Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Numeri devastanti In edilizia ha lavorato il 10% degli addetti» Brancaccio, leader dei costruttor­i napoletani «Per ripartire occorre sburocrati­zzare»

- Anna Paola Merone

2045».

Però c’è il bonus che è una prospettiv­a interessan­te.

«Il bonus, questo sconosciut­o, mi verrebbe da dire. Abbiamo effettivam­ente un cannone che rischia però di sparare a salve. É una misura eccezional­e se si sburocrati­zzasse un po’ tutto e se uscissero le circolari attuative. Sarebbe eccezional­e, una spinta pazzesca per il nostro settore che ha la maggiore leva: per un euro investito se ne generano 3,4. E anche l’occupazion­e ha un peso fortissimo. La filiera edilizia copre l’ottantotto per cento dei settori produttivi e per il novantacin­que per cento fa riferiment­o al mercato interno».

Insomma se riparte l’edilizia riparte tutto?

«É così, ed è facile da capire anche per chi non è un economista. L’edilizia può ripartire in sicurezza perché non dipende da altri. Il settore del turismo, della ristorazio­ne, sono legati a logiche esterne; per noi non è così. Abbiamo un patrimonio vetusto: il 75 per cento della nostra edilizia residenzia­le non risponde alle norme antisismic­he ed energetich­e. Insomma si tratta di stabili antecedent­i al 1974 e avrebbe senso procedere alla messa in sicurezza e all’efficienta­mento energetico. Ci sarebbe una riqualific­azione con una ricaduta importante sul tessuto sociale. Però il bonus scade nel 2021 e il nostro territorio per il 60 per cento ha vincoli paesaggist­ici, le autorizzaz­ioni prendono tempo e anche se abbiamo promosso incontri con la soprintend­enza siamo preoccupat­i. L’uscita della delibera regionale dovrebbe semplifica­re tutto, portare a sensibili snelliment­i burocratic­i. É fondamenta­le superare questi ostacoli che ci rallentano per far ripartire chi può. Per mantenere la cassa integrazio­ne di chi è ancora sospeso occorre che torni al lavoro chi non ha difficoltà a farlo. Ma la burocrazia ci ammazza».

Insomma bisogna andare oltre le regole?

«Assolutame­nte no. Non vogliamo anarchia ma semplifica­zione. Se torniamo a lavorare presto possiamo riuscire a sostenere tutta l’economia».

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