Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Aurelio De Laurentiis portato in trionfo E promette un premio

Pace fatta con il presidente che lancia la sfida: «Proviamo a qualificar­ci in Champions

- Di Donato Martucci

Il rigore (perfetto) di Milik sancisce la conquista della Coppa: è il quarto trofeo dell’era De Laurentiis. Il presidente scende in campo e raggiunge Gattuso al centro con la squadra: ascolta le parole dell’allenatore, rilancia: «Ora proviamo a qualificar­ci per la Champions» e promette un premio a tutti. È il momento della pace, De Laurentiis viene portato in trionfo e alzato in braccio.

Quasi sedici anni di gestione alla guida del Napoli, quattro trofei vinti (poco meno della metà nei 94 di storia del club) undici anni consecutiv­i nelle coppe europee (sette in Champions League) unica squadra in Italia dopo il ritorno in serie A nel 2008. Una finale di supercoppa vinta, un’altra persa a Pechino dopo i tempi supplement­ari e inoltre una semifinale di Europa League.

I numeri della presidenza De Laurentiis sono tutti qui. E sono soddisface­nti perché chi vince, alla fine, ha sempre ragione. Ma non basta per essere amato dalla piazza che pure lo considera un ottimo amministra­tore, ma spesso gli contesta di non aver alzato mai l’asticella per puntare allo scudetto, unico trofeo che lo lancerebbe nel gotha dei presidenti azzurri. L’ha sfiorato e annusato lo scudetto tra polemiche (anche arbitrali e sul sistema calcio) e passi falsi delle sue squadre. Non ha un carattere facile e spesso ha visioni diverse (anche innovative) nel mondo del calcio. Il suo rapporto con gli allenatori è stato di amoreodio. Ma ha tenuto Reja e Mazzarri per tanti anni e alla fine il suo rapporto con gli ex tecnici è comunque buono. Si definisce «monogamo» nel rapporto con gli allenatori ma ha saputo cambiare Ancelotti, l’allenatore più titolato al mondo per Gattuso e ha avuto ancora una volta ragione lui.

Il tecnico calabrese, tra lo scetticism­o, ha vinto il suo primo trofeo da allenatore proprio a Napoli e ha rivoltato la squadra smarrita nella rivoluzion­e tattica di Ancelotti. Ora la vittoria della Coppa Italia (la terza nella sua gestione) sembra aver sciolto il presidente, pronto a dare un premio ai suoi ragazzi.

Mercoledì scorso scendendo le scale della tribuna dell’Olimpico, in compagnia della moglie Jacqueline, era pronto ad accogliere l’abbraccio dei suoi calciatori. Che hanno fatto di più: lo hanno sollevato in aria, come si fa nei grandi trionfi. Una sorta di pace che poi sembra esser sancita dalle parole del numero uno azzurro, intenziona­to ad affrontare e risolvere il problema delle multe comminate ai giocatori per il mancato ritiro. «L’era di Ringhio ha cancellato quella precedente e per questo non stiamo parlando più delle questione delle multe. Non capisco perché bisogna pensare ancora a una situazione che io ho invece mentalment­e già rimosso, grazie al grandissim­o lavoro del nostro nuovo tecnico e alla profession­alità che stanno dimostrand­o con la sua guida tutti i giocatori».

De Laurentiis ha rivendicat­o anche il ruolo di anti Juventus per eccellenza: «Siamo gli unici a tener testa ai bianconeri, speriamo di riuscire a batterli anche sullo scudetto». E c’è anche voglia di Champions: «Ci aspetta il campionato ora: dobbiamo provare a risalire la classifica e a qualificar­ci per la Champions League». Ora c’è la ripresa del campionato, la voglia di scalare la classifica e soprattutt­o ci sarà un’altra battaglia da affrontare nella supercoppa italiana con la vincitrice dello scudetto. Probabilme­nte l’avversario sarà di nuovo la Juventus. Una sfida infinita, diventata un classico del calcio italiano negli ultimi anni targati De Laurentiis.

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 ??  ?? La festa in campo
Il presidente Aurelio De Laurentiis viene portato in trionfo dalla squadra dopo la vittoria della Coppa Italia allo stadio Olimpico
La festa in campo Il presidente Aurelio De Laurentiis viene portato in trionfo dalla squadra dopo la vittoria della Coppa Italia allo stadio Olimpico
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