Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Le agevolazioni che cambiano il volto di Napoli
Le abitazioni interessate a Ecobonus e Sismabonus sono 1,1 milioni in regione e 640 mila nel Napoletano Brancaccio (Acen): «Un patrimonio immobiliare che non conosce sicurezza sismica né ecosostenibilità»
La casa. Luogo sicuro nei tempi di pandemia e il bene rifugio più amato dagli italiani. Il mattone è sempre di moda e il segreto di queste lunghe storie d’amore è nella giusta manutenzione. E così per salvaguardare il bene più prezioso delle famiglie ben vengano strumenti ad hoc come Ecobonus e Sismabonus. Anzi è addirittura in arrivo il Superbonus del 110% per ristrutturare casa, quindi più che a costo zero, e rimettere in sesto il settore edilizio. Interventi presenti nel Decreto Rilancio, di cui si attendono i decreti attuativi, che permetteranno di riqualificare le nostre città e agli italiani di migliorare le proprie abitazioni. Ma andando con ordine e volendo fare il punto dello stock immobiliare campano dai dati elaborati a giugno 2020 dal Centro Studi Acen, Associazione costruttori edili Napoli, in base alle stime Cresme nel 2017, in regione ci sono 4,3 milioni di unità immobiliari sui 53,9 milioni a livello nazionale. Di queste più di 2 milioni sono nella provincia di Napoli e oltre 1milione sono abitazioni (2,4milioni a livello regionale e 30milioni in tutta Italia).
Ed ecco che volendo prendere in esame l’età del patrimonio esistente in Campania il 54% degli edifici residenziali ha poco meno di 50 anni. Una percentuale in linea tra l’altro con la media nazionale e che sale al 61% se si considera la provincia partenopea. Un patrimonio quantificato in 1,1milioni di abitazioni in regione e 640mila in provincia di Napoli.
«È questo il dato potenziale delle abitazioni - spiega Federica Brancaccio presidente di Acen e Federcostruzioni – che potrebbero essere interessate nel nostro territorio da interventi sostenuti dal Superbonus e dal Sismabonus. In poche parole la maggior parte dei nostri edifici è stato costruito prima degli anni ’ Settanta, quindi prima di qualsiasi normativa vigente sia dal punto di vista energetico che sismico. Tutti edifici dunque che non tengono conto di requisiti oggi essenziali, sia per quanto riguarda la sicurezza antisismica che per l’ecosostenibilità. Tenete presente, ad esempio, che le nostre costruzioni sono in media 4 volte più energivore rispetto alla tendenza europea».
A poter usufruire del Superbonus110% saranno i condominii; gli istituti autonomi case popolari; le cooperative di abitazione a proprietà indivisa e le persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa arti e professioni, su unità immobiliari.
«Una grossa limitazione - dice Paolo Cosenza, presidente di Aniem Confapi - è sicuramente data dalla platea di potenziali beneficiari. In particolare, i due incentivi si applicano in relazione agli interventi realizzati sui condomini e sulle singole unità immobiliari adibite ad abitazione principale dalle persone fisiche non nell’esercizio di imprese, arti o professioni. Ad oggi sono escluse anche tutte le proprietà intestate a persone giuridiche, le seconde case isolate che, a nostro parere, rappresentano una grossa fetta del patrimonio immobi
Cosenza (Aniem Confapi)
«Una grossa limitazione escludere dal Superbonus110% le proprietà intestate a persone giuridiche e le seconde case isolate»
liare».Il tutto per lavori che andranno comunque svolti dal 1 luglio 2020 fino al 31 dicembre 2021, sebbene proprio in questi giorni sia stato preannunciato un allungamento dei tempi ritenuto a dir poco necessario dai professionisti.
Importante il tipo di lavoro. Ci sono dei cosiddetti lavori “trainanti” che permettono di accedere al Superbonus110%. In particolare si tratta di interventi di isolamento termico, il cosiddetto cappotto termico, la cui spesa massima è di 60mila euro per unità immobiliare dell’edificio; interventi sulle parti comuni degli edifici per la sostituzione degli impianti di riscaldamento esistenti con impianti centralizzati, ibridi o geotermici abbinati all’installazione di impianti fotovoltaici per una spesa massima di 30mila euro (intervento che si può realizzare anche sugli edifici unifamiliari sempre con lo stesso margine di spesa massima).
Poi ci sono interventi come ad esempio, la sostituzione degli infissi, il restauro delle facciate, oppure l’installazione di ricarica delle auto elettriche che, se svolti con uno dei lavori trainanti, ricadono nella detrazione del Superbonus diventando praticamente gratuiti.
Non c’è bisogno di nessun aggancio con gli interventi trainanti, invece, per usufruire della detrazione per il Sismabonus sul quale però si attendono ulteriori dettagli che saranno presenti nel decreto attuativo.«Siamo ovviamente in attesa - conclude la Brancaccio - delle circolari attuative, specie quelle dell’Agenzia delle Entrate. Quali le possibili criticità? La più importante è legata alla monetizzazione. È fondamentale avere delle procedure rapide che permettano a banche e grandi gruppi, di esser celeri e rapidi nel monetizzare questi crediti di imposta. Infatti un’impresa che si accolla l’intero credito d’imposta può riuscire a fare magari un intervento ma certo non può finanziariamente addossarsi i costi di tanti interventi e spalmare il tutto in 5 anni o giù di lì. Una volta fatta chiarezza su questi punti è ovvio che sarà un’occasione unica per ridisegnare le nostre città, riqualificandole nel loro complesso».