Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Marco Spagnoli, un regista per tre nomination ai Nastri
Il cineasta presenta i suoi docufilm, sul Papa, gli ebrei e i Cecchi Gori
Un piccolo grande record quello di Marco Spagnoli, regista e sceneggiatore candidato con ben tre opere diverse ai Nastri d’argento. Si tratta di un bel tris di documentari tutti molto intensi, dedicati al giovane Papa Bergoglio, agli ebrei italiani durante le leggi razziali e alla famiglia Cecchi Gori.
Una passione per i documentari che nasce proprio dall‘amore per il cinema e dalla sua attività di critico. «Infatti - dice il cineasta napoletano - è stata come un estensione del mio lavoro. Dopo tanti anni passati a fare il giornalista del settore è quasi naturale che uno arrivi a far cinema attivo. È successo a grandissimi come François Truffaut e Dario Argento. Una passione che ho trasferito anche nei libri-intervista a Woody Allen, Oliver Stone e Tim Burton o nella biografia di Malcom McDowell. Poi mi sono convinto che solo il cinema poteva raccontare il cinema e ho cominciato a girare documentari».
Un’arte «di moda». «E non solo - continua Spagnoli - perché oggi crea anche business. Una storia questa che inizia nel lontano 2001 quando Michael Moore incassò 100 milioni di dollari con il suo «Fahrenheit 11/9». Oggi c’è un pubblico che segue e ama molto questo genere perché è più esigente e ha trovato nel docufilm una forma rinnovata di interesse per il cinema. Pensi che la Rai, dopo 70 anni, ha RaiDoc, diretto dal giornalista Duilio Giammaria e anche Netflix ha un responsabile di settore, Giovanni Bossetti. E io da tre anni dirigo la sezione documentari del Mia (Mercato internazionale dell’audiovisivo)».
Fra le altre cariche ricoperte da Spagnoli quella di direttore artistico (e anima, insieme con Valeria Della Rocca) del Galà del Cinema
e della Fiction in Campania. «Un festival a cui tengo tantissimo e che mi permette di tornare un po’ a lavorare nella mia Napoli. Da dodici anni questa manifestazione ha creato il terreno per tutto ciò che è successo poi, col fantastico rinnovato interesse del cinema e della tv per il nostro territorio. E ha creato sinergie, business. Un evento che celebra giustamente le produzioni cinematografiche e televisive in Campania. E che ce le porta pure».
Veniamo ai tre docufilm in nomination ai Nastri d’argento. «Due sono delle vere e proprie docufiction con attori come “Il nostro Papa”, tratto dalla biografia di Tiziana Lupi (che è anche co-regista) sulle origini del Papa, un viaggio che parte da Genova e finisce a Buenos Aires. Un film che prende lo spunto dalla sua vicenda per narrare dell’immigrazione all’inizio del secolo scorso. Poi c’è ”Figli del destino”, girato con Francesco Miccichè e che andrà in onda su Rai 1. Si tratta di quattro storie di bambini ebrei nel 1938, anche famosi come Liliana Segre o la scrittrice Lia Levi, che raccontano dell’umanità rispetto alle leggi razziali nella varie città di Italia». Ovviamente è Napoli a uscirne vincente.
Infine il docufilm «Cecchi Gori, una famiglia italiana», girato con Simone Isola. «Un documentario puro, che attinge all’archivio di 5.000 foto e che racconta tutta la storia, dall’ascesa alla caduta, di una famiglia ingiustamente dimenticata perché ha fatto la storia del cinema in Italia: 1.300 film da “Il sorpasso” alla “Armata Brancaleone” passando per i Fantozzi. Per non dimenticare, anche che quest’anno, tra i centenari famosi, c’è quello della nascita di Mario Cecchi Gori».