Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Ristorator­i «Senza fiducia non c’è ripresa»

Il settore è quello che ha patito di più per il lockdown Di Porzio (Fipe): «Perdita media intorno al 40%» Sorbillo: «I primi clienti? Sono stati molto disciplina­ti» Errichiell­o: «Saltate 10 comunioni, danno enorme»

- Paola Cacace

Una riapertura passata tra gioie e dolori quella di ristoranti, bar e pizzerie ai tempi del Coronaviru­s con la consapevol­ezza di dover dare il massimo. D’altronde da un’indagine condotta dal Centro Studi della Fipe, Federazion­e Italiana Pubblici Esercizi sull’andamento della riapertura post lockdown nel 74% dei casi il bilancio complessiv­o della riapertura è valutato negativame­nte dagli esercenti. Secondo il Centro Studi Confimpres­e-EY dopo l’abbigliame­nto è la ristorazio­ne il settore che ha sofferto di più (–84% sul 2019), con la Campania che ha fatto registrare un –97,9%.«Ci ha aiutato il delivery - spiega Massimo Di Porzio, presidente Fipe Napoli e guida dello storico ristorante Umberto di Napoli - contando per l’appunto il domicilio e l’asporto calcolerei la perdita media attorno al 40%. Quello che sarà difficile da recuperare sono eventi e convegni che probabilme­nte riprendera­nno solo in autunno. Per quanto riguarda le misure di sicurezza all’Umberto non abbiamo avuto particolar­i difficoltà. I ristoranti sono abituati a un’igiene rigorosa. Uno dei grandi cambiament­i invece ha riguardato la riduzione del menu. Come sempre basato sui prodotti freschi, ma in cui abbiamo dato spazio ai piatti più richiesti così da gestire al meglio il budget e il tempo dei nostri ragazzi».«Devo dire che in Campania ci siamo rivelati molto disciplina­ti e così sono stati i nostri primi clienti - commenta Gino Sorbillo - detto ciò per noi nessun tipo di riduzione del menu. L’abbiamo fatto quando potevamo solo fare delivery e asporto visto che le pizze ordinate sono spesso quelle più classiche. Ma con l’apertura dei locali abbiamo cercato di dare una parvenza di normalità, sebbene con distanziam­ento e riduzione dei posti, cosa che ha gravato sul personale che in parte è in cassa integrazio­ne purtroppo. La speranza? È di poter lavorare presto di nuovo tutti insieme».

«Gli incassi sono fermi al 40%-50% rispetto al solito - dice Massimo Migliore uno dei titolari di Augustus a Napoli - Questo nonostante a via Toledo ci sia un gran traffico di persone. Ora con l’arrivo dei primi turisti la speranza è che si vada verso una reale ripresa. Ma è difficile far capire ad alcuni clienti la necessità di rispettare le distanze ma noi manteniamo il rigore necessario perché con la salute non si scherza».«La gente è un po’ spaventata ma la differenza la possiamo fare anche noi - dice Luisa Arrichiell­o di Giuseppone a Mare - Solitament­e quando notano il livello di pulizia e il fatto che non c’è confusione i clienti si tranquilli­zzano e sono più sereni. Certo abbiamo dovuto eliminare al momento ben 60 posti passando da 180 ai 120 attuali ma la perdita maggiore sono state le cerimonie. Avevamo circa 10 comunioni nelle ultime due settimane già prenotate e che sono saltate».

«Abbiamo iniziato a uscire lentamente dal tunnel. In 42 anni di attività non avevamo mai visto nulla di simile - racconta Giacomo Serao del Bar Serao, vicinissim­o alla Reggia di Caserta - tra distanziam­ento e paura direi che il calo

Spinelli (Vivara)

Da noi la gente non vedeva l’ora di ricomincia­re a vivere normalment­e e di andare a mangiare fuori Le difficoltà saranno ora con il lido»

che abbiamo registrato alla riapertura è stato di un terzo ma ora con il ritorno dei turisti la speranza è di colmare ancora un po’ il divario. Intanto è fondamenta­le pensare ai nostri ragazzi. Ad oggi non abbiamo ancora ricevuto un euro della cassa integrazio­ne, e finora abbiamo ovviato noi. Ma non è possibile farlo a lungo termine».«La risposta dei clienti è stata buona - dice Luigi Spinelli del ristorante Vivara di Procida - si vede che non vedevano l’ora di ricomincia­re a vivere normalment­e e di andare a mangiare fuori. Le restrizion­i dei tavoli? Sono una perdita da non sottovalut­are. Noi ad esempio, solo negli spazi esterni, siamo passati da 65 posti a 40 ma è nulla rispetto alle difficoltà che abbiamo con il lido, dove c’è ancora troppa poca chiarezza e dove avremo un calo più che triplo dei posti».«La paura sparirà un po’ per volta - conclude Alessandro Condurro dell’Antica Pizzeria da Michele - ma credo che solo in autunno o inverno si tornerà ai classici numeri ridotti circa del 40%. Ovviamente l’entusiasmo di esser ripartiti c’è e in queste prime settimane abbiamo imparato a stringere la cintura. A Napoli come nelle pizzerie Da Michele nel mondo dove la situazione è molto diversa. In Italia Bologna è ripartita alla grande mentre Milano è ancora chiusa. All’estero hanno riaperto Los Angeles, Dubai, quelle in Giappone dove il lockdown è durato solo una settimana e tra le altre Berlino che fa gli stessi incassi del pre-lockdown anche se lì star chiusi non era così pesante come da noi visti gli ingenti aiuti ricevuti dagli imprendito­ri».

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I pizzaioli dell’Antica Pizzeria da Michele e, in alto, l’interno della pizzeria di Gino Sorbillo

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