Corriere del Mezzogiorno (Campania)

SENZA PUBBLICO NON È MAI LA STESSA COSA

- di Franco Di Stasio

Troppo tempo senza calcio, le uniche gare erano quelle fra i virologi, insopporta­bili. Ancora un po’ e si sarebbe potuto scommetter­e sull’esito di questi match fra sedentari. L’ottimista contro il pessimista,il catastrofi­sta contro l’incoscient­e. Ore e ore di palinsesto occupate sempre dagli stessi: 6-7 personaggi, super esperti del non si sa cosa. Credo abbiano sfiancato anche il virus. Quando, finalmente, si è deciso di far riprendere i campionati, ma purtroppo a porte chiuse, eravamo talmente in astinenza che avremmo guardato anche una partita fra quegli orribili robot protagonis­ti di una pubblicità. Ma, passata l’euforia per il calcio ritrovato, si è materializ­zata una certezza: senza pubblico non è la stessa cosa. Anche televisiva­mente. L’Anfield Road,il Bernabeu,il Camp Nou, San Siro, il San Paolo senza spettatori sono un’altra cosa. Chi preconizza­va, per i propri interessi, un calcio esclusivam­ente televisivo è rimasto deluso. Anche per le telecronac­he, l’apporto dei tifosi è fondamenta­le. I cori, i fischi, l’esultanza, la rabbia, sono elementi indispensa­bili per poter descrivere una emozione, anche sullo schermo. Durante una recentissi­ma partita in tv, il telecronis­ta e l’esperto di turno, cercavano, non riuscendoc­i, di evidenziar­e il lato positivo dell’assenza dei tifosi, così, nel silenzio totale, si sarebbero potute ascoltare le voci dei protagonis­ti. Manco fossero dei cantanti. A me delle loro voci interessa nulla.Voglio emozionarm­i per i gesti atletici non per le urla rauche di Inzaghi o di Conte, cacofonici e martellant­i. Non me ne frega nulla delle grida strazianti di calciatori neanche sfiorati che rotolano comprimend­osi parti del corpo per evitarne il distacco definitivo. Ho sentito Luis Alberto, talentuosa mezzala laziale, che in un contrasto lieve con una mano dell’avversario poggiata sulla spalla, emettere un urlo da fare invidia ad Antony Perkins in Psyco. Tenendosi il volto e stramazzan­do al suolo, come colpito da Tyson. Lo stesso calciatore che per esultare al gol fatto è corso verso la tribuna vuota zittendo gli assenti. Perchè queste esultanze rabbiose, contro qualcuno o qualcosa? Il calcio è gioia, il gol ne è la massima espression­e. È un esempio, ne potrei fare altri. Vorrei far presente che, visto il periodo tragico appena trascorso, sarebbe necessario assumere atteggiame­nti più etici. Meno sceneggiat­e, da parte di tutti. Il simulatore seriale fa male allo sport, è scorretto verso i colleghi, verso gli arbitri, verso chi guarda, ed anche verso se stesso. Un atleta fa tanti sacrifici, perché vanificare tutto? Anche perché in assenza del pubblico, il silenzio, amplifica tutto. Urls sproporzio­nate. Le stesse reti televisive stanno cercando di ricreare l’atmosfera da stadio, con un audio che riproduce uno stadio stracolmo di tifosi. Urge un ritorno alla normalità, non capisco perché in uno stadio da 50000 posti non si possano collocare 10000 tifosi opportunam­ente distanziat­i e con mascherine. Certo bisogna organizzar­si. Al San Paolo, ad esempio, sarebbe necessario aumentare i tornelli di pre filtraggio e snellire le procedure di controllo. I tifosi sono fondamenta­li, rendono il tutto più credibile. Teniamo conto che non si sa cosa succederà in autunno, ma prolungare le partite a porte chiuse potrebbe essere rischioso per il sistema-calcio. Vale la pena trovare soluzioni adeguate, che magari potrebbero risultare utili anche quando questa pandemia sarà solo un terribile ricordo.Uno stadio con spazi più vivibili,con accessi facili. Con le zone antistanti libere da quella pletora di abusivi che chiedono denaro. I tifosi meritano rispetto, proprio perché parte integrante ed indispensa­bile dello spettacolo. Sarebbe opportuno che i calciatori, le società,e le reti televisive che detengono i diritti, se ne rendessero conto.

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