Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Baretti, video sfottò dei gestori «È tutta colpa dei locali»
Su facebook un filmato autoprodotto da 22 titolari di locali notturni «Caos di ordinanze, crisi da Covid e ci chiamano pure rovina giovani»
«Il sangue di San Gennaro non si è sciolto? Tutta colpa dei locali!». «Un altro rigore per la Juve? Colpa dei locali!». E via così. Da ieri impazza sui social il video “Covid Vs Locali” (girato dal videomaker Frè), autoprodotto da 22 patron di quelli che vengono definiti «i baretti», cioè i locali notturni della movida napoletana, sotto accusa da tempo per il caos che nei fine settimana riempie i quartieri del centro cittadino e per alcuni eccessi dei giovanissimi frequentatori. Già costretti come molte altre attività allo stop forzato causa Covid, poi colpiti dai fumini verbali del governatore De Luca, ma anche dalle proteste dei residenti, infine sanzionati durante blitz notturni da polizia municipale e altre forze dell’ordine.
Ora però i proprietari di una nutrita pattuglia di pub, bar, vinerie e altri esercizi commerciali di food and beverage del centro hanno deciso di reagire. Invece di una clamorosa serrata (dannosa per gli affari) hanno scelto la via dell’ironia. Hanno messo le loro facce in un video ben montato in stile The Jackall o Le Iene (su corrieredelmezzogiorno.it) rivendicando il loro diritto «ad essere rispettati».
Ecco i locali «rivoltosi»: 2H, Archeobar, Mosto, Oak, Ennó, Il Birraiuolo, Vineria S. Sebastiano, Slash +, Cannabistró, Miseria e Nobiltà, Zenith, Salumeria Upnea, Tappó, Frank Malone, Guyot, Murphy’s Law, Birrificio Flegreo, MMB, Loop, Dren, Flannery, Il Mantegno.
Spiega Andrea Botte, titolare di Archeobar, uno dei promotori: «Non vogliamo privilegi ma solo poter lavorare con dignità, se ci sono questioni di ordine pubblico come alcuni che vendono alcol ai minorenni li sanzionassero, ma non si può criminalizzare una intera categoria».
In realtà, l’idea di «fare qualcosa» risale al lontano 7 marzo, in un momento di confusione e di incertezza per l’intera nazione «quando — scrivono — ancora le chiusure non erano state imposte, un gruppo di operatori della ristorazione e dell’ospitalità incomincia a mettersi in contatto per capire come affrontare il Covid e tutte le conseguenze che, già in quei momenti era chiaro avrebbe portato su tutto il settore». Ed è da quell’iniziale confronto telefonico tra amici e colleghi che nasce un gruppo, «Covid Vs Locali», coeso e determinato, che, sin da subito, accetta di buon grado di fare la propria parte nel rispetto della normativa sanitaria e delle misure, drastiche ma necessarie, adottate dal governo nazionale.
Ma ci si rende presto conto che in Campania lavorare è più difficile che altrove. «Delle 57 ordinanze ad oggi emesse dalla Regione Campania — scrivono i titolari dei pub — ben 15 contengono norme specifiche atte a restringere l’operatività del settore della ristorazione. Un complesso e quanto mai ingarbugliato sistema di chiarimenti ed allegati costringe gli operatori ad interpretare definizioni fumose e lacunose, senza avere la certezza di come poi la norma verrà recepita dalla autorità atte al controllo della stessa».
«A tutt’oggi è in vigore una ordinanza che regolamenta orari e modalità di attività produttive genericamente definite “baretti”, senza che sia esplicitato né un codice Ateco di riferimento, né una tipologia di autorizzazione al commercio. Tutto ciò accompagnato da proclami a mezzo dirette social da parte di un governatore che ha più volte svilito e dileggiato, con toni che francamente non ci si aspetta da chi ricopre un incarico così importante, il nostro lavoro». I titolari lamentano di essere stati definiti «gestori irresponsabili e senza scrupoli che rovinano intere generazioni. Questo non possiamo accettarlo; in un momento in cui molte attività non riescono a riaprire, in cui la crisi incombente è ormai una inesorabile realtà, in una città in cui gli esercizi commerciali sono endemicamente predati dalle mafie, in quartieri dove le nostre luci e le nostre presenze garantiscono sicurezza, lavoro e legalità. Non possiamo accettarlo perché abbiamo una visione diversa: noi lavoriamo per rivedere presto le strade gioiosamente piene di turisti in festa. Lavoriamo perché la nostra terra sia conosciuta nel mondo come un posto vivo, vivace, patria di allegria e creatività. Siamo un settore produttivo sano ed importante e come tale meritiamo rispetto».
Ci dispiace che il governatore De Luca ci abbia chiamato irresponsabili, noi lavoriamo con serietà