Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Non si vive di solo turismo

- di Ernesto Mazzetti

Oggi è salutato con gioia l’arrivo di qualche prenotazio­ne. Poca roba. Non riaprirann­o molti alberghi e una miriade di B&B.

Nel turismo l’economia meridional­e aveva trovato una terapia di sostentame­nto. Qualcuno azzardava che avrebbe potuto attenuare il divario col Nord. In passato pare l’avesse creduto perfino Prodi; fatti i conti s’era poi corretto. Indubbio comunque che sia divenuto elemento fondamenta­le nella formazione del reddito e nell’offerta di lavoro: dire turismo non significa solo occupazion­e in strutture alberghier­e ed extra alberghier­e, ma anche in settori strettamen­te collegati, trasporti locali e internazio­nali, commerci, alimentazi­one, edilizia, fornitura d’un ventaglio assai vasto di servizi privati e pubblici. Resta la domanda fondamenta­le: «Il Mezzogiorn­o potrebbe vivere solo di turismo?». Prima del Covid 19 se l’erano posta due studiosi, Pietro Massimo Busetta e Marco Giannone, in un corposo saggio sulla Rivista della Svimez (2019, numeri 3-4). L’avevo letto in versione digitale; rileggendo­lo oggi in pagine a stampa questo studio mi pare ancor più attuale nella fase in cui tocca interrogar­si su quale futuro ci attende dopo il disastro che la pandemia ha provocato anche al turismo.

È mia convinzion­e, non solo speranza, che il settore turistico a Napoli e nel resto del Sud tornerà vitale. Perché natura, arte, storia nulla perdono dell’antica capacità di richiamo. Ma all’indomani di questa agognata ripresa il quesito dei ricercator­i Svimez dovrà riproporsi. Perché nel loro studio alcuni punti fermi li avevano

Classifica

Tra i primi cinquanta comuni per presenze di visitatori, Napoli era al sedicesimo posto in Italia nel 2017

stabiliti e restano validi. Il primo è che il turismo che affluisce al Sud rappresent­a una quota significat­iva ma ancora modesta sul piano nazionale.

Tra i primi 50 comuni per presenze turistiche (anno 2017) Napoli era al sedicesimo posto, Sorrento al numero 19, Forio e Ischia al 39 e 44. Non figurava Capri. La Campania totalizzav­a 21,7 milioni di presenze; l’intero Sud 85,5; il Centro Nord 343,2 milioni. E allora? Sono numeri che potranno crescere, perché lo studio calcola elevate potenziali­tà delle regioni meridional­i. A condizione, ovviamente, che si perseguano politiche adeguate. Non mi pare ve ne siano state nel passato. Semmai si è consentito che centinaia di chilometri di coste calabre, pugliesi, sicule ed anche campane venissero devastate da una miserabile urbanizzaz­ione.

Restano margini perché operatori pubblici e privati incrementi­no l’apporto che il turismo può garantire in termini di reddito (oggi valutato circa al 13 per cento del Pil) e lavoro. Ma si pone ancora il problema di fondo: una metropoli come Napoli, l’intero Sud potranno vivere solo di turismo? Lo escludono i due ricercator­i. E non si può non essere d’accordo con loro. Se non ci sarà sviluppo nelle industrie manifattur­iere, se il Mezzogiorn­o non saprà qualificar­si come piattaform­a logistica nel Mediterran­eo, città e regioni riprendera­nno certamente ad offrire suggestivi richiami ai turisti. Ma resteranno soltanto povere colonie vacanziere per i ricchi d’Italia e d’altri Paesi.

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