Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il due è il numero perfetto nel sesso Tutto ciò che è «troppo» è perverso
Cara Candida, mi sono appena fidanzata con un uomo che mi è sembrato subito affascinante. Molto allegro, esuberante, pieno di vita. Brillante. Ci siamo conosciuti prima del lockdown, sentiti durante e, adesso, è successo. È partito in quarta proponendosi subito come fidanzato e io ero al settimo cielo. Tuttavia, inizio a scoprire cose che non mi piacciono. Mi ha raccontato di aver frequentato locali per scambi di coppie, di esserci stato più volte e di aver fatto cose irripetibili. Davanti alla mia reazione scandalizzata, ha fatto marcia indietro e ha detto che è andato solo a guardare e non ha mai partecipato attivamente alle attività di questi luoghi. Però, via via che i giorni passano, ha cominciato a propormi di accompagnarlo, solo per farmi un’idea, per fare un’esperienza, per curiosità. Mi prende in giro, dice che sono antica, bigotta e che sarà mai, che alla fine mi divertirò e mi piacerà e che non c’è niente di male a essere curiosi della sessualità. Comincia a essere insistente, la prende a ridere, ma si capisce che ci tiene. Io davvero non ho fantasie di questo tipo. Anzi, la cosa mi fa abbastanza senso e, alla fine, sono stata sempre solo con persone che amavo o credevo di amare. Sono molto delusa e depressa. Ho un’età quasi fuori tempo massimo per avere una relazione seria e non ho mai trovato un uomo con cui costruire qualcosa. Lui mi sembrava quello ideale. Mi chiedo se non sono davvero io troppo bigotta e forse lui davvero fa queste cose in modo innocente. Devo seguirlo e provare?
Lettera firmata
Cara mia, cominciano così. Ti propongono di affacciarti in un privé per curiosità e poi ti chiedono di andare a letto con lui, un lontano cugino amico, altre cinque donne e uno che passava di lì. Ti dicono che non c’è niente da temere e ti ritrovi ammanettata in una stanza con Jack lo squartatore. Non me ne intendo, ma dubito che le perversioni siano contagiose. O hai quell’attitudine o non ce l’hai. Sul sesso, il mondo si divide in due fazioni: chi lo reputa un allegro passatempo e chi un momento d’incontro con una persona a cui si tiene. Da una parte e dall’altra, c’è una vastità di distinguo, preferenze, tabù, ma difficilmente si riesce a passare indenni da un estremo all’altro.
Se lei ha un’età «quasi fuori tempo massimo» dovrebbe aver fatto abbastanza esperienza da sapere cosa le interessa e cosa no. Se finora ha fatto sesso solo per amore, difficilmente si darà dell’idiota per essersi persa un’orgia per tutto questo tempo. Questo signore, al contrario, ha preferenze decisamente più audaci delle sue. Capisco il suo timore di ritrovarsi al palo proprio ora che pensava di aver trovato un fidanzato, ma c’è un limite a quello che possiamo accettare pur di avere accanto un uomo da presentare ai genitori. Non colgo il nesso, fra l’altro, tra trovare un uomo per farsi una famiglia e accondiscendere alle fantasie sessuali promiscue di uno che vuole portarla a un’ammucchiata. Lei è libera di andarci, se crede che questo la porterà a mettere su famiglia. Poi, sai lo stress, il sabato sera, di invitare a casa due coppie di amici e apparecchiare il letto invece che la tavola. I perversi veri non ammettono mai di essere tali. Dicono sempre che quello che fanno è normale e siamo noi a essere sbagliati. Io sto con Seneca, che diceva che «è perverso, comunque, tutto ciò che è troppo». Nel
sesso, due è abbastanza, è il numero perfetto.
Aprirsi all’amore e mai privarsene Gentile Candida, non potendo confessarmi, col prete, come sono usa fare fin da bambina, vengo a confessarmi da lei. Sono quella che, ai miei tempi, definivano un’anziana signorina. Dopo una delusione d’amore di gioventù, ho fatto una vita ritirata e pia, casa e chiesa, vivendo con mio fratello, sua moglie e i loro figli e non ho mai avuto grilli per la testa. Sono sempre stata a posto con la coscienza e, certo, ho rimpianto di non avere avuto con quell’uomo una famiglia mia, un affetto tutto per me, ma l’educazione che ho ricevuto ha temperato il dispiacere. Ora, succede che abbiamo cambiato parroco e quello nuovo è energico, veemente, appassionato, fa prediche bellissime. Per la prima volta, dopo decenni, sono tornata a provare un’emozione in petto. Me ne vergogno, chiedo perdono a Dio, ma mi domando come sia possibile.
E.
Cara E., stia tranquilla: era quasi inevitabile che lei s’invaghisse del parroco. Per innamorarsi di qualcuno, bisogna averlo incontrato da qualche parte e, lei vivendo fra casa e chiesa, ha una scelta evidentemente limitata. In più, non mi stupisce che, dopo una vita passata a privarsi dell’amore, si sia innamorata proprio di un uomo impossibile da avere. Quello che ora non deve succedere è che lei si fossilizzi su questo sentimento, esattamente come ha fatto con il suo amore di gioventù per una vita intera. Spero non mi trovi sacrilega se la invito a leggere questa emozione inattesa come un segno dall’alto. Il segno dice che è ora di aprire il suo cuore a qualcuno e riconoscere che anche lei merita «un affetto suo». Non quel sacerdote, ovviamente, ma qualcuno che potrà incontrare altrove, se comincia a uscire di casa e se la smette di raccontarsi contenta del poco che ha.