Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il maxi-sequestro di droga dell’Isis (venduta dai clan)
Sequestrati 84 milioni di pezzi di anfetamine. Valore un miliardo
Dal porto di Latakia, in Siria, fino a quello di Salerno, senza scali: i container imbottiti di pasticche — 84 milioni di pezzi per un totale di 14 tonnellate — nei piani dei camorristi narcotrafficanti dovevano rifornire per tutta l’estate le discoteche di mezza Europa. A guastare questi piani, però, è stata la Guardia di Finanza, che ha messo a segno un colpaccio compiendo il più importante sequestro di anfetamine a livello mondiale. Ricorsi storici: dal Pervitin della Wehrmacht al Captagon, la lunga serie di sostanze usate dai militari per accrescere l’odio.
NAPOLI
Dal porto di Latakia, in Siria, fino a quello di Salerno, senza scali: i container imbottiti di pasticche — 84 milioni di pezzi per un totale di 14 tonnellate — nei piani dei camorristi narcotrafficanti dovevano rifornire per tutta l’estate le discoteche di mezza Europa. A guastare questi piani, però, è stata la Guardia di Finanza, che ha messo a segno un colpaccio compiendo il più importante sequestro di anfetamine a livello mondiale. Anfetamine realizzate dall’Isis (Islamic state of Iraq and Syria, appunto) per incassare denaro da reinvestire in armi. Di denaro i clan camorristici che avevano acquistato il carico ne hanno versato tanto, ma si aspettavano un guadagno di un miliardo di euro. È stata insomma un’operazione a tal punto importante da spingere il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a complimentarsi con le fiamme gialle: «Un duro colpo al terrorismo internazionale e la dimostrazione che l’Italia mantiene sempre alta la guardia», ha twittato il premier. Gli ha fatto eco la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, che dopo aver lodato «la professionalità e la capacità investigativa della Guardia di Finanza» ha aggiunto: «Come dimostrano le altre operazioni antidroga portate a termine nelle ultime ore, è massimo l’impegno e lo sforzo operativo delle forze di polizia per contrastare le reti criminali dedite al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti».
Le anfetamine sono state scovate in tre container sbarcati da una nave cargo proveniente dalla Siria, approdata a Salerno e poi ripartita. La scelta di quel porto si spiega, secondo gli investigatori, con la convinzione che la struttura salernitana sia meno sorvegliata, e dunque rischiosa, di quella napoletana. Le pasticche erano tra bobine di carta e ingranaggi industriali destinati a una società svizzera su cui sono in corso accertamenti. Il sequestro, coordinato direttamente dal procuratore,
Giovanni Melillo, è stato eseguito dal Gico e dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Napoli, guidati, rispettivamente, dal colonnello Giuseppe Furciniti e dal colonnello Domenico Napolitano; le pasticche hanno il marchio «captagon» e sono dunque esattamente dello stesso tipo di quelle che la polizia francese trovò nel 2015 nei covi di Parigi utilizzati dai terroristi islamici per compiere l’attentato terroristico al Bataclan.
Il ritrovamento è frutto di una intercettazione captata durante un’attività investigativa della Dda, peraltro ancora in corso, finalizzata a tenere sotto controllo i movimenti di esponenti ritenuti affiliati ad alcuni clan di camorra che gestiscono, con la collaborazione di broker di caratura, il narcotraffico internazionale. Clan sia della città sia della provincia, che per l’occasione avevano formato un cartello. Il business della droga durante il lockdown imposto dal Coronavirus ha subito un’importante flessione ma ora, con la ripresa delle attività, sta rapidamente riguadagnando quota. L’informazione acquisita dagli inquirenti, pur ritenuta particolarmente affidabile, non lasciava neppure lontanamente sospettare che ci si sarebbe trovati davanti al più cospicuo carico di anfetamine mai intercettato a livello mondiale, come ha sottolineato lo stesso colonnello Domenico Napolitano.
Secondo quanto emerso dall’analisi dei documenti di viaggio della nave, le bobine e gli ingranaggi industriali erano destinati a una società che ha sede in territorio elvetico. La spedizione è stata però bloccata nel porto di Salerno, dove la Guardia di Finanza si è presentata con in mano un decreto di sequestro emesso dal gip di Napoli su richiesta della Dda di Napoli; con i militari ha anche collaborato il personale dell’Agenzia delle Dogane.
Particolarmente complesse si sono rivelate le operazioni per individuare la «droga dello Jihad», stipata tra carta e metallo in maniera da nasconderla agli scanner. Ma gli inquirenti erano sicuri di riuscire a scovarla e hanno chiesto aiuto a personale specializzato dipendente di due società, che a colpi di smerigliatrice è riuscito a estrarre la sostanza stupefacente da 38 delle 40 bobine sequestrate (nelle prime due, di copertura, infatti non c’erano pasticche).