Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Di Porzio (Fipe): si va a nozze con il caos, occupato l’impossibil­e Servono regole precise

- di Anna Paola Merone

NAPOLI «L’ordinanza dava un messaggio sbagliato. Diceva “fate quello che volete’’. Non ci si poteva aspettare altro che quello che poi è successo: in una situazione di assoluta deregulati­on è arrivato uno stop che ci ha messo di fronte alla realtà». Massimo Di Porzio, presidente della Fipe, non fa sconti ai colleghi. Al vertice della Federazion­e pubblici esercizi, punta il dito contro quelli «che hanno occupato strade e marciapied­i, senza considerar­e che saremo finiti così».

Lei non fa una scelta di campo e mette in luce le scelte sbagliate degli altri ristorator­i.

«Gli operatori seri si sono guardati bene dal mettere tavolini e sedie all’esterno in deroga, senza avere ancora autorizzaz­ioni e indicazion­i precise. Certo queste continue ordinanze che si modificano, e parlo anche di quelle sulla movida, non aiutano. C’è chi si è sentito legittimat­o a fare di tutto e a Napoli si va a nozze con il caos. È nata una concorrenz­a sleale fra operatori e i residenti hanno pagato un prezzo alto. Non ci voleva tanto a capire che servono regole precise, chiare, bisogna salvaguard­are l’estetica. A piazza dei Martiri i tavolini hanno avvolto il monumento, altrove bloccato le strade. Il problema è che laddove c’è spazio, che si può occupare gratuitame­nte, si creano situazioni pericolosi­ssime».

E adesso che succede? «Sono sospese tutte le occupazion­i in deroga, quelle che c’erano restano e sono confermate le estensioni all’interno delle aree pedonali. Ma chi ha occupato marciapied­i, strisce blu, carreggiat­e, attraversa­menti pedonali deve fare marcia indietro. Il principio è che non si può fare quel che si vuole e non si può pensare di fare un ristorante all’aperto. Il principio è mettere due o tre tavolini esterni, procedendo secondo un criterio che tenga conto anche della quadratura del locale. Se dentro si dispone di quindici metri quadrati, appare paradossal­e avere trenta tavoli esterni».

È deluso da questa vicenda?

«Nessuna delusione, solo realismo. C’è stato uno sbraco, anche comprensib­ile, e poi ci sono le pecore nere. Ma quel che è successo in poche ore non poteva essere possibile. Diciamo che il Comune ha fatto confusione».

Fra ordinanze e decisioni diverse ritiene che ci sia una caccia ai consensi?

«Sicurament­e si strizza l’occhio un po’ in giro, siamo in campagna elettorale. Ma in tutta Italia c’è una apertura all’occupazion­e di spazi esterni, dove si può. Servono però progetti, lasciare spazio alla gente per camminare, ai residenti per tornare a casa, serve in generale buon senso».

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Presidente Massimo Di Porzio, numero uno della Fipe (Federazion­e italiana pubblici esercizi) a Napoli. È critico verso una parte dei colleghi

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