Corriere del Mezzogiorno (Campania)
UN’ALTRA STRADA PER NAPOLI
Nell’annunciare che non si candiderà alla Regione, il sindaco Luigi de Magistris ci informa del travaglio di una scelta che lo ha portato a rinunciare ad «una sfida politica…. come quella di andare a guidare la nostra regione»….. Non è il caso di dubitare della genuinità del travaglio vissuto dal primo cittadino. C’è da rilevare solo che non esistevano né le condizioni politiche né quelle elettorali per una sua candidatura.
Né il Pd avrebbe potuto, dopo il credito accumulato da De Luca nei mesi della pandemia, mettere in discussione (come qualcuno nella epoca pre Covid aveva pensato) l’attuale presidente della giunta regionale. De Magistris sa che così stanno le cose ma ricorre alla mozione degli affetti e dice che la sua è una scelta di amore e di passione per Napoli. E sia. Preoccupa tuttavia il suo proposito: riportare Napoli dove l’aveva lasciata. Dove era la terza città di Italia a febbraio? Secondo de Magistris era «in vetta nel mondo per energia, cultura, turismo e capacità economica».
Per la verità a febbraio la città si dibatteva in aspri problemi. I conti non tornavano, il Comune era sull’orlo del fallimento. Misure straordinarie votate in Parlamento fornivano per l’ennesima volta una boccata d’ossigeno. Per il resto non è il caso di farla lunga: i rifiuti si mandavano in altre regioni o all’estero, i servizi restavano scadenti, strategie di rigenerazione urbana erano di là dal manifestarsi, lo scadimento civile si toccava con mano.
Questa la città cui il sindaco intende riportarci. Andiamo al sodo. Le ferite inferte dal Covid a Napoli sono serie, la situazione è ancora più difficile di febbraio. Pesano i problemi non affrontati che il morbo ha ingigantito. Si legga la lettera dei vigili urbani al prefetto e al sindaco. Si denuncia in quella lettera la situazione di degrado e illegalità in cui versano piazza Garibaldi e l’intera area del Vasto: illegalità di ogni tipo, dominio di violenti, trafficanti, balordi. È solo la zona della stazione in queste condizioni? Si guardi il quartiere San Lorenzo poco lontano dal Vasto, non sono mancati sforzi di riqualificazione fatti da associazioni che hanno operato su quel territorio. Una zona che vanta in poche decine di metri un patrimonio unico: le Chiese di Santa Caterina a Formiello, di San Giovanni a Carbonara, di Sant’Anna a Capuana, di Sant’Antonio abate; il busto di San Gennaro; la Fontana del Formiello! Perché quest’area è sommersa dal degrado? E la Sanità? E le periferie? La verità è che sono mancate politiche di riqualificazione urbana.
Il recupero di aree «a rischio» avviene rivitalizzando i luoghi difficili attraverso il commercio, l’artigianato, la ristorazione.
In questa direzione, sulla base di un piano e con gradualità, sarebbe stato necessario lavorare. Liberando il centro storico dalla edilizia fatiscente e degradata postbellica, assegnando a giovani e ad associazioni l’uso di spazi pubblici per attività culturali e sociali, riducendo in alcuni quartieri (con esperienze formative innovative e straordinarie) la dispersione e l’evasione scolastica, dotando le aree periferiche di strumenti di prevenzione e deterrenza come le attrezzature di video sorveglianza, aumentando l’illuminazione a basso impatto energetico: vi sono strade, anche in pieno centro, che di sera fa paura frequentare.
Non si è operato in questa direzione. Non è accettabile che proceda un simile corso delle cose! De Magistris ha ricordato di aver dedicato nove anni della sua vita a Napoli. Ho timore che la città si trovi a fare i conti con i medesimi problemi che l’affliggevano nove anni or sono, ingigantiti dalla aggressione del morbo. L’amministrazione comunale non aveva la bacchetta magica e i problemi di Napoli fanno tremare le vene ai polsi. Doveva dotarsi di una strategia complessiva, suscitare energie pubbliche e private per affrontare i problemi. Non lo ha fatto. È ora che Napoli cerchi un’altra strada. Costruendo sulla base di un impegno diretto di tante forze sane e disponibili della società napoletana una alternativa di metodi e indirizzi in grado di assumere la guida della città. A questo occorre lavorare nei prossimi mesi
” Bisogna lavorare a un impegno diretto della società napoletana per costruire un’alternativa di metodi e indirizzi in grado di assumere la guida della città