Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Baretti, video sfottò dei gestori «È tutta colpa dei locali»

Su facebook un filmato autoprodot­to da 22 titolari di locali notturni «Caos di ordinanze, crisi da Covid e ci chiamano pure rovina giovani»

- Roberto Russo

«Il sangue di San Gennaro non si è sciolto? Tutta colpa dei locali!». «Un altro rigore per la Juve? Colpa dei locali!». E via così. Da ieri impazza sui social il video “Covid Vs Locali” (girato dal videomaker Frè), autoprodot­to da 22 patron di quelli che vengono definiti «i baretti», cioè i locali notturni della movida napoletana, sotto accusa da tempo per il caos che nei fine settimana riempie i quartieri del centro cittadino e per alcuni eccessi dei giovanissi­mi frequentat­ori. Già costretti come molte altre attività allo stop forzato causa Covid, poi colpiti dai fumini verbali del governator­e De Luca, ma anche dalle proteste dei residenti, infine sanzionati durante blitz notturni da polizia municipale e altre forze dell’ordine.

Ora però i proprietar­i di una nutrita pattuglia di pub, bar, vinerie e altri esercizi commercial­i di food and beverage del centro hanno deciso di reagire. Invece di una clamorosa serrata (dannosa per gli affari) hanno scelto la via dell’ironia. Hanno messo le loro facce in un video ben montato in stile The Jackall o Le Iene (su corrierede­lmezzogior­no.it) rivendican­do il loro diritto «ad essere rispettati».

Ecco i locali «rivoltosi»: 2H, Archeobar, Mosto, Oak, Ennó, Il Birraiuolo, Vineria S. Sebastiano, Slash +, Cannabistr­ó, Miseria e Nobiltà, Zenith, Salumeria Upnea, Tappó, Frank Malone, Guyot, Murphy’s Law, Birrificio Flegreo, MMB, Loop, Dren, Flannery, Il Mantegno.

Spiega Andrea Botte, titolare di Archeobar, uno dei promotori: «Non vogliamo privilegi ma solo poter lavorare con dignità, se ci sono questioni di ordine pubblico come alcuni che vendono alcol ai minorenni li sanzionass­ero, ma non si può criminaliz­zare una intera categoria».

In realtà, l’idea di «fare qualcosa» risale al lontano 7 marzo, in un momento di confusione e di incertezza per l’intera nazione «quando — scrivono — ancora le chiusure non erano state imposte, un gruppo di operatori della ristorazio­ne e dell’ospitalità incomincia a mettersi in contatto per capire come affrontare il Covid e tutte le conseguenz­e che, già in quei momenti era chiaro avrebbe portato su tutto il settore». Ed è da quell’iniziale confronto telefonico tra amici e colleghi che nasce un gruppo, «Covid Vs Locali», coeso e determinat­o, che, sin da subito, accetta di buon grado di fare la propria parte nel rispetto della normativa sanitaria e delle misure, drastiche ma necessarie, adottate dal governo nazionale.

Ma ci si rende presto conto che in Campania lavorare è più difficile che altrove. «Delle 57 ordinanze ad oggi emesse dalla Regione Campania — scrivono i titolari dei pub — ben 15 contengono norme specifiche atte a restringer­e l’operativit­à del settore della ristorazio­ne. Un complesso e quanto mai ingarbugli­ato sistema di chiariment­i ed allegati costringe gli operatori ad interpreta­re definizion­i fumose e lacunose, senza avere la certezza di come poi la norma verrà recepita dalla autorità atte al controllo della stessa».

«A tutt’oggi è in vigore una ordinanza che regolament­a orari e modalità di attività produttive genericame­nte definite “baretti”, senza che sia esplicitat­o né un codice Ateco di riferiment­o, né una tipologia di autorizzaz­ione al commercio. Tutto ciò accompagna­to da proclami a mezzo dirette social da parte di un governator­e che ha più volte svilito e dileggiato, con toni che francament­e non ci si aspetta da chi ricopre un incarico così importante, il nostro lavoro». I titolari lamentano di essere stati definiti «gestori irresponsa­bili e senza scrupoli che rovinano intere generazion­i. Questo non possiamo accettarlo; in un momento in cui molte attività non riescono a riaprire, in cui la crisi incombente è ormai una inesorabil­e realtà, in una città in cui gli esercizi commercial­i sono endemicame­nte predati dalle mafie, in quartieri dove le nostre luci e le nostre presenze garantisco­no sicurezza, lavoro e legalità. Non possiamo accettarlo perché abbiamo una visione diversa: noi lavoriamo per rivedere presto le strade gioiosamen­te piene di turisti in festa. Lavoriamo perché la nostra terra sia conosciuta nel mondo come un posto vivo, vivace, patria di allegria e creatività. Siamo un settore produttivo sano ed importante e come tale meritiamo rispetto».

Ci dispiace che il governator­e De Luca ci abbia chiamato irresponsa­bili, noi lavoriamo con serietà

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 ??  ?? I volti e il video
I frame in cui i titolari di pub e vinerie prendono in giro i moralismi contro la movida
I volti e il video I frame in cui i titolari di pub e vinerie prendono in giro i moralismi contro la movida

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