Corriere del Mezzogiorno (Campania)

In teatro fui lui

- Di Mariano Rigillo SEGUE DALLA PRIMA

Di assoluta matrice popolare, nata dalla protesta alle eccessive gabelle imposte dal Viceré Rodrigo Ponce de Leon, duca d’Arcos, e che in soli dieci giorni, dal 7 al 16 di luglio, riuscì ad ottenere risultati inimmagina­bili.

Tradito dai suoi stessi compagni, il 16 luglio 1647 Masaniello

fu assassinat­o. Del suo corpo fu fatto scellerato scempio: la testa fu staccata dal corpo, messa in un sacco e portata al Viceré a prova dell’avvenuto delitto. I traditori furono manifestam­ente compensati con danaro, prebende e incarichi amministra­tivi lautamente remunerati.

Il 9 agosto 1974 nacque a Napoli, alla Certosa del Museo di San Martino, un altro Masaniello, «figlio» di Armando

Pugliese e Elvio Porta, supportato dalle strutture sceniche di Bruno Garofalo, con le bellissime ballate e le canzoni di Roberto De Simone. Teatro naturalmen­te. E fu una rivoluzion­e anche questa. Non sanguinosa, ma allegra e scanzonata.

Uno spettacolo sorprenden­temente rivoluzion­ario, innanzi tutto sul piano formale, dove il pubblico veniva ad assumere un ruolo da protagonis­ta, partecipe in prima persona di quella storica rivoluzion­e napoletana, a volte persino spingendo i carrelli insieme con gli attori della nostra «Compagnia cooperativ­a

Teatro Libero» (termini belli e orma desueti)!

A questo Masaniello fu chiesto a me di dare corpo e voce E la mia gratitudin­e alla sorte fu ed è ancora oggi immensa! Quello spettacolo è stato la luce che ha illuminato tutta la mia vita artistica.

Avevo naturalmen­te già fatto un pezzo del mio percorso d’arte e per mia fortuna anche con bei risultati: c’era stato il prezioso e basilare insegnamen­to di Orazio Costa, Shakespear­e con Ettore Giannini, il Piccolo Teatro di Milano con Guy Retoré e poi l‘indimentic­abile incontro con Peppino Patroni Griffi. Con la

guida di questo grande mio amico e maestro conobbi e interpreta­i il teatro di Raffaele Viviani. Mi sentivo, mi perdoni il lettore, pronto per una grande e importante prova. Ed ecco sulla mia strada venirmi incontro la Fortuna tenendo per mano questo meraviglio­so personaggi­o, creato con fresca e sapiente abilità drammaturg­ica da Armando ed Elvio.

La sfida fu bella. Ad ogni recita più entusiasma­nte. Ne facemmo più di trecento in Italia e in Europa e dovunque ci accoglieva un successo più bello del giorno prima! E coinvolgev­a con me naturalmen­te anche i miei compagni; come non ricordare la magistrale, bella prova di Angela Pagano, attrice già consacrata dal grande Eduardo e nel Masaniello superba Bernardina. E poi la giovanissi­ma Lina Sastri in pratica al suo debutto e fu subito grande, la sua storia fino ad oggi continua a confermarl­a tale. E tutti gli altri, -attori e musicisti, con quel magnifico artista che fu Corrado Annicelli (perfetto genoino); in uno spazio particolar­e naturalmen­te devo porre l’attrice che impersonav­a la viceregina: quell’Anna Teresa Rossini detta Cicci, che poi qualche tempo

dopo ho avuto sempre accanto a me, attrice e compagna. Naturalmen­te al nostro entusiasmo si accompagna­va quello del pubblico, di tutto il pubblico. e non posso non avvertire una profonda e commossa malinconia ricordando­mi del vario e affettuosi­ssimo pubblico della piazza Mercato di Napoli, che, il giorno dell’ultima recita, quando venne a sapere che non saremmo più tornati in quella piazza, si chiamarono tutti a gran voce e vennero giù da tutti i palazzi e le abitazioni della zona per salutarci, affollando­si sotto quel tendone (… già non ho detto che lo

spettacolo si svolgeva sotto un tendone da circo e che viaggiavam­o con una famiglia di circensi al seguito che montava e smontava il tendone in ogni città), affollando­si quindi in quel teatro insolito per salutarci e chiedermi di toccare e baciare i loro bambini, quasi fossi un novello Padre Pio.

La bella avventura del masaniello si concluse sulla banchina del porto di genova il 31 gennaio del 1977. E ancora oggi, e ancora oggi, quando ci ripenso, m’investe il vento pieno di voci e di lacrime di quell’ultima sera di gennaio.

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