Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Napoli, per le intercetta­zioni nel 2019 spesi oltre 12 milioni

Il procurator­e Melillo rende noto il bilancio sociale: «Siamo trasparent­i» Un progetto per il futuro con asili nido, palestre e mense per i dipendenti

- Titti Beneduce

Dieci milioni e 800.000 euro nel 2018, dodici milioni e 300.000 nel 2019: la spese per le intercetta­zioni si confermano le più rilevanti tra quelle sostenute dalla Procura di Napoli nel biennio. Il dato emerge dal bilancio sociale redatto con la supervisio­ne del capo dell’Ufficio, Giovanni Melillo, dedicato a Filippo Beatrice, il procurator­e aggiunto scomparso nel 2018, e reso pubblico in nome della trasparenz­a. In 262 pagine vengono fornite tutte le cifre relative all’attività della Procura, dagli organici (fortemente carenti) alle pendenze, dai reati perseguiti alle esecuzioni: una fotografia d’insieme dai contorni estremamen­te precisi.

Tra il 2018 e il 2019 si registra un forte incremento delle spese per le intercetta­zioni informatic­he, più complesse di quelle telefonich­e e ambientali: si passa da 978.837,88 a 2.670.929,95 euro. A disporne la maggior parte (187 nel 2018, 258 l’anno successivo) è stata la Procura antimafia, seguita da quella ordinaria (19 nel 2018, 56 nel 2019) e da quella antiterror­ismo (rispettiva­mente sette e 12). Le intercetta­zioni telefonich­e si confermano tuttavia quelle per cui la spesa è maggiore: 7 milioni e 100.000 euro in entrambi gli anni presi in esame. Particolar­mente rigorosi i criteri di scelta delle aziende che forniscono il supporto tecnico per le intercetta­zioni e le regole per preservare la loro riservatez­za.

Per quanto riguarda le altre voci di spesa, dal dossier emerge il notevole potenziame­nto delle dotazioni informatic­he della Procura: nel 2018 il valore del materiale informatic­o è passato da 264.285.000 a 620.854.000 euro, per arrivare l’anno successivo a 889.398.000. «Le dotazioni informatic­he — si legge nel documento — sono indispensa­bili per dare concretezz­a agli sforzi di innovazion­e tecnologic­a e digitalizz­azione dei processi di lavoro che caratteriz­zano sempre di più l’azione della Procura»; soprattutt­o ora, dopo l’emergenza sanitaria e l’affermazio­ne del principio del lavoro da remoto.

Dalla relazione emergono anche le linee guida per il perseguime­nto dei reati in base alla loro priorità: un criterio indispensa­bile vista la mole di casi che i pm devono valutare.

Nell’elenco dei reati con «corsia preferenzi­ale» figurano il terrorismo, la violenza sessuale, lo stalking, ma anche i reati in materia di ambiente, la bancarotta, gli omicidi stradali. Sono state poi individuat­e fattispeci­e di reato «suscettive di rapida e facile trattazion­e» che vengono trattate dallo Sdas, il Servizio di definizion­e degli affari semplici. Non si riccore più dunque all’assegnazio­ne a un sostituto, «così consentend­o di abbattere significat­ivamente il carico di lavoro destinato a gravare sui singoli magistrati dell’Ufficio, permettend­o loro di dedicare maggior tempo e risorse alla trattazion­e delle indagini più complesse».

Vengono trattati dallo Sdas, per esempio, la spendita di banconote false, la violazione di domicilio, la frode in commercio, i reati in materia di caccia e di alimento, la resistenza, l’oltraggio e la violenza a pubblico ufficiale.

Oltre che una fotografia della Procura che c’è già, il dossier è uno schizzo di quella che potrebbe diventare nel prossimo futuro.

Un paragrafo è dedicato infatti ai progetti «per assicurare lo sviluppo e l’efficienza dell’Ufficio attraverso la tutela del benessere organizzat­ivo, della genitorial­ità e della salute del personale». Sono allo studio, in collaboraz­ione con la Federico II, una serie di soluzioni progettual­i che prevedono la realizzazi­one di aree di servizio per il personale: asilo nido, centro medico, mensa, palestra; aree destinate all’accoglienz­a e al relax; interventi per il migliorame­nto della logistica interna, per esempio il collegamen­to aereo tra la Procura e il Tribunale; un corridoio sopraeleva­to e coperto da realizzare in via Grimaldi consentire­bbe agli addetti ai lavori di spostarsi tra i due edifici in maniera più rapida e sicura.

Anche attraverso la pubblicazi­one del bilancio, scrive Melillo nella introduzio­ne, «la giurisdizi­one “rende conto” della propria azione al popolo nel nome del quale è amministra­ta, sottoponen­dosi ad un controllo sociale che è il necessario contrappes­o all’indipenden­za e all’autonomia della magistratu­ra».

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Il procurator­e della Repubblica di Napoli, Giovanni Melillo
Sua l’iniziativa di rendere per la prima volta pubblico il bilancio sociale
Capo Il procurator­e della Repubblica di Napoli, Giovanni Melillo Sua l’iniziativa di rendere per la prima volta pubblico il bilancio sociale

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