incantevole territorio, che continua a fare enormi passi indietro.
Perché allora non pensare in grande? Cosa manca per farlo a Castellammare di Stabia? Perché, quindi, non sognare? Tanto peggio di così non potrà andare. Va costruita una rete di sane menti e professionalità, che abbiano dallo loro ben chiaro come si raggiunge l’interesse generale, partendo da un filone di storia, tradizione, cultura di enorme valore.
Bisogna risvegliare energie e coscienze pronte a metterci la faccia e a concretizzare tutte le premesse, affinché la Città di Castellammare di Stabia diventi un laboratorio di sperimentazione di investimenti privati, in termini di fattive progettualità. Le ragioni per farlo sono ottime.
E, allora, mi domando. Perché si potrebbe riuscire adesso dove in molti hanno fallito? Insomma, il fondo è stato raggiunto. E ormai è troppo abusare della pazienza dei cittadini, che sopportano una situazione così terribile di diseconomie e qualità della vita pessime. Sarò pure ingenuo, ma voglio crederci!