Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Ho fatto una rima per dimenticare la mascherina» A Ponticelli si canta il «Rap della quarantena»
«Ma la gente non capisce, questo tempo ferisce/La mia amica è depressa anche se è sempre connessa/ vorrei portarla fuori a respirare aria fresca/E andare al mare, suonare, ballare». La fine dell’anno scolastico si festeggia nella periferia est di Napoli intonando il «Rap d’a Quarantena». Claudia, Mattia, Raffella, Annalisa, Sara, Nunzia, Noemi, Carmela, studenti dell’Ic Porchiano Bordiga di Napoli, guidato da Colomba Punzo, insieme con esperti di arteducazione di Maestri di Strada firmano un canto di libertà in italiano e napoletano, che diventa l’inno del dopo quarantena. Sofferenze, privazioni, disagi, desideri, disorientamento in un periodo impensabile: «Ho fatto una rima per dimenticare questa mascherina/ Quest’inverno mi ha congelato vorrei magiare un bel gelato/ Ma la scuola non capisce che così si impazzisce!». E hanno paura per sé e per i più fragili «Mia sorella è una bambina/ ed ho paura per questa pandemia». Il rapporto con la scuola diventa complesso e alienante: «Che incubo le pagine di scienze/vorrei solo nuove conoscenze; mangiano tanto troppo, il cibo è consolatorio e riempie un tempo sospeso: «Invece mangio come un fiume in piena/sicuro divento come una balena!». «Quello che stiamo facendo dal 4 marzo è un esempio importante di cooperazione educativa, di didattica contestualizzata, di pedagogia errante» dice Cesare Moreno, presidente dell’associazione Maestri di Strada. «Il Rap della quarantena, come tutte le iniziative di questi tre mesi porta con sé un grande contenuto metaforico: spiattella, nomina tutte le contraddizioni e insieme le rielabora nella struttura obbligata del ritmo e della rima. Versi sublimi che senza commenti ci dicono come piccole persone isolate, adulti saggi con apparecchiature precarie hanno ristabilito una relazione creativa tra due mondi, quello degli adulti e quello dei giovani, che in quel mentre si stavano spaccando per responsabilità di governanti imbelli». I maestri di strada, Irvin Vairetti (musica), Cira Maddaloni (Arti Visive), Gabriele Gigante (videomaking) e Silvia Mastrorillo, coordinatrice pedagogica, parlano di un processo collettivo che ha nutrito i legami in un momento di isolamento fisico. Per la fine dell’anno Maestri sta attivando i Selfies (Supporto Educativo Libero per FinirE la Scuola), autoscatto dello stato della mente, affinché i circa 150 allievi imparino a conservare le cose buone. Il tutto in un libro con sostegno di Regione, Fondazione con il Sud per «A-scetate».