Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Non si vive di solo turismo
Oggi è salutato con gioia l’arrivo di qualche prenotazione. Poca roba. Non riapriranno molti alberghi e una miriade di B&B.
Nel turismo l’economia meridionale aveva trovato una terapia di sostentamento. Qualcuno azzardava che avrebbe potuto attenuare il divario col Nord. In passato pare l’avesse creduto perfino Prodi; fatti i conti s’era poi corretto. Indubbio comunque che sia divenuto elemento fondamentale nella formazione del reddito e nell’offerta di lavoro: dire turismo non significa solo occupazione in strutture alberghiere ed extra alberghiere, ma anche in settori strettamente collegati, trasporti locali e internazionali, commerci, alimentazione, edilizia, fornitura d’un ventaglio assai vasto di servizi privati e pubblici. Resta la domanda fondamentale: «Il Mezzogiorno potrebbe vivere solo di turismo?». Prima del Covid 19 se l’erano posta due studiosi, Pietro Massimo Busetta e Marco Giannone, in un corposo saggio sulla Rivista della Svimez (2019, numeri 3-4). L’avevo letto in versione digitale; rileggendolo oggi in pagine a stampa questo studio mi pare ancor più attuale nella fase in cui tocca interrogarsi su quale futuro ci attende dopo il disastro che la pandemia ha provocato anche al turismo.
È mia convinzione, non solo speranza, che il settore turistico a Napoli e nel resto del Sud tornerà vitale. Perché natura, arte, storia nulla perdono dell’antica capacità di richiamo. Ma all’indomani di questa agognata ripresa il quesito dei ricercatori Svimez dovrà riproporsi. Perché nel loro studio alcuni punti fermi li avevano
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Classifica
Tra i primi cinquanta comuni per presenze di visitatori, Napoli era al sedicesimo posto in Italia nel 2017
stabiliti e restano validi. Il primo è che il turismo che affluisce al Sud rappresenta una quota significativa ma ancora modesta sul piano nazionale.
Tra i primi 50 comuni per presenze turistiche (anno 2017) Napoli era al sedicesimo posto, Sorrento al numero 19, Forio e Ischia al 39 e 44. Non figurava Capri. La Campania totalizzava 21,7 milioni di presenze; l’intero Sud 85,5; il Centro Nord 343,2 milioni. E allora? Sono numeri che potranno crescere, perché lo studio calcola elevate potenzialità delle regioni meridionali. A condizione, ovviamente, che si perseguano politiche adeguate. Non mi pare ve ne siano state nel passato. Semmai si è consentito che centinaia di chilometri di coste calabre, pugliesi, sicule ed anche campane venissero devastate da una miserabile urbanizzazione.
Restano margini perché operatori pubblici e privati incrementino l’apporto che il turismo può garantire in termini di reddito (oggi valutato circa al 13 per cento del Pil) e lavoro. Ma si pone ancora il problema di fondo: una metropoli come Napoli, l’intero Sud potranno vivere solo di turismo? Lo escludono i due ricercatori. E non si può non essere d’accordo con loro. Se non ci sarà sviluppo nelle industrie manifatturiere, se il Mezzogiorno non saprà qualificarsi come piattaforma logistica nel Mediterraneo, città e regioni riprenderanno certamente ad offrire suggestivi richiami ai turisti. Ma resteranno soltanto povere colonie vacanziere per i ricchi d’Italia e d’altri Paesi.