Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Gli azzurri si rilassano per la festa di Koulibaly in attesa del Verona

- di Antonio Sacco

Giornata di mare e serata di festa a Ischia per gli azzurri che hanno celebrato i 29 anni di Koulibaly. Pausa concessa da Gattuso dopo la vittoria in Coppa, ma martedì c’è il Verona. De Laurentiis a Castel di Sangro sceglie albergo e campo per il ritiro.

Con la scomparsa a 78 anni di Mariolino Corso se n’è andato non solo il «sinistro di Dio» della grande Inter di Helenio Herrera, l’inventore della punizione a foglia morta, il solo giocatore straniero che Pelè avrebbe voluto nel suo Brasile, ma anche l’allenatore che per primo vinse un titolo tricolore con il Napoli. Quello del campionato Primavera nella stagione 1978-79, tuttora l’unico conquistat­o nella massima categoria giovanile dal club azzurro. E anticipò di otto anni la vittoria dello scudetto dei grandi da parte del Napoli del fenomeno Maradona, guidato in panchina da Ottavio Bianchi.

Una vittoria evidenteme­nte non casuale e dovuta soltanto alla presenza di Diego, ma costruita nel tempo dal presidente Ferlaino se è vero che nella rosa a disposizio­ne di Bianchi c’erano giocatori come Celestini, Caffarelli, Raimondo Marino, Volpecina e Di Fusco che avevano fatto parte della squadra che Corso aveva portato al titolo Primavera nel 1979.

Corso aveva chiuso la carriera di calciatore per un grave infortunio nel 1975 nelle fila del Genoa, a 34 anni, dopo aver giocato dal 1957 al 1973 nell’Inter e aver conquistat­o quattro scudetti (l’ultimo nel 1971 con Invernizzi allenatore in rimonta sul Milan…), due Coppe dei Campioni e due Coppe Interconti­nentali. Preso il patentino di allenatore a Coverciano nel 1977, debuttò proprio a Napoli come tecnico, guidando la squadra Primavera dal 1978 al 1982. Ferlaino lo scelse su suggerimen­to di Italo Allodi, l’uomo che aveva costruito la grande Inter con Angelo Moratti e che poi divenne anche fondamenta­le nella progressiv­a crescita del Napoli che avrebbe vinto il primo storico scudetto dei grandi nel 1987.

«Gli disse che io ero l’uomo giusto per creare una grande Primavera azzurra e lui mi prese subito», ha ricordato Corso in un’intervista rilasciata a Giovanni Marino di Repubblica nel Natale del 2018. Un’esperienza, quella napoletana, che Corso avrebbe portato per sempre nel cuore. «Ho trascorso cinque anni della mia vita fantastici a Napoli, tra i più belli mai vissuti. La città è così viva e calda, la gente affettuosa e solidale, non potevo chiedere di meglio. Per un certo periodo ho anche vissuto a Capri, l’isola dei sogni: prendevo il traghetto per venire ad allenare e poi tornavo lì. Cosa potevo volere di più?». Uno scudetto, appunto, il primo per il Napoli, ricordato con grande orgoglio da Corso perché «fu un momento storico per la società e Maradona doveva ancora arrivare».

Una stagione indimentic­abile, conclusa con il successo sul Torino, società che attualment­e detiene con l’Inter il record di scudetti Primavera (9) e che da sempre ha dato particolar­e valore al settore giovanile. La crescita di quello del Napoli venne portata avanti anche da Corso durante quegli anni, in collaboraz­ione con Angelo Benedicto Sormani, che faceva anche da secondo allenatore della prima squadra. Due grandi giocatori che da tecnici mettevano a disposizio­ne dei giovani la loro grande esperienza, ma soprattutt­o la loro invidiabil­e tecnica. Corso sintetizza­va così il lavoro con i giovani: «Bisogna insegnare prima di tutto la tecnica e poi fare in modo che si divertano in campo. Che si divertano a giocare a calcio. Tatticismi e strategie esasperant­i, a quell’età, no. Prima la tecnica e il divertimen­to».

Gli insegnamen­ti con i quali aveva indottrina­to Nino Musella, il talento migliore di quella squadra che vinse lo scudetto Primavera. «Fortissimo, grande classe. Carattere non sempliciss­imo ma se lo sapevi prendere ti dava tutto. Ma anche Celestini, nel suo ruolo, era forte. E poi avrebbe giocato con un certo Maradona… E Raimondo Marino era un calciatore completo». Corso dopo l’esperienza a Napoli non avrebbe avuto grande fortuna come allenatore, quello scudetto azzurro sarebbe rimasto il suo unico successo sulla panchina. Importante per lui, che non si stancava di ripeterlo, come i trionfi da calciatore con l’Inter. E il Napoli, come il club nerazzurro e il Genoa, ha voluto ricordare Corso sul sito ufficiale: «Il presidente Aurelio De Laurentiis, i dirigenti, lo staff tecnico, la squadra e tutta la SSC Napoli esprimono profondo cordoglio e si uniscono al dolore della famiglia per la scomparsa di Mario Corso. Corso è stato allenatore della Primavera del Napoli dal 1978 al 1982 guidando gli azzurrini allo scudetto nel 1979». Il primo, indimentic­abile, titolo tricolore del club.

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Talento Mariolino Corso con il capitano del Napoli Primavera dello scudetto

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