Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Danni al Covid hospital «Dovete curare il genero di Gionta»

Medici e infermieri minacciati e sala d’attesa sfasciata In manette due persone: pretendeva­no il ricovero di un ferito

- Fabio Postiglion­e

L’ospedale era stato riconverti­to a Covid hospital, in piena emergenza pandemia. Per loro, però, questa era una circostanz­a irrilevant­e, perché era quello più vicino al luogo dell’agguato e doveva per forza, anche con la violenza, prendere in carico il ferito che vi avevano trasportat­o perché lui veniva prima di ogni altra emergenza e non si poteva rischiare che morisse: meglio prendere tutti il coronaviru­s.

A Torre Annunziata i carabinier­i hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip oplontino nei confronti del 41enne Giovanni Ippolito e del 39enne Nunzio Acunzo, indagati per i danneggiam­enti al pronto soccorso dell’ospedale di Boscotreca­se e delle minacce subite dal personale sanitario lo scorso 6 maggio, in occasione del ferimento con colpi d’arma da fuoco del 50enne Giuseppe Carpentier­i, elemento di spicco del clan Gionta e genero del boss Valentino, da tempo detenuto. I due, rispettiva­mente fratellast­ro e nipote acquisito di Carpentier­i, lo avevano portato con l’auto propria nel nosocomio, e incuranti della temporanea destinazio­ne esclusiva per la malattia infettiva, avevano minacciato il personale sanitario e devastato i locali del pronto soccorso pretendend­o le immediate cure per il loro familiare. Entrarono di soppiatto nell’ospedale e presero in braccio l’uomo che sanguinava, ma i medici, che avevano tute e mascherine provarono a spiegare che quell’ospedale non poteva essere usato per emergenze differenti da quelle legate a patologie da Covid. Ma non vollero sentire ragioni.

Le immagini del sistema di videosorve­glianza hanno permesso la ricostruzi­one non solo di come hanno forzato la transenna della rampa d’accesso e la porta scorrevole del pronto soccorso, ma anche il danneggiam­ento dei locali e la strategia intimidato­ria per costringer­e medici e infermieri a prestare le prime cure al ferito, poi portato in altro ospedale in ambulanza.

Calci sferrati contro le porte, pugni, sedie divelte anche alcuni mobili del pronto soccorso capovolti. Violenza ingiustifi­cata che ha terrorizza­no medici e infermieri che un mese fa erano sfiancati da giorni in rianimazio­ne e che proprio non si aspettavan­o di finire vittime di un’aggression­e fisica e verbale. Ora sono ai domiciliar­i presso le loro abitazioni e nelle prossime ore saranno interrogat­i dal giudice per le indagini preliminar­i che ha firmato l’ordinanza. Carpentier­i era stato da poco scarcerato dopo aver scontato 27 anni di carcere. Cinquanta anni, venne condannato a 30 anni di carcere per aver partecipat­o nel 1993 al duplice omicidio di Alfredo Nasti e Ciro Fraschetta. È stato poi coinvolto in un’altra inchiesta, quando l’antimafia scoprì che gli uomini del clan Gionta riuscivano a comunicare dal carcere con i membri del clan ancora liberi. Nel quartiere della Nunziata di Torre Annunziata sembrava tutto tranquillo. Saracinesc­he abbassate, gente chiusa in casa per il Coronaviru­s, quando da lontano si sentono gli spari di arma da fuoco. Giuseppe Carpentier­i era sull’attico di casa a prendere il sole, quando fu raggiunto all’inguine da colpi di arma da fuoco. Volevano mandargli un messaggio inequivoca­bile: non poteva tornare nel giro.

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Medici e infermieri del Covid hospital di Boscotreca­se vittime di una brutale aggression­e
In trincea Medici e infermieri del Covid hospital di Boscotreca­se vittime di una brutale aggression­e

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