Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Di uso quotidiano tra ieri e oggi Quelle «buone cose di pessimo gusto»
La collezione originale di ciò che teniamo in casa: «in» le cyclette e i computer portatili, «out» valigie e orologi
Durante le lunghe settimane vissute in isolamento domestico ci siamo ritrovati a guardarci intorno e a posare lo sguardo sugli oggetti che avevamo in casa. Oggetti antichi o di un passato recente dotati di un forte impatto visivo ma soprattutto capaci di trasmetterci quel calore umano di cui sentivamo il bisogno. D’altro canto ci siamo anche ritrovati a fare una lista di oggetti che avremmo voluto e che, dopo la pandemia, ci siamo ripromessi di acquistare, impossibilitati come eravamo a recarci nei luoghi dove qualcun altro avrebbe usato quegli oggetti per noi e su di noi. Ad averli in casa, ce la saremmo cavati da soli (forse con meno maestria, o con miracolosi risultati!).
Ecco allora che, passata l’angoscia e la reclusione domestica, gli oggetti tornano a ripopolare la casa - scartando di fatto la tendenza moderna ad arredare gli ambienti con pochissimi elementi, rendendoli austeri e asettici, come se la vita di lì non passasse -, e la nuova indoor generation, rigorosamente connessa, si è messa ad acquistare on line. Dalla macchina per la pasta e per il pane alla macchina del caffè (quindi spazio nelle cucine che arrivano i robot), dalle scope elettriche (in assenza di cameriere) al tagliacapelli per uomini (per evitare future trasformazioni licantropesche), dai tavoli per il ping pong ai tavoli per ufficio e scrivanie, dall’attrezzatura per la palestra come tappettini per lo yoga e cyclette ai computer portatili (per fuggire in un qualsiasi angolo della casa pur di trovare un po’ di pace e lavorare). Precipitano invece in fondo alla lista valigie, fotocamere, abiti da sposa, orologi, scarpe da donna, costumi da uomo. A dimostrazione di quanto gli oggetti raccontino molto delle nostre vite.
Se il nuovo si impone, anche il vecchio si riprende il suo spazio, ancor di più se è made in Italy. L’italianità, tra l’altro, è un concetto che durante la pandemia si è rafforzato e che oggi rappresenta il punto per una nuova ripartenza, industriale e artigianale. In quest’ottica tutte «le buone cose di pessimo gusto» tornano a ricevere importanza sulle nostre mensole o nelle nostre credenze e a comunicarci affetto, memoria, conforto.
A unire il made in Italy e la storia degli oggetti c’è l’archivio «Fattobene – Italian Everyday Archetypes», una piattaforma on line che è una collezione in continuo divenire di tutti gli oggetti di uso quotidiano, ancora in commercio, anche se alcuni sono meno popolari di un tempo: come la Coccoina, la colla con l’aroma di mandorla prodotta a Voghera; il Crystal Ball, il gioco prodotto negli stabilimenti di Burago di Molgora, in Brianza, diventato popolarissimo negli anni Ottanta; le carte da gioco Modiano, realizzate a Trieste a partire dal 1884; la cedrata Tassoni, fatta a Salò dal 1921; lo sciroppo di amarene Fabbri, preparato a Bologna dal 1915. E ancora gli spazzolini Acca Kappa e le liquirizie Amarelli con le loro indimenticabili scatoline di latta. Tutti archetipi della tradizione che il tempo non ha scalfito e che oggi fanno parte dell’immaginario collettivo. «Fattobene» è anche un libroatlante che raccoglie le fotografie e le storie di questi prodotti italiani, messe insieme dalla giornalista Anna Lagorio e dal fotografo Alex Carnevali.
Se il 2020 segna uno spartiacque tra il prima e il dopo, non ci resta che aspettare per scoprire quale oggetto si imporrà in questa nostra nuova quotidianità domestica.