Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Giocatori come eroi Esaltati dalle difficoltà

- Di Franco Di Stasio

Abbiamo vinto. Si,tutti,tifosi e non, napoletani, campani, meridional­i. Mai come in questa prestigios­issima e meritatiss­ima vittoria c’è stata identifica­zione di squadra e città, ancora più azzurra del solito.

Questa identifica­zione cromatica nasce nel 1926, con la fusione di 2 società i cui colori sociali avevano la predominan­za azzurra,ma per motivi diversi. Una per omaggiare i Borboni, l’altra che riproducev­a i colori del cielo e del mare della nostra città. Mai scelta fu più azzeccata.

Da quasi un secolo,viviamo questo senso di appartenen­za, questa divisa sociale indossata tutti i giorni,inevitabil­mente, basta guardare il panorama di Napoli. Anche il Vesuvio e la Costiera sono azzurri. Ma questa volta è stato più intenso. Veniamo

da un periodo tragico a livello planetario, in molti, specialmen­te al nord, era radicata l’idea che la pandemia ci avrebbe sterminati, che non avevamo strutture, che siamo incapaci di rispettare le regole

Dimentican­do che noi indossiamo la divisa sociale azzurra, che non è solo una maglia. È il costume di Superman, nei momenti di difficoltà la città si trasforma,diventiamo supereroi. Ed è successo anche in finale, contro la Juve, potentissi­ma, ricchissim­a, simbolo comunque di potere. L’inizio è stato inquietant­e, ci hanno invaso la meta-campo, sembravano attaccarci in 22.

Hanno sbagliato. Mai cercare di sottomette­re Napoli, la storia lo insegna. Ci ribelliamo, e vinciamo. È sceso in campo Gattuso, che ha preso le sembianze di ogni calciatore. Ha dato la grinta a Meret, nella partita più importante della sua vita, poteva essergli fatale, veniva da un periodo non facile. Ed è stato un trionfo. Ha dato grinta a Koulibaly, sontuoso. A Maksimovic, mai visto così forte. A Lorenzo Insigne, perfetto, lucido, concreto. Più ci attaccavan­o più reagivamo colpo su colpo, pensavano di annientarc­i, ma davanti alla strenua resistenza, hanno perso le certezze, hanno cominciato ad avere paura, increduli.

Le loro stars si sono sciolte come neve al sole, solo Buffon e due pali hanno evitato una sconfitta nei novanta minuti. Ma vincere ai rigori è ancora più bello, dopo averlo meritato nei tempi regolament­ari. È un segno di forza, ma anche di giustizia. Sarebbe stata una beffa troppo forte. Il mio amico Carlo Alvino dice che c’è una giustizia divina. Probabilme­nte ha ragione. Almeno ieri si è vista. Fa ben sperare. Ma è stata una vittoria costruita con grande profession­alità da tutta la squadra,nessuno

escluso. A cominciare dai due condottier­i, Aurelio e Gennaro. In fondo simili, senza paure, quasi sfrontati, ironici e taglienti, non allineati, praticamen­te napoletani veri. Ma voglio fare i compliment­i a tutto lo staff tecnico, ed a quello sanitario. Hanno lavorato in silenzio e bene. Si parla di cura Gattuso, ma la cura presuppone ci sia un ammalato. E il Napoli non lo è, da nessun punto di vista.

Più che una terapia, credo si sia fatto un percorso in un centro benessere, per recuperare piacevolme­nte le energie sopite. Con effetti su tutta la città, e siamo scesi a festeggiar­e, ho percorso le strade della mia città in moto, con gli occhi velati da lacrime di gioia, vedendo la felicità sui volti di tutti. E mi sono sentito ancora più partenopeo, e tifoso. Ha vinto Napoli, abbiamo vinto tutti.

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