Corriere del Mezzogiorno (Campania)
SENZA PUBBLICO NON È MAI LA STESSA COSA
Troppo tempo senza calcio, le uniche gare erano quelle fra i virologi, insopportabili. Ancora un po’ e si sarebbe potuto scommettere sull’esito di questi match fra sedentari. L’ottimista contro il pessimista,il catastrofista contro l’incosciente. Ore e ore di palinsesto occupate sempre dagli stessi: 6-7 personaggi, super esperti del non si sa cosa. Credo abbiano sfiancato anche il virus. Quando, finalmente, si è deciso di far riprendere i campionati, ma purtroppo a porte chiuse, eravamo talmente in astinenza che avremmo guardato anche una partita fra quegli orribili robot protagonisti di una pubblicità. Ma, passata l’euforia per il calcio ritrovato, si è materializzata una certezza: senza pubblico non è la stessa cosa. Anche televisivamente. L’Anfield Road,il Bernabeu,il Camp Nou, San Siro, il San Paolo senza spettatori sono un’altra cosa. Chi preconizzava, per i propri interessi, un calcio esclusivamente televisivo è rimasto deluso. Anche per le telecronache, l’apporto dei tifosi è fondamentale. I cori, i fischi, l’esultanza, la rabbia, sono elementi indispensabili per poter descrivere una emozione, anche sullo schermo. Durante una recentissima partita in tv, il telecronista e l’esperto di turno, cercavano, non riuscendoci, di evidenziare il lato positivo dell’assenza dei tifosi, così, nel silenzio totale, si sarebbero potute ascoltare le voci dei protagonisti. Manco fossero dei cantanti. A me delle loro voci interessa nulla.Voglio emozionarmi per i gesti atletici non per le urla rauche di Inzaghi o di Conte, cacofonici e martellanti. Non me ne frega nulla delle grida strazianti di calciatori neanche sfiorati che rotolano comprimendosi parti del corpo per evitarne il distacco definitivo. Ho sentito Luis Alberto, talentuosa mezzala laziale, che in un contrasto lieve con una mano dell’avversario poggiata sulla spalla, emettere un urlo da fare invidia ad Antony Perkins in Psyco. Tenendosi il volto e stramazzando al suolo, come colpito da Tyson. Lo stesso calciatore che per esultare al gol fatto è corso verso la tribuna vuota zittendo gli assenti. Perchè queste esultanze rabbiose, contro qualcuno o qualcosa? Il calcio è gioia, il gol ne è la massima espressione. È un esempio, ne potrei fare altri. Vorrei far presente che, visto il periodo tragico appena trascorso, sarebbe necessario assumere atteggiamenti più etici. Meno sceneggiate, da parte di tutti. Il simulatore seriale fa male allo sport, è scorretto verso i colleghi, verso gli arbitri, verso chi guarda, ed anche verso se stesso. Un atleta fa tanti sacrifici, perché vanificare tutto? Anche perché in assenza del pubblico, il silenzio, amplifica tutto. Urls sproporzionate. Le stesse reti televisive stanno cercando di ricreare l’atmosfera da stadio, con un audio che riproduce uno stadio stracolmo di tifosi. Urge un ritorno alla normalità, non capisco perché in uno stadio da 50000 posti non si possano collocare 10000 tifosi opportunamente distanziati e con mascherine. Certo bisogna organizzarsi. Al San Paolo, ad esempio, sarebbe necessario aumentare i tornelli di pre filtraggio e snellire le procedure di controllo. I tifosi sono fondamentali, rendono il tutto più credibile. Teniamo conto che non si sa cosa succederà in autunno, ma prolungare le partite a porte chiuse potrebbe essere rischioso per il sistema-calcio. Vale la pena trovare soluzioni adeguate, che magari potrebbero risultare utili anche quando questa pandemia sarà solo un terribile ricordo.Uno stadio con spazi più vivibili,con accessi facili. Con le zone antistanti libere da quella pletora di abusivi che chiedono denaro. I tifosi meritano rispetto, proprio perché parte integrante ed indispensabile dello spettacolo. Sarebbe opportuno che i calciatori, le società,e le reti televisive che detengono i diritti, se ne rendessero conto.