Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Chiara: nessuno contro i tifosi C’è troppa paura dell’impopolarità
NAPOLI «Il sindaco de Magistris in qualità di autorità sanitaria cittadina avrebbe dovuto, prima della partita, emanare una ordinanza che proibisse i festeggiamenti nell’interesse del bene supremo che è la salute pubblica. Era prevedibile che i napoletani si sarebbero riversati in strada, travolgendo ogni norma di prudenza e di distanziamento, qualora la squadra di Gattuso si fosse aggiudicata la finale di Coppa Italia. Non aver predisposti misure atte ad evitarlo è stata, secondo me, una grave mancanza». Aldo De Chiara, magistrato in pensione e presidente della Consulta per la Legalità istituita presso la V Municipalità, commenta quanto accaduto nelle ore successive alla partitra tra il Napoli e la Juventus, quando migliaia di persone si sono radunate nelle strade e nelle piazze, molte delle quali in sella a motorini od a bordo di automobili che sfrecciavano in ogni direzione con i clacson spianati.
Una notte d’inferno che, temono alcuni virologi, potrebbe accendere la miccia di nuovi contagi da coronavirus a causa della calca che si è determinata ovunque. Nelle scorse settimane più volte il presidente della giunta regionale Vincenzo De Luca ha tuonato in video contro chi azzardava una corsa, passeggiava o partecipava a festicciole di condominio. Ha minacciato perfino di inviare i carabinieri con i lanciafiamme per stroncare eventuali feste di laurea.
La meraviglia che finora non abbia detto contro il delirio dell’altra notte?
«Noi tutti componenti della Consulta della Legalità del Vomero ci saremmo aspettati dai rappresentanti delle istituzioni territoriali parole di condanna e, prima ancora, misure atte ad evitare quello che è accaduto. Le misure – ripeto - avrebbero dovuto essere adottate principalmente dal sindaco. Stupisce, però, che anche altri rappresentanti istituzionali non abbiano finora pronunciato una sola parola di biasimo per i comportamenti di migliaia di tifosi dopo la partita. Magari arriveranno, ma per ora non le ho ascoltate. Evidentemente si teme l’impopolarità che potrebbe derivare da una forte presa di posizione che critichi chi ha gioito per un evento atteso come una vittoria sportiva del Napoli sulla Juventus. Tutti o quasi amano la squadra cittadina. In Italia si ritiene che il calcio sia una sorta di zona franca, in nome della quale può essere accettato ciò che in altri contesti sarebbe giustamente stigmatizzato».
Questore e Prefetto, secondo lei, non hanno responsabilità per quanto accaduto?
«No. I festeggiamenti avrebbero dovuto essere evitati soprattutto per un problema di tutela della salute, quindi le autorità sanitarie avrebbero dovuto attivarsi. È chiaro che l’ordinanza sindacale sarebbe stata poi trasmessa al questore, al comandante dei carabinieri e della polizia locale i quali avrebbero avuto il compito di garantire che fosse rispettata. Il punto, però, è che quella ordinanza non è stata mai adottata. Speriamo tutti di non dovercene pentire tra un paio di settimane. Se posso, vorrei però aggiungere anche un’altra considerazione più generale».
Quale?
«Bisognerebbe che ci si interroghi seriamente circa l’opportunità di fare riprendere a giugno il calcio. Un Paese che si affretta a far ripartire la giostra del pallone, con tutti i rischi che questo comporta, ma ad oggi ancora non ha definito un piano chiaro per garantire la ripresa delle lezioni scolastiche mi pare che abbia qualche serio problema e che abbia smarrito il senso delle priorità. Abbiamo visto abbracci tra giocatori ed allenatori in spregio delle norme di distanziamento ,ma evidentemente ragioni che tutti conosciamo, di natura economica, hanno imposto che il calcio riprendesse la sua attività mentre ancora non sappiamo se una delle istituzioni fondamentali in una società civile, come la scuola ripartirà e come. Le contraddizioni che sta evidenziando questa emergenza sanitaria sono notevoli ed in fondo forniscono conferme di certe tendenze in atto da tempo».
Torniamo al caos post partita. Cosa l’ha ferita di più?
«C’è l’imbarazzo della scelta. La rapina a mano armata al giovane in motorino nel mezzo della folla. I festeggiamenti a colpi di pistola, con conseguenze che per un giovane avrebbero potuto essere letali. Bruttissima vicenda, poi, che mi ha offeso in particolare in qualità di residente al Vomero e presidente della Consulta è stata il danneggiamento dell’aiuola in Piazza Vanvitelli curata da Giovanni Estate. È un simbolo della lotta contro il racket».
La Consulta ha ripreso le sue attività dopo la sosta forzata dei mesi scorsi?
«Sì, la prossima riunione è in calendario il 23. Riparte anche il corso di aggiornamento per gli agenti di polizia municipale. Il 24 giugno il collega Lello Marino, in collegamento dal comando dei caschi bianchi in via de Giaxa, terrà una lezione sulla questione della contraffazione. Sono iscritti una quarantina di agenti».
Tolleranza
Si ritiene che il calcio sia una sorta di zona franca, in nome della quale può essere accettato ciò che in altri contesti sarebbe giustamente stigmatizzato
Parallelismi
Un Paese che si affretta a far ripartire la giostra del pallone, ma ad oggi ancora non ha definito un piano chiaro per la ripresa della scuola
Distanziamento Le misure avrebbero dovuto essere adottate principalmente dal sindaco. Stupisce che però anche altri non abbiano condannato