Corriere del Mezzogiorno (Campania)
NOTTI MAGICHE LA SIGLA CHE FECE SOGNARE L’ITALIA
Fu presentata alla «prima» dei Mondiali a San Siro da Edoardo Bennato e Gianna Nannini Il cantautore scrisse il testo su commissione di Caterina Caselli e su note di Giorgio Moroder Il suo ricordo di quella serata: c’era anche Diego Armando Maradona, lo v
«Notti magiche, inseguendo il goal, sotto il cielo di un’estate italiana», cantava Edoardo Bennato con Gianna Nannini l’8 giugno di 30 anni fa allo Stadio San Siro di Milano, nel galà di apertura dei Mondiali di calcio d’Italia ‘90, prima della partita inaugurale Argentina-Camerun.
In quello stesso luogo che dieci anni prima, nel 1980, aveva accolto con un sold out (primo artista italiano a riempirlo) l’ultima tappa del suo tour trionfale che lo aveva visto riempire ben 15 stadi consecutivi tra cui il San Paolo di Napoli, quelli di Torino, Udine, Pescara, Massa Carrara, il cantautore di Bagnoli propose in mondovisione la canzone «Un’estate italiana», il singolo più venduto di quell’anno e tra i più venduti della storia in Italia.
Questo era un brano composto da Giorgio Moroder intitolato «To be number one», (con testo in inglese di Tom Whitlock) su cui l’artista napoletano scrisse per l’occasione i versi in italiano. «Nel 1990 – racconta Edoardo Bennato - uno dei miei compagni d’infanzia, quelli che io chiamo con amore gli amici del cortile, Franco, mi disse: “Ci sono Caterina Caselli e Gianna Nannini che vorrebbero tu scrivessi il testo per la sigla dei mondiali di calcio”. Gli risposi: “Ma si pazzo? A me non è concesso fare una cosa del genere, non sono mai appartenuto al mondo dell’ufficialità. Ho sempre vissuto il mio itinerario controcorrente, per questo più faticoso e complicato. Ho sempre avuto problemi sia con il mondo classico della musica leggera, sia con l’intellighenzia, quell’entità spocchiosa, supponente, a volte anche arrogante, quella degli opinion leader che condizionano le masse. Ma la Caselli e la Nannini insistettero e io accettai. Scrissi il testo con l’aiuto di un altro amico del cortile, Gino Magurno».
Bennato svela che dal primo momento ebbe la sensazione però di aver fatto qualcosa di audace: «Qualche anno dopo – continua - un giornalista, nel corso di un’intervista mi disse: “Edo, devo dirtelo, tu per noi eri un riferimento un simbolo, ma quando ti abbiamo visto sgambettare sul campo dei mondiali con Gianna Nannini, credimi ci è crollato un mito”. Con queste parole colpevolizzò implacabilmente quella mia partecipazione, cosa che io avevo temuto accadesse sin dall’inizio».
Eppure l’operazione mondiale «Notti magiche» ha avuto anche un rovescio della medaglia, portando Edoardo a suonare con una leggenda internazionale della musica leggenda. «Al Pistoia Blues Festival del luglio di quell’anno - dice - c’era B.B.
King. E qualcuno pensò di farmi fare un duetto con lui. Entrai nel suo camerino. Mi presentai, ma lui non mi conosceva. Qualcuno gli disse: È quello che ha fatto la sigla dei mondiali” e solo allora mi sorrise. Gli feci ascoltare alla chitarra le note di “Signor censore” che facemmo qualche minuto dopo sul palco insieme, con altri grandissimi come il chitarrista Jeff Healey e l’armonicista Andy J. Forest. L’anno dopo B.B. King ed io ci ritrovammo in Sardegna al Rocce Rosse & Blues Festival e lui mi disse: “Man, you can play the blues” (uomo, tu sai come si suona il blues), conferendomi con queste parole che ancora oggi risuonano nel mio cuore, la “laurea in blue”s. Per molti l’operazione “Un’estate italiana” era stata ritenuta una cosa infamante, un capo d’accusa a mio carico, che però, se non altro, riuscì a farmi suonare e ad avere la “laurea in blues” da B.B. King, “patente”
”
I rapporti
Grazie a questa canzone diventai amico di B.B. King, che mi conferì la “laurea in blues”
da sempre negatami dall’ufficialità della musica cosiddetta leggera, apparentemente dorata».
Edoardo, durante le prove di quel giugno di 30 anni fa allo stadio San Siro prima dell’inaugurazione dei mondiali, incontrò anche Diego Armando Maradona: «Lo vidi arrivare dall’altra parte del prato verde salutandomi con ampi gesti. Scesi dal palco, ci abbracciammo e mi disse che voleva conoscere Gianna Nannini. Fu un incontro divertente, da cui nacque una (ormai famosa) foto in bianco e nero».