Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Consip, cade l’ultima accusa Il Csm «assolve» Woodcock
Le sue dichiarazioni spontanee: io sempre leale e corretto, restituitemi l’onore
Assolto perché il fatto contestato è di «scarsa rilevanza»: la sezione disciplinare del Csm cancella anche l’ultima accusa nei confronti del pm Henry John Woodcock che l’anno scorso gli era costata la condanna alla censura: quella di aver commesso una grave scorrettezza nei confronti dell’allora procuratore facente funzioni, Nunzio Fragliasso — che gli aveva chiesto di osservare il massimo riserbo sull’inchiesta Consip — per aver espresso alcuni giudizi sull’indagine riportati da Repubblica. Considerazioni che Woodcock aveva fatto nel corso di una telefonata confidenziale con una giornalista amica, la quale si era impegnata a non scrivere nulla salvo poi tradire la sua fiducia. Così finiscono tutte le contestazioni legate all’inchiesta Consip, che per più di un anno avevano tenuto banco nel processo cominciato con il vecchio Csm guidato da Giovanni Legnini ed erano poi state prese in carico dal nuovo, con tanto di sfilata di testimoni eccellenti e polemiche politiche. Un’inchiesta i cui esiti giudiziari restano ancora aperti.
È stato un diverso collegio della sezione disciplinare (presidente il laico della Lega Stefano Cavanna) rispetto a quello che l’aveva condannato, a decretare l’«innocenza» di Woodcock, dopo che la Cassazione aveva annullato la sentenza del 4 marzo 2019, disponendo un nuovo processo.
Sentenza che allora aveva lasciato insoddisfatto non solo il magistrato, ma anche — e per opposte ragioni — la Procura generale della Cassazione, che aveva visto cadere nel nulla l’accusa principale nei confronti di Woodcock e della sua collega Celestina Carrano, titolare con lui dell’inchiesta Consip: cioè quella di aver violato i diritti di difesa di uno degli indagati, l’ex consigliere di Palazzo Chigi Filippo Vannoni. Era stata allora esclusa anche un’altra contestazione a carico di Woodcock: quella di aver interferito nelle indagini della Procura di Roma, per quegli stessi giudizi riportati da Repubblica.
Prima che il tribunale delle toghe pronunciasse la sua sentenza, Woodcock, che era assistito dall’ex pg di Torino Marcello Maddalena, aveva chiesto ai suoi giudici di restituirgli «l’onore», rivendicando la propria «lealtà e correttezza». E chiamando a testimonianza il rapporto di amicizia con Fragliasso e le relazioni di buon vicinato con i colleghi di Roma con cui, aveva detto, «lavoriamo gomito a gomito, condividendo indagini. La lealtà, la correttezza, la sincerità — aveva sottolineato il pm rendendo spontanee dichiarazioni — sono caratteristiche e qualità che mi riconosco. È una sorta di obbligazione naturale, di debito verso chi questi valori mi ha impartito, e cioè i miei genitori». Quanto ai suoi rapporti con Fragliasso, che da pochi giorni è procuratore di Torre Annunziata: «Quando ebbi l’avviso di garanzia dalla Procura di Roma fui chiamato dal collega e amico Nunzio Fraglisso, che mi confermò la fiducia e la delega per il processo Rome, e mi difese pubblicamente. Il nostro rapporto è sempre stato di amicizia ed è continuato con la stessa amicizia».