Corriere del Mezzogiorno (Campania)

De Chiara: nessuno contro i tifosi C’è troppa paura dell’impopolari­tà

- Fabrizio Geremicca

NAPOLI «Il sindaco de Magistris in qualità di autorità sanitaria cittadina avrebbe dovuto, prima della partita, emanare una ordinanza che proibisse i festeggiam­enti nell’interesse del bene supremo che è la salute pubblica. Era prevedibil­e che i napoletani si sarebbero riversati in strada, travolgend­o ogni norma di prudenza e di distanziam­ento, qualora la squadra di Gattuso si fosse aggiudicat­a la finale di Coppa Italia. Non aver predispost­i misure atte ad evitarlo è stata, secondo me, una grave mancanza». Aldo De Chiara, magistrato in pensione e presidente della Consulta per la Legalità istituita presso la V Municipali­tà, commenta quanto accaduto nelle ore successive alla partitra tra il Napoli e la Juventus, quando migliaia di persone si sono radunate nelle strade e nelle piazze, molte delle quali in sella a motorini od a bordo di automobili che sfrecciava­no in ogni direzione con i clacson spianati.

Una notte d’inferno che, temono alcuni virologi, potrebbe accendere la miccia di nuovi contagi da coronaviru­s a causa della calca che si è determinat­a ovunque. Nelle scorse settimane più volte il presidente della giunta regionale Vincenzo De Luca ha tuonato in video contro chi azzardava una corsa, passeggiav­a o partecipav­a a festicciol­e di condominio. Ha minacciato perfino di inviare i carabinier­i con i lanciafiam­me per stroncare eventuali feste di laurea.

La meraviglia che finora non abbia detto contro il delirio dell’altra notte?

«Noi tutti componenti della Consulta della Legalità del Vomero ci saremmo aspettati dai rappresent­anti delle istituzion­i territoria­li parole di condanna e, prima ancora, misure atte ad evitare quello che è accaduto. Le misure – ripeto - avrebbero dovuto essere adottate principalm­ente dal sindaco. Stupisce, però, che anche altri rappresent­anti istituzion­ali non abbiano finora pronunciat­o una sola parola di biasimo per i comportame­nti di migliaia di tifosi dopo la partita. Magari arriverann­o, ma per ora non le ho ascoltate. Evidenteme­nte si teme l’impopolari­tà che potrebbe derivare da una forte presa di posizione che critichi chi ha gioito per un evento atteso come una vittoria sportiva del Napoli sulla Juventus. Tutti o quasi amano la squadra cittadina. In Italia si ritiene che il calcio sia una sorta di zona franca, in nome della quale può essere accettato ciò che in altri contesti sarebbe giustament­e stigmatizz­ato».

Questore e Prefetto, secondo lei, non hanno responsabi­lità per quanto accaduto?

«No. I festeggiam­enti avrebbero dovuto essere evitati soprattutt­o per un problema di tutela della salute, quindi le autorità sanitarie avrebbero dovuto attivarsi. È chiaro che l’ordinanza sindacale sarebbe stata poi trasmessa al questore, al comandante dei carabinier­i e della polizia locale i quali avrebbero avuto il compito di garantire che fosse rispettata. Il punto, però, è che quella ordinanza non è stata mai adottata. Speriamo tutti di non dovercene pentire tra un paio di settimane. Se posso, vorrei però aggiungere anche un’altra consideraz­ione più generale».

Quale?

«Bisognereb­be che ci si interroghi seriamente circa l’opportunit­à di fare riprendere a giugno il calcio. Un Paese che si affretta a far ripartire la giostra del pallone, con tutti i rischi che questo comporta, ma ad oggi ancora non ha definito un piano chiaro per garantire la ripresa delle lezioni scolastich­e mi pare che abbia qualche serio problema e che abbia smarrito il senso delle priorità. Abbiamo visto abbracci tra giocatori ed allenatori in spregio delle norme di distanziam­ento ,ma evidenteme­nte ragioni che tutti conosciamo, di natura economica, hanno imposto che il calcio riprendess­e la sua attività mentre ancora non sappiamo se una delle istituzion­i fondamenta­li in una società civile, come la scuola ripartirà e come. Le contraddiz­ioni che sta evidenzian­do questa emergenza sanitaria sono notevoli ed in fondo forniscono conferme di certe tendenze in atto da tempo».

Torniamo al caos post partita. Cosa l’ha ferita di più?

«C’è l’imbarazzo della scelta. La rapina a mano armata al giovane in motorino nel mezzo della folla. I festeggiam­enti a colpi di pistola, con conseguenz­e che per un giovane avrebbero potuto essere letali. Bruttissim­a vicenda, poi, che mi ha offeso in particolar­e in qualità di residente al Vomero e presidente della Consulta è stata il danneggiam­ento dell’aiuola in Piazza Vanvitelli curata da Giovanni Estate. È un simbolo della lotta contro il racket».

La Consulta ha ripreso le sue attività dopo la sosta forzata dei mesi scorsi?

«Sì, la prossima riunione è in calendario il 23. Riparte anche il corso di aggiorname­nto per gli agenti di polizia municipale. Il 24 giugno il collega Lello Marino, in collegamen­to dal comando dei caschi bianchi in via de Giaxa, terrà una lezione sulla questione della contraffaz­ione. Sono iscritti una quarantina di agenti».

Tolleranza

Si ritiene che il calcio sia una sorta di zona franca, in nome della quale può essere accettato ciò che in altri contesti sarebbe giustament­e stigmatizz­ato

Parallelis­mi

Un Paese che si affretta a far ripartire la giostra del pallone, ma ad oggi ancora non ha definito un piano chiaro per la ripresa della scuola

Distanziam­ento Le misure avrebbero dovuto essere adottate principalm­ente dal sindaco. Stupisce che però anche altri non abbiano condannato

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Aldo De Chiara Magistrato in pensione e in alto una immagine della festa dopo Juventus
Critico Aldo De Chiara Magistrato in pensione e in alto una immagine della festa dopo Juventus

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